L'Ente Manifestazioni Milanesi in collaborazione con il Piccolo Teatro presenta al Castello Sforzesco:
Enrico IV (1964) - Parte prima
Di William Shakespeare.
- Interpreti principali: Ottavio Fanfani, Tino Buazzelli, Gabriella Giacobbe, Renato De Carmine, Vincenzo De Toma, Gianfranco Mauri, Ruggero Dondi, Cesare Polacco, Leda Negroni
- Traduzione: Cesare Vico Lodovici
- Musiche: Fiorenzo Carpi
- Scene e costumi: Silvano Falleni
Regia: Raffaele Maiello
Pieghevole (facciate 8)
- La storia di Enrico IV nella cronaca del tempo...
- ... e nel giudizio di Churchill
- Falstaff, vitalità comica e funzione cristica
- Il cast
- Ente Manifestazioni Milanesi - Estate D'Arte
ENRICO IV
Re Enrico IV (Parte prima), ovvero - come suona il lungo e descrittivo titolo originale – “La storia di Re Enrico IV con la battaglia di Shrewsbury tra il re e Lord Enrico Percy detto Enrico Hotspur del Nord, e con i piacevoli motti di Sir John Falstaff”, fa parte di quella serie di drammi storici con i quali William Shakespeare illustrò, come in un grande affresco, da Riccardo II a Riccardo III, cento anni di storia d'Inghilterra. Affresco che presenta, accanto alle vicende dei re e delle grandi famiglie che si contesero il trono, la vita - più aderente ai valori reali dell'esistenza - di un popolo che proprio in quegli anni tempestosi andava acquistando coscienza e valore di protagonista. La prima parte dell' Enrico IV, scritta nel 1597 o nel 1598, è per altezza di tono poetico e per efficacia di comicità tra i più validi esempi di queste Histories in cui molti vedono oggi il capitolo più significativo del teatro di William Shakespeare.
LA STORIA DI ENRICO IV NELLA CRONACA DEL TEMPO…
… Enrico, signore di Northumberland, suo fratello Tommaso, signore di Worcester, e suo figlio lord Enrico Percy, soprannominato Hotspur, che erano stati sia sinceri amici che fedeli alleati di Re Enrico all'inizio del suo regno, cominciarono ora ad invidiare la sua prosperità e felicità, e in special modo si irritarono quando il re chiese al signore di Northumberland e a suo figlio di consegnargli gli scozzesi che erano stati presi prigionieri ad Homeldon e a Nesbit; perché, di tutti i prigionieri fatti nelle battaglie combattute in quelle due contrade, era stato dato nelle mani del re il solo Mordake, signore di Fife, figlio del duca di Albany, sebbene il re avesse più e più volte chiesto la consegna anche dei rimanenti prigionieri, e questo con grandi minacce. Essendosi i Percy profondamente offesi (perché essi rivendicavano come loro propri i prigionieri fatti) dietro consiglio di Lord Thomas Percy, signore di Worcester, la cui unica preoccupazione (come fu scritto) era sempre quella di mettere male e far nascere pasticci, andarono a Windsor dal re e lì chiesero che dietro pagamento del riscatto o altrimenti egli si adoperasse per liberare dalla prigionia Edmondo Mortimer, signore di March, loro cugino primo, il quale (come si tramanda) era tenuto da Owen Glendower in una sporca prigione coperto di catene. Il Re non accolse di buon grado questa richiesta, e non senza ragione; questo infatti lo toccava un po' da vicino, poiché questo Edmondo era figlio di Roggero, signore di March, figlio di Lady Philip, figlia di Lionello, duca di Clarence, terzo figlio di Edoardo III; e questo Edmondo, quando re Riccardo era andato in Irlanda, era stato proclamato erede presuntivo alla corona e al regno, e sua zia, di nome Eleonora, aveva sposato lord Enrico Percy. E perciò re Enrico non aveva nessuna fretta di far liberare il signore di March, il cui titolo alla corona era ben manifesto, e lasciava che rimanesse in una miserabile prigione, sperando che sia il suddetto signore, sia tutti gli altri di quella discendenza uscissero presto da questa vita per ricongiungersi in cielo a Dio e ai suoi Santi, e cosi sgombrargli la strada. Il re, studiata la questione, rispose che il signore di March non era stato fatto prigioniero per causa sua né al suo servizio, ma che si era lasciato far prigioniero per non ostacolare i tentativi di Glendower e dei suoi complici, e che perciò non lo avrebbe né riscattato né altrimenti liberato. I Percy, a questa risposta e fraudolenta scusa, rimasero non poco adirati, tanto che Enrico Hotspur disse apertamente: “Guarda! L'erede del regno è stato derubato dei suoi diritti, e il ladro non lo vuole riscattare neppure col suo!” Casi, in questa furia, i Percy partirono da Windsor pensando nientemeno che di deporre re Enrico dalla sua alta maestà e di mettere al suo posto il loro cugino Mortimer, signore di March, e non solo liberarlo dalla prigione ma anche (con grande dispiacere di re Enrico) stringere alleanza con il suddetto Owen Glendower. Edmondo Mortimer, fosse per stanchezza di crudele prigionia, fosse per paura della morte o per altre cause, la cosa è incerta, accettò di prendere le parti di Owen Glendower contro il re d'Inghilterra, e prese per moglie la figlia del suddetto Glendower. I ribelli riunirono i loro rappresentanti nella casa dell'arcidiacono di Bangor e divisero il regno tra loro, facendo una triplice investitura munita dei loro sigilli, in base alla quale tutta l'Inghilterra dalla Severn al Trent, a sud e ad ovest, veniva assegnata al signore di March; tutto il Galles, e le terre oltre la Severn a ovest, a Owen Glendower; e tutto il rimanente dal Trent in su verso nord, a Lord Percy. Questo fu fatto (come alcuni hanno detto) in base al folle credito dato a una vana profezia, secondo la qual profezia re Enrico era maledetto dalla bocca stessa di Dio, ed essi tre erano il drago, il leone e il lupo che si sarebbero divisi il suo regno.
Dalle Cronache di Holinshed 1560 c.