Teatro alla Scala di Milano presenta:
La battaglia di Legnano (1961)
Tragedia lirica in 4 atti di Salvatore Cammarano. Musica di Giuseppe Verdi
- Interpreti principali: Franco Corelli (Arrigo) Antonietta Stella (Lida) Ettore Bastianini (Rolando) Marco Stefanoni (Federico Barbarossa) Antonio Zerbini (Podestà di Como) Silvio Maionica (Console di Milano)
- Maestro Concertatore: Gianandrea Gavazzeni
- Regia: Margherita Wallmann
- Maestro del coro: Norberto Mola
- Bozzetti e Figurini: Luciano Damiani
- Direttore allestimento: Nicola Benois
Link Wikipedia
1. Corelli 2. Stella 3. Bastianini 4. Stefanoni 5. Gavazzeni 6. Wallmann 7. Mola 8. Benois
Programma di sala (pagine 44)
- Poesia e verità ne "La battaglia di Legnano" (Guglielmo Barbian)
- I bozzetti delle scene
- Argomento
- Interpreti
- Fotografie
L'argomento
ATTO PRIMO. Primo quadro. In una contrada di Milano, in vicinanza delle mura, il popolo acclama al grido di "Viva Italia forte e una" i valorosi soldati piacentini, veronesi, bresciani, novaresi e vercellesi che stretti intorno alle insegne della Lega Lombarda si sono battuti vittoriosamente contro il Barbarossa invasore. Tra loro è Arrigo di Verona, che si credeva caduto sul campo e che invece, rimasto gravemente ferito, fatto prigioniero e successivamente liberato, ha trascorso un periodo di convalescenza presso la madre. Con gioia particolare lo riabbraccia il fraterno amico Rolando, capo milanese, mentre i consoli e i guerrieri riaffermano l'impegno di difendere all'ultimo sangue la "magnanima e prima delle città lombarde".
Secondo quadro. Nel parco del castello di Rolando. Una grande angoscia opprime l'animo di Lida: ella ha perduto genitori e fratelli, piange Arrigo, l'uomo che amava prima di sposarsi con Rolando, e solo il pensiero della creatura natale dal matrimonio la trattiene dall'invocare la morte. Ora poi deve guardarsi anche dalla corte assidua quanto temeraria di cui la fa oggetto il prigioniero Marcovaldo. Comprensibile è dunque la sua emozione quando ritorna il marito e vede assieme a lui il redivivo Arrigo che Rolando ha voluto proprio ospite. A sua volta Arrigo è dolorosamente sorpreso di trovarla sposa al suo più caro amico. Sono atteggiamenti e sentimenti che sfuggono a Rolando ma non a Marcovaldo, il quale si ripromette di sfruttarli più avanti a proprio vantaggio e vendetta. Un araldo reca la notizia che sono stati segnalati movimenti delle truppe dell'imperatore Federico: Rolando è perciò convocato in Senato. Rimasto solo con Lida, Arrigo le rinfaccia aspramente il tradimento; invano Lida si giustifica adducendo la concomitante fatalità: all'annuncio ch'egli era scomparso in battaglia si era ritenuta sciolta dalla promessa e alle nozze con Rolando fu costretta dalla volontà del padre morente.
ATTO SECONDO. A Como, nella sala del Municipio, Arrigo e Rolando sono ricevuti, in veste di ambasciatori della Lega, dai comandanti militari e civili della città alleata del Barbarossa: alla loro veemente eloquenza è affidato il compito di persuadere Como a entrare nella Lega: gli eserciti imperiali sono in difficoltà a Pavia, si può sconfiggerli definitivamente impedendogli la ritirata e tagliando la via ai rinforzi: "un sol nemico - solo una patria abbiamo - il teutono e l'Italia, in sua difesa - leviam tutti la spada". L'appassionato appello è troncato dall'improvvisa apparizione di Federico, che investe violentemente i due inviati e proclama la sua feroce determinazione di annientare Milano e le altre città della Lega. L'assemblea rinnova la sua lealtà all'imperatore con grida di guerra, mentre Rolando e Arrigo partono inneggiando alla vittoria che "grande e libera Italia farà".
ATTO TERZO. Primo quadro. Nei sotterranei di Sant'Ambrogio i Cavalieri della Morte - dopo aver accolto un nuovo adepto nella persona di Arrigo, alla cui decisione non sono estranee la delusione e l'amarezza cagionategli da Lida - gi urlano "d'Italia por fine ai danni - cacciando oltr'Alpe i suoi tiranni" .
