Teatro Massimo di Palermo presenta:
Alahor in Granata (1999)
Opera seria in due atti. Libretto di M.A. (Andrea Monteleone). Musica di Gaetano Donizetti. Revisione di PierAngelo Pelucchi
- Interpreti: Patrizia Pace (Zobeida) Gloria Scalchi - Daniela Pini (Muley-Hassem) Simone Alaimo (Alahor) Charles Workman - Marc Laho (Alamar) Patrizia Gentile (Sulima) Pietro Tarantino (Ismael). Orchestra e Coro del Teatro Massimo
- Maestro Concertatore: Andrea Licata
- Regia: José Luis Castro
- Maestro del coro: Marcello Iozzia
- Scene: Ezio Frigerio
- Costumi: Franca Squarciapino
Programma di sala (pagine 120)
- Granata è questa (P.A. Pelucchi)
- Il teatro musicale a Palermo nel primo 800 (Roberto Pagano)
- Il teatro Carolino - Bellini di Palermo e le sue vicende (Gloria Martellucci)
- L'argomento
- Il Libretto
- Antologia della Critica (Silvia Toscano)
- Il cast
L'argomento
ATTO I - Alahor, della famiglia degli Abenceraghi, giunge dall'esilio a Granata. È tornato per vendicare la morte del padre assassinato e ritrovare la sorella Zobeida. L'odio covato per molti anni gli fa credere che sia arrivato il giorno della rivincita sui nemici della famiglia degli Zegri. Su questo contrasto fra famiglie rivali si svilupperà la storia narrata nell'opera. La rivalità fra Abenceraghi e Zegri ha insanguinato il regno di Granata con vendette e massacri. Alahor, uno dei protagonisti di questa guerra, per sfuggire a morte certa si era nascosto ai confini del regno in attesa del momento propizio per attuare il suo sanguinoso piano di vendetta. Alamar, il capo degli Zegri più intransigenti, è molto addolorato poiché il re Muley-Hassem ha rifiutato la mano di sua figlia per sposare la tenera Zobeida della famiglia degli Abenceraghi. Alamar considera questo rifiuto un oltraggio personale, un tradimento al suo lignaggio: offeso trama una vendetta. Gli Zegri credono anche che il re abbia firmato la pace con i cristiani e, nonostante la rivalità, preferiscono legarsi con gli Abenceraghi. Alamar approfitta del malcontento per fomentare la ribellione in nome del popolo arabo e in difesa del proprio onore: decide così di uccidere il re Muley- Hassem. Nel palazzo dell'Alhambra, Zobeida pensa all'amato Muley-Hassem, nell'attesa di poterlo riabbracciare. Le sue ansie si attenuano con il suono della tromba che annuncia 1'arrivo del sovrano. Zobeida, la nobiltà, gli schiavi e il popolo si apprestano a ricevere il re e i soldati che rientrano dalla guerra contro i cristiani. Tutti glorificano Muley-Hassem come il saggio re pacificatore, tollerante e innamorato di Zobeida, e accolgono le truppe che rientrano dalla guerra, desiderose di riposo e di pace. Giunge nel palazzo Alahor, stanco e scoraggiato dall'inutile ricerca della sorella. Si ferma ad ascoltare i racconti della domestica Sulima sulla felicità di Zobeida e, sorpreso, apprende da Sulima che l'amante di Hassem è proprio sua sorella. Sulima accetta di condurre l'affaticato sconosciuto alla presenza di Zobeida che, sola nelle sue stanze, è assalita da infausti pensieri sulla sorte del fratello, da tempo lontano. Sulima la distoglie da questi pensieri annunciandole la visita di uno straniero: Zobeida accetta di incontrarlo. Alahor rifiuta la gemma che Zobeida vuole donargli. Sorpresa dalla reazione e dalle domande dello straniero, Zobeida si inquieta ancor di più quando Alahor le ricorda il padre e le vicende familiari: riconosce così nel falso straniero il fratello. Alahor si presenta come il vendicatore del padre e chiede la complicità della sorella. Zobeida cerca di convincere il fratello della bontà del re, magnanimo e onorato dal popolo. Alahor però, che si crede depositario della vendetta degli Abenceraghi, non recede dall'intento vendicatore, e alla notizia dell'imminente arrivo di Hassem, giura di ucciderlo dinanzi agli occhi di Zobeida. La donna, pur di salvare la vita dell' amato Hassem, rinnega il progetto del fratello. Alahor, da parte sua, attende il momento della sanguinosa vendetta. Esultante arriva il re, accompagnato da Abenceraghi e Zegri, e dagli alti dignitari, per comunicare a Zobeida che è stata accettata dalla corte come sposa del sovrano. Tutti si inchinano tranne Alahor e Alamar, i quali si infuriano per l'annuncio del sovrano. Zobeida rifiuta però Hassem dinanzi allo stupore generale. La fanciulla si mostra indecisa, dibattuta fra il suo amore e il suo lignaggio, mentre Alahor e Alamar approfittano di questa delicata situazione, pretendendo da un Hassem, disperato per il rifiuto, un riconoscimento di alleanza fra le parti da secoli nemiche. li desiderio di una pace interna, una volta conseguita quella esterna con i cristiani, si trova nell'accordo fra Abenceraghi e Zegri, a beneficio di tutto il popolo. Zobeida, in un gesto di enorme altruismo e generosità, sceglie le ragioni di famiglia per salvare la vita al sovrano.
ATTO II - Alamar prepara la cospirazione ai danni di Muley-Hassem. Il re, preoccupato per il rifiuto di Zobeida, immagina l'esistenza di un rivale e insiste con la donna per conoscerne il nome. Zobeida gli rivela la vera identità di Alahor: Hassem, felice, reitera a Zobeida la promessa di matrimonio. Contemporaneamente Alamar tratta con Alahor la sua partecipazione alla congiura, e decidono che sarà proprio il giovane degli Abenceraghi ad uccidere Muley-Hassem. Alamar successivamente si riunisce con gli Zegri a lui fedeli e all' annuncio del compiersi della vendetta, suscita le acclamazioni dei congiurati. Ismael, accompagnato da un gruppo di Abenceraghi, rivela al re la congiura ordita ai suoi danni da Alahor e Alamar. Hassem non ascolta il traditore Ismael, e desidera scoprire le motivazioni che spingono Alahor alla vendetta. La congiura segue il suo corso: mentre Alamar affretta l'attuazione del piano omicida, Alahor si mostra risoluto nel voler separare Zobeida da Hassem, il quale peraltro dimostra il suo potere concedendo clemenza ad Alahor dinanzi alle guardie. Alahor rimane turbato dall'atteggiamento del re, disorientato anche dalla decisione di Hassem di affidargli Zobeida perché rimangano uniti. Alahor muta radicalmente il proprio atteggiamento dinanzi a tanta generosità, benedicendo l'unione fra Zobeida e il re, tanto che all'arrivo dei cospiratori guidati da Alamar, si schiera come difensore della coppia. Alamar irrompe e Alahor gli fa credere di aver ucciso il re e Zobeida. I sovrani appaiono in trono e Alahor minaccia Alamar. Hassem ferma Alahor graziando Alamar e proclamando un giorno di festa e allegria. Zobeida crede di vivere un sogno, ma i presenti le confermano la magnifica realtà e la fine delle sofferenze. Così si assiste alla glorificazione della figura di Muley-Hassem, dei suoi sani sentimenti di bontà, di magnanimità e di clemenza