Teatro alla Scala di Milano presenta:
Anna Bolena (1982)
Tragedia lirica in due atti di Felice Romani. Musica di Gaetano Donizetti.
- Interpreti principali: Paul Plishka (Enrico VIII) Cecilia Gasdia (Anna Bolena) Elena Obraztsova (Giovanna Seymour) Carlo Del Bosco (Rochefort) Antonio Savastano (Percy) Elena Zilio (Smeton) Giampaolo Corradi (Hervey)
- Maestro Concertatore: Giuseppe Patanè
- Regia: Luchino Visconti
- Rielaborazione della regia originale: Sandro Sequi
- Maestro del coro: Romano Gandolfi
- Scene e costumi: Nicola Benois
I bozzetti delle scene di Nicola Benois - Gaetano Donizetti
Edizioni del Teatro alla Scala (pagine 96)
- Prima rappresentazione 14 febbraio 1982
- Anna Bolena (Claudio Casini)
- 15 aprile 1957 - Anna Bolena (Eugenio Montale)
- Dal Teatro Carcano alla Scala dicembre 1830 (Guido Plamonte)
- Donizetti (Silvestro Severgnini)
- Anna Bolena (Sandro Sequi)
- Soggetto - Libretto
- Fotografie d'epoca
Anna Bolena
Ho esitato, prima di accettare l'invito della Scala a partecipare alla "riesumazione" della regìa viscontiana di Anna Bolena. Per due ragioni: il timore di tradire il Maestro e deludere il pubblico, ma, ancor più, il dubbio che il teatro, arte dell'effimero, non possa invecchiare se non imbalsamandosi, non possa "riesumarsi" se non "datandosi" fortemente. E tuttavia, se mi sono accinto al compito con passione, è proprio perché, attraverso la sua "datazione", questa regìa viscontiana è stata, e può tuttora essere, un modello paradigmatico di interpretazione del melodramma romantico italiano. Si tratta, a mio avviso, di uno degli spettacoli più "oggettivi" di Visconti, in cui la sua cultura storicistica lo portò a ritrovare d'incanto Ia tradizione scenica del primo Ottocento, annullando con un colpo di spugna la polvere naturalistica della routine novecentesca, in perfetta simbiosi con quanto andava facendo Maria Callas, col suo miracoloso recupero del canto protoromantico. Ritrovamento del clima originale dell'opera nelle scenografie dipinte di Benois, quasi prive di attrezzeria, ma variate e suggestive nei tagli, fondo evocativo (e mai illustrativo) dell'azione storica, in cui il coro, lungi dall'essere trattato come realistica corte di Enrico VIII, assume la sua giusta funzione di "coro" ottocentesco, con i suoi atteggiamenti e gruppi di maniera (e in mezzo al quale alcuni paggi-danzatori rappresentano una spia stilistica di estrema precisione) e dove ogni cantante ha modo di trovare il suo spazio scenico-vocale nell'armonia generale dello spettacolo. Ecco perché mi sembra ancora possibile presentare questa regìa di Visconti tentando una rielaborazione dello spettacolo basata su un accurato e rigoroso lavoro di ricostruzione filologica. Laddove sarebbe certo impossibile riproporre un capolavoro come la regia di Traviata, dove ogni nota della musica era vissuta in una personalissima tensione drammatica (e in cui il rapporto Visconti-Callas era giunto al risultato più particolare e incandescente), credo sia non solo lecito, ma utile ed educativo per le generazioni più giovani, presentare questa storica Anna Bolena come modello di affettuosa e intelligente fedeltà a un prototipo del melodramma romantico italiano.
Sandro Sequi