Teatro alla Scala di Milano presenta:
L'elisir d'amore (1964)
Melodramma in tre atti di Felice Romani. Musica di Gaetano Donizetti
- Interpreti: Mirella Freni (Adina) Giuseppe Di Stefano (Nemorino) Wladimiro Ganzarolli (Il dottore Dulcamara) Rolando Panerai (Belcore) Anna Novelli (Giannetta)
- Maestro Concertatore: Nino Sanzogno
- Regia: Franco Enriquez
- Maestro del coro: Roberto Benaglio
- Bozzetti e Figurini: Mario Vellani Marchi
- Direttore Allestimento: Nicola Benois
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- 1. Freni 2. Di Stefano 3. Ganzarolli 4. Panerai 5. Sanzogno 5. Enriquez 6. Benaglio
Programma di sala (pagine 24)
- Un elisir stillato per "il bel sesso di Milano" (Franco Abbiati)
- Bozzetti delle scene
- Argomento
- Interpreti
- Fotografie
- Prima rappresentazione 11 marzo 1964
L'argomento
Atto primo. All’ingresso della fattoria, contadini e contadine, interrotta la mietitura, si abbandonano al piacere del riposo meridiano. La ricca e capricciosa Adina siede in disparte intenta alla lettura della storia di Tristano e Isotta e del fatale filtro. Poco discosto da lei, Nemorino non si stanca di guardarla, timidamente, sospirando le pene di un amore non corrisposto. Arriva con un drappello di soldati il sergente Belcore: fanfarone e infaticabile corteggiatore, egli non mette tempo in mezzo a rivolgere le sue rudi galanterie alla bella Adina che, per accrescere la disperazione di Nemorino, ostenta di gradirle. Allontanatosi Belcore, Nemorino si decide finalmente a parlare ad Adina, ma l'accoglienza è poco lusinghiera: Adina si vanta della propria volubilità e consiglia Nemorino a non pensare a lei, a darsi pace e a recarsi piuttosto in città dove lo zio giace gravemente ammalato e l'eredità è in pericolo.
Atto secondo. Un allegro strombettamento sveglia la curiosità del villaggio: cosi si annuncia Dulcamara, "dottore enciclopedico" e ciarlatano autentico "la cui virtù preclara - e i portenti infiniti - sono noti in tutto il mondo ... e in altri siti". Dall'alto del suo cocchio fermatosi nella piazza, egli illustra e spaccia rimedi buoni per qualsiasi malattia. Tutti gli si affollano intorno. Nemorino resta per un po' imbambolato, poi ha un lampo di genio: e se chiedesse a lui il filtro della regina Isotta, col quale certo gli riuscirebbe di conquistare la crudelissima Adina? A Dulcamara non par vero di essersi imbattuto in un simile allocco: ecco una bottiglietta in cui gli dà ad intendere che è contenuto il miracoloso elisir; irresistibile ne sentirà l'effetto in capo a un giorno. Nemorino, al colmo della gioia, beve subito lunghe sorsate e quando incontra Adina crede, eccitato dalla suggestione, di essere prossimo alla vittoria. Adina invece, incattivita dal vederlo così smodatamente ilare e sicuro di sé, accentua la sua civetteria verso Belcore. Al punto che quando il sergente, che ha ricevuto un improvviso ordine di trasferimento, le propone il matrimonio senza altri indugi, essa acconsente. Nemorino non dubitando che l'elisir manifesterà tutta la sua potenza l’indomani, si vede sconvolti i piani e perciò perduto' Allora prende coraggio e invoca almeno un breve rinvio della cerimonia. Naturalmente non ne ha in cambio che scherno da Alina e Belcore, ormai indaffarati nei preparativi del caso.
Atto terzo. Festa alla fattoria di Adina. Tavola imbandita, brindisi dei paesani in onore degli sposi e barcarola intonata da Dulcamara. Arriva il notaio. Proprio finita per Nemorino? Ma no, c'è Dulcamara, al quale si può chiedere un'altra dose di elisir capace di anticipare l’effetto desiderato. Il dottore non avrebbe difficoltà ad acconsentire se Nemorino avesse i soldi per pagare. Il giovanotto invece è senza il becco d'un quattrino, e si dispera ancor più. Buon per lui che ritorna Belcore, pieno di generose intenzioni verso il rivale sconfitto: si arruoli nel suo reggimento, gli propone, e riscuoterà subito un premio di venti scudi. Nemorino accetta, poi sarà quel che sarà: e corre a rintracciare Dulcamara, al quale era parso prudente, nel frattempo di eclissarsi. Ma ecco che si sparge in paese una clamorosa notizia: lo zio di Nemorino è morto lasciandolo erede di una grossa sostanza. Uno stuolo di ragazze, guidate dall'intraprendente Giannetta, assediano Nemorino di gentilezze e di complimenti, lo lusingano, ed egli, ignaro della fortuna piovutagli addosso, comincia a credere che sia tutta opera dell'elisir e pensa felice che tra poco neppure Adina potrà più resistergli. Quando Adina giunge, e lo vede conteso da tante donne, e apprende come egli, pur di aver danaro per l'acquisto del magico filtro, si sia lasciato arruolare e preferisca morire soldato piuttosto che vivere senza di lei, si sente intenerire da cosi tenace costanza amorosa. Sistemato in fretta Belcore con il rimborso dei venti scudi e con lo scioglimento dell'impegno di matrimonio, confessa finalmente a Nemorino di volergli bene. Nemorino non sta più nella pelle, mentre Belcore accetta il fatto compiuto e promette di consolarsi presto con altri amori. Inno ai novelli sposi e riconoscente saluto al dottore che si appresta a ripartire: "Viva il grande Dulcamara - la fenice dei dottori - Con salute, con tesori - possa presto a noi tornar!”.