Da SIPARIO Num. 226 - Febbraio 1965:
- La commedia di Mimo Roli e Giancarlo Sbragia in scena a Milano
Autore: Redazione
“LE CONFESSIONI DELLA SIGNORA ELVIRA” di Mimo Roli e Giancarlo Sbragia.
Rappresentata al Teatro Odeon di Milano il 12 gennaio 1965 con la regia di Giancarlo Sbragia.
Personaggi e interpreti: Elvira Benincasa: Lea Padovani – Liborio Benincasa: Ivo Garrani – Anastasia/Serafina/Elena/Elisabetta/La Parte Civile/ Moglie del Commendatore: Didi Perego – Augusto/Don Gioacchino/Commendatore/ Stefano/Il giudice: Umberto D’Orsi
PRIMO TEMPO
Soggiorno in casa di Elvira e Liborio. Un tavolo, due sedie, un'arpa con fodera. È l'alba. Entrano Elvira e Liborio. Evidentemente hanno passato la notte in bianco. Lei, estremamente nervosa, si toglie il cappottino, le scarpe, si avvolge in uno scialle. Liborio stancamente siede al tavolo, estrae dalla tasca la Settimana Enigmistica, la penna dal taschino e si applica come se avesse atteso solo questo momento di supremo godimento.
ELVIRA - Che facciamo? Fammi capire: che facciamo?
LIBORIO - E che vuoi fare? (Guarda l'orologio) Le sei. Se dormo un'ora, è Peggio.
ELVIRA - Magari ce la facessi io!
LIBORIO - E sdraiati! Prova. (Elvira mugola e passeggia su e giù, stretta nello scialle, ciabattando) Elvira? "Si può perdere una sola volta".
ELVIRA (Nervosissima) - Il sonno... il sonno!
LIBORIO - Eh, può essere. (Ci ripensa) Beh, no. Perché una volta sola?
ELVIRA - Perché un'altra notte cosi e divento matta. Ma come fai?
LIBORIO - Perché, che faccio?
ELVIRA - Niente. Tu non fai mai niente. Io ci ho un fegato cosi! (Si tasta il ventre) Senti qua: gonfia. E domani ci ho il mal di testa.
LIBORIO - Ce l'avevi pure prima.
ELVIRA - Dico il mal di testa da fegato. Quello che spinge da dentro in fuori, quello che mi mette fuori dalla grazia di Dio! Quello di prima era sonno, sonno, sonno!
LIBORIO - "Onore."
ELVIRA - Eh?
LIBORIO - "Si può perdere una sola volta." Onore!
ELVIRA - Liborio, non giocare con i miei nervi!
LIBORIO - E sta' buonaaa!
ELVIRA - E certo! Sta’ buona. Tanto fra un'ora tu te ne vai in ufficio e chi s'è visto s'è visto. Ed io qui, che me la canto e me la suono da sola! "Elvira, la spesa; Elvira, rifai il letto"... adesso pure: "Elvira, lava il pavimento, gli stracci sporchi, le casseruole, i pedalini, gli asciugamani di quella porcona." Ma hai visto? Hai visto come ha ridotto quella stanza?
LIBORIO - Eh, be', poveraccia!
ELVIRA - Che poveraccia! Poveracci noi. Pigli una cameriera e ti ritrovi una vacca.
LIBORIO - Elvira!
ELVIRA - E va bene! Non lo dicevo mica nel senso dell'offesa. E adesso la serva chi è? Elvira.
LIBORIO - Ne troveremo un'altra.
ELVIRA - Ti pare facile! Perché io non so mica come finisce questa storia. Aspettati pure il conto dell'ambulanza, poi l'ospedale.
LIBORIO - La Mutua, no?
ELVIRA - E come no! Quante volte t'ho detto: "Liborio, le marchette; Liborio, l'Inam, i contributi e gli accidenti che gli piglia a tutti." Magari pure la multa per mancata denuncia ti becchi adesso! E ti ritrovi come don Falcuccio. Perché io, in cassa, con domani e tutta sta storia: zero zero carbonella. Abbiamo chiuso.
LIBORIO - Ci pensiamo domani.
ELVIRA - È già domani! È già domani, lo capisci? Tutti non aspettano altro al mondo che sia domani per saltarti addosso e scorticarti vivo. (Scoppia a piangere) Io farei una guerra al giorno per conto mio, certe volte.
LIBORIO – Beh, e adesso?
ELVIRA – Che brutta vita, che porca vita, che stupida vita.
… … …