Salone Pier Lombardo di Milano presenta:
Edipus (1977)
Di Giovanni Testori
- Interprete: Franco Parenti
- Musiche: Fiorenzo Carpi
- Scene: Gian Maurizio Fercioni
- Regia: Andrée Ruth Shammah
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Quaderno dell'ANTEDITORE per il Salone Pier Lombardo (pagine 20)
- Introduzione - L'Anteditore
- Locerto per Franco Parenti (Giovanni Testori)
- Antologia
- Renato Palazzi da un articolo del "Corriere della Sera"
- "E tutto questo per chi?" (Pasquale Guadagnolo)
- Disegni di Gian Maurizio Fercioni
- Fotografie di Giuseppe Pino
Il fatto più rivelante del teatro di questi ultimi anni è che lo spirito "carbonaro" delle cantine ha invaso i fastosi saloni del pianterreno allontanando per sempre il pubblico, con ogni ragione e nessun torto. e sistemando in vastissirne platee un numero esiguo di flagellanti intercalato dai signori del traffico pensatorio, subdoli comprimari della rovina. Sono quest'ultimi i detentori del "meccanismo" e della "Unificazione" testoriana, il loro altare è il convegno, il loro canto gregoriano è il dibattito, la loro cultura che "manet" e non scemamente "volat" dopo la cacciata in esilio del cerureo bibliotecario di corte anteditorino, sono i papiri direttamente foraggiati dai pubblici tassaifici. Ma la "maestra di vita" non ricorda quasi mai nelle "ruine" le reggenze di queesti signori così in vista-visibili nel contemporaneo, sofferrnandosi post-mortern a scavare fra i brulichii dei sopravvissuti. per individuare nell'errore, nel tormento, nella sconfitta un qualche sicuro antecedente, un autentico seme che regali alla vita un'idea di continuità. Il Pier Lornbardo, quel balordo di Testori, Parenti il marxista, la Shammah organizzatrice della catastrofe continua come la rivoluzione permanente di Mao, i sogni e le carte fuorì tenrpo di Fercioni, ecco un vero "casino cles trépassés" distante sette mari dal continente con le sue belle città nel cui ventre riposano dolcemente i fastosi teatri dai nomi esotici: Piccolo, Politeama, Lirico, Filarmonico, Ristori ecc... E tutto ciò "pour l'épave qui est en l'air" la flàneuse du réve, l'ombre grise qui va vite. comme les morts de ballade... " I flagellanti non si preoccupalto più del sacrificio, forse perchè la loro complicità è fatta di "libre soliiude à plusieurs" e accorrono, ancora una volta, per sopportare il peso e il significato delle parole che errompono sopra le loro teste. sotto la loro esistenza, dentro la loro disperazione e, mentre i signori del traffico pensatorio si scambiano occhi prestabiliti, fra istrionico, falso, superfluo, contingente della vita, si ripete l'essenziale del rito, chi ci crede è perduto, chi non ci crede è fottuto, solo Dioniso se ne frega e noi con lui scorreggiando sulle nostre lucidità.
L'ANTEDITORE