Teatro Massimo di Palermo presenta:
Le martyre de Saint Sèbastien (1999)
Mistère en cinq mansions de Gabriele D'Annunzio. Musique de Claude Debussy
- Interpreti principali: Laurent Terzieff (Santo narratore) Gheorghe Iancu (Santo danzatore) Anna Nogara (Madre dolorosa) Micha van Hoeke (Prefetto) Patrizia Ciofi (Voce sola) Emanuela Barazia (Marco) Claudia Nicole Bandera (Marcellliano) - Orchestra, Coro e Corpo di Ballo del Teatro Massimo
- Maestro Concertatore: Marcello Panni
- Regia: Roberto Andò
- Maestro del coro: Marcello Iozzia
- Coreografia: Micha van Hoeke
- Scene: Giovanni Carluccio
- Costumi: Nanà Cecchi
Programma di sala (pagine 184)
- Mito e cristianesimo (I. Stoianova)
- Tout ce qui beau ... (F. Serpa)
- D'Annunzio il Martyre ... (Luca Bevilacqua)
- Note di regia e del direttore
- Antologia della critica (Silvia Toscano)
- Discografia (Sergio Albertini)
- Argomento
- Figurini
L'argomento
I fratelli Marco e Marcelliano attendono il supplizio: il prefetto sul suo palco, gli arcieri di Èmesa agli ordini di Sebastiano e una immensa folla li contemplano. I gemelli con un inno d'adorazione rivelano e accendono la loro fede.
I. LA CORTE DEI GIGLI - Il popolo con urla e strepiti reclama il supplizio. Il prefetto propone ai due martiri di riflettere ancora, di pensare alla bellezza della vita, di ritornare alla fede nelle vecchie divinità. La madre di Marco e Marcelliano irrompe e supplica i figli di rinunciare a Cristo. Sebastiano, animato da una fede cristiana ardente, contempla con fervore i gemelli, quasi volesse ispirare in essi la sua fede, raffermando così la loro. La madre dialoga con Sebastiano e a seguito delle parole del capo degli arcieri si converte. Vedendo i gemelli sul punto di cedere, Sebastiano innalza la sua voce e li conforta. Illuminato dall'amore divino, chiede al cielo un segno che esalti la potenza dell'unico Dio. Tende il suo arco e scaglia una freccia che non torna più a terra... Fra l'entusiasmo suscitato da questo miracolo, Sebastiano mette i piedi nudi sulla brace ardente ed esegue una danza estatica. La frenesia mistica è al culmine. Danza estatica di Sebastiano sui carboni ardenti
II. LA CAMERA MAGICA - Sebastiano giunge alla camera magica, ricettacolo supremo della scienza ermetica, dove, sotto una volta di polito metallo, sette maghe incatenate conservano nei crogiuoli il fuoco dei pianeti, del sole e della luna. Con un maglio Sebastiano si precipita a distruggere il sacro recinto. L'una dopo l'altra, le veggenti riconoscono la divinità di Sebastiano e, l'una dopo l'altra, crollano a terra, vinte dalla potenza del Santo. Dietro una porta di bronzo si leva la voce della vergine Erìgone. Sebastiano gli dice di aprire le porte e invoca la gloria di Cristo... E, all'improvviso, un puro canto s'innalza al di là della invalicabile soglia. Dietro la porta di bronzo si leva la voce della Vergine senza macchia. I battenti di metallo si schiudono, e si scorge lo splendore della camera magica dove i segni zodiacali girano sotto l'abbagliante autorità della Vergine, madre del Salvatore... La luce è natività, beatitudine e musica.
III. IL CONCILIO DEI FALSI DÈI - Sebastiano si presenta all'Imperatore che ama il giovane per la sua bellezza. Amandolo e volendolo tenere presso di sé, lo tenta offrendogli potere e ricchezze. Cerca di conquistarlo con ogni mezzo di cui dispone: gloria, arte, oratoria, musica. Il Santo con i suoi passi, i suoi gesti, i suoi atteggiamenti esprime il dramma del Figlio dell'uomo: ora si piega e s'arrovescia, ora si leva e si trasfigura, più pallido dei marmi e degli avori. Un brivido corre fra gli astanti, un gran silenzio si posa sull'ardore della vita... Con i passi, i gesti, gli atteggiamenti, gli aspetti del volto doloroso, l'angoscia delle parole soffocate, il Confessore esprime il nobile dramma del Figlio dell'uomo, intorno alla clamide distesa come intorno a una spoglia sanguinante. L'Imperatore trasale meravigliato. Sogna di fare un dio del giovane illuminato. Il Santo rifiuta. Le donne intonano il loro lamento e gli schiavi rovesciano le torce...
IV. L'ALLORO FERITO - Nel bosco di Apollo gli arcieri di Èmesa devono eseguire l'ordine di Augusto. Tre donne nascoste ne seguono i passi pieni di esitazione. Il Santo dev' essere infatti colpito dalle frecce dei suoi arcieri. Egli stesso, con le sue parole infiammate, irresistibili, invita i suoi fedeli soldati a ricoprirlo di frecce. Un pastore appare tra i rami del bosco di alloro, il martire e i suoi soldati ne intercettano lo sguardo. Parte una freccia, poi un'altra, ben presto Sebastiano è coperto di ferite da cui esce il suo sangue. La bella testa si piega sulle spalle, il corpo stupendo s'accascia, stirando le braccia trattenute dai lacci. Mentre le donne in lacrime sciolgono un canto disperato, il corteo funebre dei fedeli si muove lentamente nella sera.
V. IL PARADISO - Nel cielo della sera un insolito chiarore s'allarga... si leva un grido solitario... Lassù si trovano cose che l'occhio mai vide, e che l'orecchio mai intese, cose che Dio ha preparato per quelli che l'amano; le coorti degli angeli e dei santi accolgono l'anima di San Sebastiano, martire...