Teatro alla Scala di Milano presenta alla Piccola Scala:
Il Conte Ory (1958)
Melodramma gioioso in due atti di Eugène Scribe e M. Delestre Poirson. Musica di Gioachino Rossini
- Interpreti: Graziella Sciutti (Contessa) Gianni Oncina (Conte Ory) Rolando Panerai (Roberto) Teresa Berganza (Isoliero) Franco Calabrese (Aio del Conte) Fiorenza Cossotto (Ragonda) Franco Ricciardi (Cavaliere) Giuliana Tavolaccini (Alice)
- Maestro Concertatore: Nino Sanzogno
- Regia: Orazio Costa
- Maestro del coro: Norberto Mola
- Coreografie: Ugo Dell'Ara
- Bozzetti e Figurini: Valeria Costa Piccinini - Maria De Matteis
- Direttore Allestimento: Nicola Benois
Programma di sala (pagine 28)
- Riscopriamo un Rossini nuovo (Giulio Confalonieri)
- Bozzetti delle scene e dei costumi
- Argomento
- Interpreti
- Fotografie
L'argomento
ATTO PRIMO. Siamo nei pressi del castello di Formoutiers. Qui si è insediato, col fedele amico Roberto, il conte Ory camuffato da eremita. Sapendo di poter contare sulla circostanza favorevole che il signorotto del feudo e i suoi armati sono lontani, in Terrasanta a combattere i musulmani, il giovane e industre patrizio, la cui natura lo inclina a preferire all'assedio di Gerusalemme gli assedi alle pulzelle, ha studiato quel fantasioso travestimento nella speranza che gli serva a realizzare un suo audace progetto: farsi accogliere senza destar sospetti nel castello e quindi comodamente tentare le incontaminate virtù della sorella del feudatario, la contessina Adele, di cui si è invaghito. Incoraggiati da Roberto, contadini e contadine rendono omaggio, interrogano, chiedono consigli, implorano aiuto a colui che essi ritengono un sapiente e un indovino. Tra gli altri, una candida Alice che brama in marito un tal Giuliano, il quale invece ha evidentemente altro per la testa, e Ragonda, la custode del castello. Tutto sembra anelare per il meglio, secondo i disegni di Ory: infatti Ragonda preannunzia all'eremita la prossima visita della contessina Adele che ha deciso di venire anch'essa a consultarlo, nella fiducia di trovar sollievo da una strana e perniciosa forma di malinconia ond'è afflitta. Le cose però improvvisamente si complicano. Mentre il conte finto-anacoreta è nel suo speco a dispensare conforti e profezie, arrivano dapprima Isoliero, paggio di Ory e cugino di Adele, della bella castellana anch'egli innamorato, poi l'aio, ovverossia precettore, dello stesso Ory. Il quale aia da otto giorni sta cercando il suo intraprendente signorino scomparso di casa, e udendo ora parlare di questo curioso eremita, piovuto lì, singolare coincidenza, proprio otto giorni fa, si insospettisce che lui e Ory siano tutt'uno. Al contrario Isoliero, meno provveduto, non riconosce nell'eremita il padrone e lo interessa alle proprio pene d'amore: dica ad Adele ch'egli si strugge nell'attesa e arde dal desiderio di dichiararsi alfine. Incautamente aggiunge, Isoliero, che medita d'introdursi furtivo nel castello, non per niente siamo nel milleduecento, sotto le spoglie d'una pellegrina. Ah briccone, stolido rivale, pensa Ory, ti ho nel sacco e liquiderò le tue velleità amatorie. Così, quando si incontra con Adele, il nostro conte, con quell'aria grave che si addice a un saggio qual si finge, sentenzia che la sua malinconia si chiama amore e la esorta a non rimanere più oltre insensibile alle dolci lusinghe di Cupido, e anzi d'abbandonarvisi fiduciosa, ma l'ammonisce di guardarsi dall'infido Isoliero. Turbamento di Adele, il cui tenero e intemerato cuore, inutile a dirsi, palpita segretamente per il giovane paggio. A questo punto Ory sta per raccogliere il primo frutto delle sue macchinazioni: accompagnarsi alla fanciulla che s'avvia a rientrare nel castello. Ma a rompergli le uova nel panierc, riecco quel seccatore di aio con i cavalieri del seguito. Ory è smascherato. Indignazione generale. La contessina Adele e le sue dame si allietano tuttavia della notizia che frattanto è pervenuta: conclusa vittoriosamente la crociata, i loro prodi, onusti di gloria, sono già in viaggio di ritorno. Non si dà per vinto Ory che, non condividendo le preoccupazioni di chi teme le giuste vendette del signorotto se mai venisse a sapere della trama tesa alla sorella, rumina piuttosto come riscattare domani lo scorno patito oggi.
ATTO SECONDO. Una sala del castello di Formoutlers. È notte. La contessina, Ragonda e le dame stanno commentando, ancora frementi di sdegno e rabbrividenti di paura, ['impudenza di Ory. Fuori imperversa un temporale. Di sotto al balcone una voce invoca soccorso. Ragonda si informa. È un gruppo di pellegrine che si dicono minacciate da quel tristo del conte Ory e sollecitano l'ospitalità per la notte. Adele pietosa le fa entrare. In realtà, non di povere pellegrine insidiate si tratta, ma di Ory e dei suoi compari, che, indossati abiti femminili, hanno sfruttato il piano ideato da Isoliero per penetrare nel castello. Non manca Roberto, naturalmente. Ma come non dovremmo meravigliarci di vedere coinvolto nella impresa anche il severo aio? Ory, una volta alla presenza di Adele, fatica a dominare i suoi veri sentimenti e a recitare fino in fondo la commedia di questo secondo travestimento. Egli però è sicuro di sé, e non dubita di riuscire a conquistarla neppure quando essa, caduto incidentalmente il discorso su Ory, ripete con fermezza che non solo non lo ama ma addirittura lo detesta. Andate le donne ignare e sollecite, a preparare quanto occorre per il pernottamento dcl le false pellegrine, Roberto può riferire ai compagni d'avventura della sua fortunata ispezione alle ben fornite cantine dei Formoutiers: vini generosi e pregiati di Francia, Spagna e Alemagna accrescono la loro allegria e li ripagano della frugalità della cena loro approntata. Non appena tutti si sono ritirati, giunge Isoliero, il quale non tarda ad accorgersi della nuova trappoleria architettata dal suo padrone. Apre gli occhi ad Adele e insieme combinano di punire Ory con una burla. Il solito ma sempre valido trucchetto dello scambio di persona: nella stanza immersa nel buio, Isoliero, seduto nella poltrona di Adele e avvolto in un suo velo, e Adele, appostata dietro di lui e pronta a prestare la sua voce, aspetteranno il conte che certamente verrà a giocare la carta decisiva. E Ory puntuale ci casca, nella tagliola dell'essere e del parere. Si sviluppa la buffa scena a tre, con i prevedibili qui pro quo. Ma dura poco. Festosi squilli di tromba annunziano il ritorno del conte di Formoutiers e del duca Ory con le loro schiere. A Ory, sconfitto e gabbato, non resta, anche per evitare i fulmini paterni, che una veloce e non troppo onorevole fuga attraverso a una porta segreta del castello. E, colmo della vergogna, per attuarla deve accettare l'aiuto di Isoliero. Lo imitano gli amici. Nella gioia di ritrovarsi che accomuna i reduci e le loro donne, non è difficile capire che la fin qui inaccessibile Adele è oramai matura per cadere nelle braccia di Isoliero suo salvatore.