Teatro alla Scala di Milano presenta:
Aida (1963)
Opera in quattro atti di Antonio Ghislanzoni. Musica di Giuseppe Verdi
Interpreti principali: Leontyne Price (Aida) Carlo Bergonzi (Radamès) Aldo Protti (Amonasro) Fiorenza Cossotto (Amneris) Nicolai Ghiaurov (Ramfis) Antonio Zerbini (Il Re) Soliste della danza: Aida Accolla - Elettra Morini
- Maestro Concertatore: Gianandrea Gavazzeni
- Regia: Franco Zeffirelli
- Maestro del coro: Norberto Mola
- Coreografie: Ana Radosevic
- Bozzetti e Figurini: Lila De Nobili
- Direttore Allestimento: Nicola Benois
Programma di sala (pagine 28)
- Prima rappresentazione 22 aprile 1963
- La caparbietà di Du Locle e il genio di Verdi (Mario Medici)
- I personaggi
- Gli interpreti
- Argomento - Bozzetti scene
- Fotografie
La caparbietà di Du Locle e il genio di Verdi (Mario Medici)
I Khedive dell'Egitto non furono tanti: padre, figlio, nipote, cominciarono con Ismail pascià e finirono con Abbas II. Il primo fu quello buono perché è vero che si rovinò (e questi sono affari suoi) ma ci dette l'Aida (e questi sono affari nostri). Ismail era figlio di Ibrahim e aveva avviato la serie dei khedive facendosi conferire il titolo dal sultano ottomano, poi dovette abdicare per l'esagerata prodigalità. Aveva delle idee grandi e confuse. Da una parte estendeva le conquiste fino a Massaua, dall'altra voleva europeizzare l'Egitto. Al momento di Suez affermò che l'Egitto non faceva più parte dell'Africa. E pensare che fu costretto a vendere proprio quel canale ch'era appena stato aperto, che costituiva il suo orgoglio, e che aveva voluto lanciare facendo costruire un teatro e comporre l'opera dell'inaugurazione. Chissà che anche i centocinquantamila franchi pretesi da Verdi con una lettera "asciutta e secca come una cambiale" (ma col suggerimento di "tener segreta la cifra perché servirebbe a pretesto per disturbare tanti poveri morti. Non si mancherebbe di citare i 400 scudi per il Barbiere di Sittiglia, la povertà di Beethoven, ia miseria di Schubert, il vagabondaggio di Mozart...") non abbiano inciso, sia pure in misura minima, al fallimento di così provvidenziale ed incauto sovrano. Ancora una volta, comunque, Verdi aveva mostrato il suo senso degli affari (sapeva di dare in cambio oro colato!) ma pure I'Egitto, in quella occasione, non sprecò i denari se è vero che ottenne, inventato di sana pianta, il suo unico, insperato, moderno e immortale poema. E l'affare più grosso, infine, ce lo abbiamo fatto noi: con l'Aida. Verdi non era I'artista da restare troppo tempo con le mani in mano, eppure, dopo il Don Carlos che risaliva ormai al 1867 e il rifacimento della Forza del destino, del 1869, e dopo il tentativo frustrato di un Requiem collettivo in memoria di Rossini, passavano i mesi che lui si sentiva ancora tanto stanco da mandare tutti a spasso , e da voler dormire "quindici giorni di seguito".
Invece era alla vigilia dell'Aida... (continua)