Teatro alla Scala di Milano presenta:
Il barbiere di Siviglia (1964)
Melodramma buffo in tre atti di Cesare Sterbini - Musica di Gioachino Rossini
- Interpreti principali: Fiorenza Cossotto (Rosina) Lugi Alva (Conte D'Almaviva) Sesto Bruscantini (Figaro) Nicolai Ghiaurov (Basilio) Carlo Badioli (Bartolo) Stefania Malagù (Berta)
- Maestro Concertatore: Gabriele Santini
- Regia: Franco Enriquez
- Maestro del coro: Roberto Benaglio
- Bozzetti e figurini: Giulio Coltellacci
- Direttore allestimento: Nicola Benois
Programma di sala (pagine 20)
- Prima rappresentazione 18 gennaio 1964
- Un capolavoro confidenziale (Beniamino Del Fabbro)
- Bozzetti dellle scene
- Argomento
- Interpreti
- Fotografie
L'argomento
Atto primo. - Innamorato di Rosina, pupilla di Don Bartolo, vecchio dottore, avaro e geloso per giunta da che s'è ficcato in testa di sposarla, il Conte d'Almaviva organizza sotto le sue finestre una serenata. Il melodioso richiamo rimane senza eco e il Conte, licenziata la compagnia di suonatori, sta per andarsene deluso e amareggiato quando in suo aiuto capita, cantando le proprie lodi, il più noto, intraprendente e servizievole barbiere della città, Figaro, il quale, fortunata coincidenza, annovera tra i suoi clienti Don Bartolo. Almaviva accetta il suggerimento di Figaro e intona una nuova serenata a Rosina, presentandosi però come un giovane povero, di nome Lindoro, giacché non per le sue ricchezze e il suo blasone vuole conquistare il cuore della ragazza. Don Bartolo è uscito e questa volta Rosina può dimostrarsi non insensibile alla appassionata dichiarazione. Si infiamma il Conte ma Figaro gli consiglia pazienza e prudenza. Faccia piuttosto come gli dice: quel giorno appunto, giunge a Siviglia un reggimento; si travesta allora da soldato e gli sarà facile ottenere ospitalità in casa del Dottore esibendo un apocrifo biglietto d'alloggio e fingendosi ubriaco "perché d'un ch'é poco in sé - che dal vino casca giù - il tutor si fiderà".
Atto secondo. - Rosina è in agitazione: come far pervenire al suo spasimante la lettera che gli ha scritto? Guai se non ci fosse quel galantuomo di Figaro. Il quale neppure a farlo apposta viene da lei in missione esplorativa e non tarda ad accorgersi che la ragazza la sa lunga più di quanto non credesse. Tutto bene, dunque. Occorre però non perdersi in chiacchiere, visto che anche Don Bartolo a sua volta ha una furia del diavolo di concludere il contratto di nozze con Rosina, e se si è allarmato nell'apprendere dal maestro di musica della pupilla che Almaviva è in città, non per questo si è interessato molto al rimedio proposto da Don Basilio per costringere l'importuno e temibile concorrente a rifare subito i bagagli, rimedio che consiste nella sistematica diffusione di voci calunniose sul suo conto. Ha appena finito Rosina di fronteggiare le sospettose inchieste e le amorose smanie di Don Bartolo, che si annuncia rumorosamente Almaviva nel travestimento stabilito. Inutilmente il Dottore cerca di mettere alla porta lo sgradito ospite. Accorrono anche le guardie ma il Conte si fa riconoscere dall'ufficiale che, tra lo stupore generale, ordina ai suoi uomini di ritirarsi.
Atto terzo. - Don Bartolo non vede chiaro nella faccenda del soldato ubriaco e sospetta che si tratti di un emissario del Conte. Le sue riflessioni sono presto interrotte. Almaviva, fallito il primo tentativo, ritorna alla carica, stavolta nei panni di un immaginario Don Alonso. Lo manda, dice, Don Basilio, che è ammalato, a sostituirlo nella lezione a Rosina. Al Dottore questo Don Alonso squadra poco, ma tant'è. E poi pare proprio un degno allievo di Don Basilio quando gli confida di aver intercettato un biglietto con cui si potrebbe provare a Rosina che il Conte si fa gioco di lei. Incomincia la lezione. Don Bartolo acconsente di malavoglia a farsi radere e Figaro può così distogliere la sua attenzione dai due innamorati e impadronirsi con uno strattagemma della chiave che favorirà la loro fuga. L'improvvisa comparsa di Don Basilio complica per un attimo le cose, ma, fedele al principio "Vengan danari, al resto son qui io", egli si lascia persuadere che è effettivamente ammalato e che gli conviene di mettersi a letto. Purtroppo, un'imprudente allusione del Conte al proprio travestimento è per Don Bartolo la rivelazione di tutto l'imbroglio. A confermarglielo ci pensa più tardi Don Basilio. Più che mai deciso ad affrettare le nozze con Rosina, il Dottore spedisce Don Basilio per un notaio, convince Rosina, lettera alla mano, che Lindoro è un impostore e va egli stesso a sollecitare la protezione dèllà. forza pubblica. Nel pieno d'un temporale, Almaviva e Figaro entrano dalla finesra per attuare il piano di fuga. Rosina respinge sdegnata e addolorata il Conte ma si rasserena dopo spiegato l'equivoco, cioè che Lindoro e Almaviva sono la medesima persona e che di nessun tradimento è vittima. Nuovo inciampo: hanno tolto la scala dal balcone. Che fare? Ecco Don Basilio di ritorno con il notaio. Figaro è pronto a cogliere la palla al balzo: presenta i due fidanzati a questi, compera la complicità di quello e in quattro e quattr'otto l'atto matrimoniale è sottoscritto. Al gabbato Don Bartolo che arriva con le guardie, non resta che accettare il fatto compiuto e concedere l'assolutoria generale.