Secondo quadro. Lida è nel suo appartamento: è sconvolta per aver saputo che Arrigo si è arruolato nei Cavalieri della Morte, e si sente responsabile del suo gesto disperato. Gli ha perciò scritto per dissuaderlo dal sacrificare la vita che deve invece conservare all'affetto di sua madre, e incarica l'ancella Imelda di recapitargli la lettera. Ella è poi raggiunta dal marito che vuoI salutare lei e il figlio prima di affrontare la nuova battaglia: le parole di Rolando sono piene di virile tristezza, e Lida dissimula a pena il suo profondo turbamento. Ritiratasi Lida con il fanciullo, Rolando si incontra con Arrigo, al quale, ignorandone la prossima partenza nelle file dei Cavalieri della Morte, raccomanda, se mai non tornasse, i suoi cari: il tono del breve colloquio e l'abbraccio di congedo dei due amici rispecchiano i loro contrastanti stati d'animo, la commozione e la franchezza di Rolando, l'imbarazzo e la riluttanza di Arrigo. Mentre anche Rolando sta per uscire, gli si avvicina Marcovaldo: ha intercettato la lettera di Lida ad Arrigo e perfidamen te gli offre cosÌ la prova della loro relazione. Dolore e sdegno accendono in Rolando il desiderio di vendicare l'ingiuria.
Terzo quadro. Arrigo sta scrivendo alla madre l'addio, quando entra Lida, spinta all'imprudente visita dall'agitazione in cui è piombata a causa della mancata risposta di Arrigo alla sua lettera. Essi sembrano sul punto di lasciarsi travolgere dall'antico amore, ma Lida con un supremo sforzo soffoca l'impulso in nome dei suoi doveri coniugali e materni: ella vorrebbe piuttosto spiegare ad Arrigo il contenuto del foglio che egli, come sappiamo, non ha ricevuto, se non fosse interrotta dai colpi che si odono alla porta, Lida non ha altro partito che nascondersi precipitosamente e Arrigo va ad aprire e si trova davanti Rolando, che, ostentando una gelida calma, gli rimprovera ironicamente d'avergli taciuto, certo per discrezione, l'arruolamento nei Cavalieri della Morte e lo sollecita a partire, che è già l'alba. Così dicendo, scopre Lida: ella tenta una imbarazzata difesa della sua presenza lì; finché di fronte all'ira non più repressa di Rolando, Arrigo si fa solennemente garante dell'innocenza di lei e gli chiede di ucciderlo. Ma Rolando, ripudiata la moglie, medita per Arrigo una vendetta più sottile e crudele: rinchiusolo nella torre, gli impedirà di raggiungere il suo reparto, così che l'infamia della diserzione macchierà il suo onore di soldato. Arrigo però, come le trombe dei Cavalieri suonano l'adunata, è colto da un accesso di folle esaltazione e sotto gli occhi atterriti di Lida si getta dallo spalto nel sottostante fiume.
ATTO QUARTO. In una piazza di Milano, la folla in religioso raccoglimento ascolta il canto di propiziazione che si leva in chiesa. C'è anche Lida, che prega per le vite di Rolando e di Arrigo (questi, infatti si è salvato a nuoto e ha potuto scendere in campo). Ad un tratto confuse voci lontane annunciano la vittoriosa conclusione della battaglia di Legnano. Un console conferma che le truppe del Barbarossa sono state sconfitte e lo stesso imperatore è stato sbalzato di sella ferito proprio da Arrigo, il quale si è battuto eroicamente ma è stato a sua volta mortalmente colpito. Ecco che, mentre il popolo è in festa per la vittoria, appare Arrigo trasportato a braccia dai compagni d'arme e seguito dai comandanti milanesi, fra i quali è Rolando. Raccogliendo le sue estreme forze, egli giura a Rolando che Lida non ha colpe ed è moglie fedele: persuaso della sincerità dell'amico in quell'istante supremo, Rolando gli restituisce la stima e si riconcilia con Lida. Il Carroccio viene trionfalmente portato davanti alla chiesa dove si svolge la funzione di ringraziamento. I Cavalieri della Morte chinano lo stendardo su Arrigo che muore baciandolo.