Dal Libro "ALBUN DI MACARIO" (Priuli & Verlucca editori, Ivrea) 1981:
- Fotostoria emozionante a cura di:
Autore: Mauro Macario
ERMINIO MACARIO - Cenni biografici
1902 – Il 27 maggio, a Torino, nasce Erminio Macario, ultimo genito di una famiglia numerosa e povera. Il bimbo vede la luce in Via Botero n.1, nel centro storico della città.
1912 - Il padre Giovanni abbandona la famiglia per emigrare in America. Vi morirà suicida pochi anni dopo. Nel frattempo la moglie Albertina e i suoi figli sopravvivono tra stenti e umiliazioni.
1915/19 - Erminio, ragazzino inquieto, passa da un lavoro all'altro: aiuto-barbiere, aiuto-ciclista, operaio alla Fiat. Nel tempo libero frequenta la Filodrammatica di un collegio dei Salesiani dove primeggia come attore.
1920/23 - Decide di intraprendere professionalmente la carriera dell'attore. Si unisce a una Compagnia di "guitti", gli artisti-scavalcamontagne che recitano nei cortili di piccoli paesini sconosciuti alle carte geografiche. È un'esperienza durissima ma imparerà di tutto, dai drammoni popolari alle farse comiche.
1923 - Entra a far parte della Compagnia di Balli e Riviste Molasso. Resta un anno a Torino.
1924 - Si trasferisce a Milano e recita nelle riviste di Mazzuccato.
1925/29 - La grande soubrette Isa Bluette (Teresa Ferrero), regina degli anni Venti, lo scrittura per una serie di riviste. Diventa la sua scopritrice e maestra di arti sceniche. Passerà poi per un breve periodo alla Compagnia di Titina (Tina Cocchi). Nel '27 si fa sostituire in "Madama Follia" da un giovane comico napoletano: Totò. Si sposa con Maria Giuliano, una ballerina classica.
1930 - Produce e interpreta la sua prima rivista "La scoperta del mappamondo".
1931/32 - Si dedica alla prosa dialettale nella Compagnia stabile del teatro Rossini, a Torino.
1933/34 - Con la Recessione tutti finiscono in avanspettacolo, anche il giovane Macario che recita con una parrucca e il naso finto. Petrolini lo vede e lo invita a liberarsi da quegli orpelli. Nasce la maschera Macario: ricciolo sulla fronte e pomelli rossi sulle gote.
1935/45 - Il fenomeno Macario non si ferma più, miete successi ovunque, diventa il re della rivista. L’incontro con Wanda Osiris crea una leggenda: sono i reali del teatro comico-musicale! Anche il cinema si accorge di Macario e con "Imputalo alzatevi" di M. Mattoli s'inaugura il cinema comico sonoro in Italia. Il comico girerà un film all'anno fino al 1950. Incontra una studentessa, Giulia Dardanelli, di cui si innamora. Nascerà il figlio Alberto.
1945/50 - Nel dopoguerra proseguono le riviste “a grande spettacolo” come "Febbre azzurra", "Moulin Rouge", "Oklabama" e nel cinema Macario volge lo sguardo a una sorta di neo realismo comico. Il film "Come persi la guerra" di C. Borghesio resta sei mesi nelle sale parigine. Nasce il secondo figlio, Mauro.
1951 - Macario va all'assalto della capitale francese con la rivista "Votate per Venere". Il successo è tale che all'ultima replica il pubblico rimasto fuori sfonda le saracinesce del teatro. Il "tout-Paris" accorre a vedere Macario: da Maurice Chevalier a Fernandel. Il grande regista Jean Renoir lo abbraccia in camerino e vagheggia un film con lui. Si sposa con Giulia Dardanelli nel municipio della capitale.
1952/60 - Il ritorno in Italia è amaro: perde tutti i suoi averi con la produzione del film "Io, Amleto” di G. Simonelli che è un insuccesso. Riprende le riviste che però si trasformano in commedie musicali come da lezione americana. Gira un film con Mario Soldati "Italia piccola", dove il regista-scrittore gli offre l'opportunità di un'interpretazione drammatica. Scopre Sandra Mondaini e Marisa Del Frate-
1960/70 - Si dedica nuovamente alla prosa in lingua con notevole successo. Si ricordano le commedie "Finestre sul Po"' di A. Testoni, "Questi poveri ricchi" di G. Gallina, "La bella Rosin" di E. Bassano e Dario Martini. Successivamente torna al cinema con una serie di film accanto al suo amico Totò. Conclude il decennio con la ripresa di alcune grandi riviste che segnano anche l'addio storico al genere che non sopporta più i costi realizzativi e gestionali.
1970/79 - Torna a Torino dove interpreta magistralmente "Le miserie di Monssù Travet" di V. Bersezio con la regia di G. Colli per il teatro Stabile di Torino. Crea con Tino Casaleggio una compagnia di prosa piemontese che agisce per svariati anni con grande successo popolare. Il costruttore Bruno Aguì erige il teatro Macario e offre al comico l'opportunità di avere un suo luogo artistico fisso. È il coronamento di tutta una vita.
1980 - Durante la rappresentazione di "Oplà giochiamo insieme", una rivistina da camera, accusa dei malesseri preoccupanti. Il 26 marzo dopo breve malattia, muore in una clinica cittadina.