La 3G+E presenta:
O Cesare o nessuno (1975)
Azione drammatica di Vittorio Gassman liberamente ispirata alla vita e al mito di Edmund Kean
- Interpreti: Vittorio Gassman, Adriano Amidei Migliano, Mirella Baiocco, Attilio Cucari, Diletta D'Andrea, Filippo Degara, Vittorio di Prima, Paola Gassman, Leo Gavero, Cesare Gelli, Franco Giacobini, Angela Goodwin, Carlo Hintermann, Leda Negroni, Maria Teresa Rienzi, Antonio Scaleni, Viviana Toniolo
- Collaborazione al testo: Luciano Lucignani
- Musiche: Fiorenzo Carpi
- Scene: Emanuele Luzzati
- Costumi: Santuzza Calì
- Regia: Vittorio Gassman
Link Wikipedia
- 1.Paola Gassman 2.Vittorio Gassman - Carlo Hintermann - Foto di scena
Programma di sala (pagine 46)
- Introduzione allo spettacolo (Vittorio Gassman)
- Biografia di Edmund Kean
- ll cast
- Foto di scena
Introduzione allo spettacolo
Per abusato o retorico che possa apparire, questo dramma è idealmente dedicato a mia madre: perché è lei la radice di quel particolare senso della teatralità che ho cercato di descrivere, e che da sempre informa la mia professione, e più la mia vita. lo, mia madre, la ripenso così: accanto a me, mani guantate e veletta, nel palco del terzo ordine di quel teatro romano in cui per la prima volta - in un miscuglio quasi doloroso di ansia e di felicità - affrontai, da spettatore, l'impatto con il teatro, il rito alterno delle lampade e dei sipari, la folla nera che a un tratto cede la parola alle emblematiche figurine della scena, e poi (come descriveva Leigh Hunt nelle sue memorie d'infanzia) poi “Il velario si alza frusciando, e le prime meravigliose sillabe risuonano nel silenzio…” Ma più di questo. La complicità teatrale con mia madre era, oltre le usuali tracce dell'esperienza, assai oltre il senso letterale: io credo proprio, con lei, di avere sempre fatto - in qualche modo - «il teatro ». Quando giocavamo a chi ricordava più brani d'opera (la sua intonazione sempre di un soffio più esatta della mia, interamente esatta); ma anche quando litigavamo, o insieme studiavamo l'algebra e la storia, o tentavamo il bilancio delle scoperte, delle emozioni; ed erano, sì, emozioni autentiche, ma anche “viste”, contrappuntate, come rese irreali e perciò indolori da un nostro quasi maniacale gusto del gioco; e l'algebra non era più solo un codice razionale ma una sterminata virtualità di associazioni fantastiche; e la storia stessa diveniva la nostra storia, un tracciato da inventare, l'intesa cifrata di due congiurati. Nel 1953, a sessanta anni di età, la feci «debuttare", sulle scene di un teatro regolare: un ruolo importante, che recitò con la più totale naturalezza, con un mestiere innato, biologico. E oggi, in questo mio anomalo dramma che allude all'autobiografia e alla confessione, avrebbe di diritto trovato il suo ruolo. Ma vi entrerà ugualmente, io lo so. Forse è il suo ricordo che userò per attingere un attimo di quella commozione diretta, non elaborata, a cui nessuna tecnica può condurre. Il suo ricordo, o quello di mio padre: ho raccontato altre volte di come il funerale di mio padre abbia avviato in me il primo, inconscio grumo di vocazione istrionica; di come - per protezione e riscatto - io mi sentii di colpo, in quell'altra lontana mattina, il «protagonista» del rito e del dolore che si consumava: attuando in germe la misteriosa chimica del «sentimento espresso», che è la chiave della metamorfosi drammatica. So il rischio di queste ammissioni, come facilmente insorga il sospetto dell'impudicizia, d'una tendenza all'autoanalisi che valica spesso i confini del riserbo e perfino della logica usuale. Ma la mia natura è questa; e un po' questo - per me - è il teatro. Ecco perché ho scritto “O Cesare o nessuno”, fondendo alla vicenda di un grande e misterioso attore del passato i lembi più o meno espliciti della mia esperienza personale. Perfino il cast degli attori e dei collaboratori è ambiguo, vi appaiono professionisti che insieme, non a caso, sono i miei amici o addirittura i miei congiunti: testimoni, complici, compagni di utopia. Realizzare il testo, con loro, ha significato, sì, verificare idee e strutture e soluzioni stilistiche, ma più ancora compiere un'ennesima meditazione sull'incognita esistenziale che è contenuta nel personaggio dell'attore: - l’ipocrita sincero -; “il corpo” attraverso cui si narrano le storie della grandezza.
VITTORIO GASSMAN