Ente Autonomo Teatro Comunale di Bologna presenta:
La figlia del Reggimento (1974)
Melodramma gioioso in due atti di J.H. Vernoy de Saint Georges e J.F. Alfred Bayard. Musica di Gaetano Donizetti
- Interpreti principali: Mirella Freni (Maria) Ugo Benelli (Tonio) Walter Alberti (Sulpizio) Rosa Laghezza (Marchesa) Enrico Campi (Ortensio) - Orchestra Coro e Corpo di Ballo del Teatro Comunale di Bologna
- Maestro Concertatore: Franco Caracciolo
- Regia: Filippo Crivelli
- Maestro del coro: Fulvio Fogliazza
- Coreografia: Giuliana Barabaschi
- Scene e Costumi: Franco Zeffirelli
- Direttore Allestimento: Paolo Bassi
Programma di sala (pagine 24)
- I Protagonisti
- Bozzetti delle scene
- Donizetti tra Francia e Italia (Pierluigi Petrobelli)
- Il libretto
Il libretto
ATTO PRIMO - La scena ha luogo tra i monti della Svizzera, nei pressi di un villaggio del quale si scorgono le prime case. I francesi hanno invaso la contrada e gli uomini validi, sparsi in vedetta sulle montagne, sono pronti ad affrontarli in battaglia. Un gruppo di donne prega in ginocchio. In un angolo la marchesa di Berckenfield, sorretta dal proprio intendente, Ortensio, è in preda al panico e mostra di star male. Un paesano trafelato avverte che i nemici abbandonano le montagne. Gli svizzeri si allontanano rincuorati da varie parti, ma la marchesa teme che la ritirata dei francesi sia soltanto una manovra e, ritirandosi in una capanna vicina, manda Ortensio ad indagare. Tonio, un giovane svizzero, si è innamorato della vivandiera e vorrebbe dichiarare il proprio amore. È titubante ma, alla fine, si decide e parte verso l'accampamento francese in cerca di Maria. Entra in scena il sergente Sulpizio il quale si meraviglia che gli svizzeri ignorino che oramai è stata conchiusa la pace. Maria, la gaia e sensibile vivandiera dell'Undicesimo Reggimento, lo distrae dai suoi pensieri. Insieme alla giovane, il buon sergente rievoca la notte in cui i soldati la trovarono ancora piccina e gli anni dell'infanzia, quando l'intero reggimento le faceva da padre. Sulpizio chiede a Maria se è vero che nel precedente accampamento sia stata sorpresa a colloquio con un giovane. La fanciulla non nega. Sta per narrargli come a quel giovane debba la vita, quando Tonio entra in scena, spinto da un gruppo di soldati che lo ritengono una spia e vogliono metterlo a morte. Maria narra come il Tonio l'abbia salvata traendola da un precipizio dove era caduta e i soldati fraternizzarono con il giovane svizzero. Ma il tamburo, che chiama l'appello, ricorda al sergente i suoi doveri di soldato, per cui affida a due granatieri il bravo Tonio perché sia allontanato dal campo. Tonio, sfuggito alla scorta, raggiunge Maria e le dichiara il proprio amore. I due giovani si abbracciano mentre giunge in scena Sulpizio. Il sergente è sdegnato. Maria deve sposare uno del reggimento. Davanti all'ira di Sulpizio gli innamorati si separano fuggendo da parti opposte e lasciando solo il sergente. Ortensio e la marchesa si avvicinano, chiedendo una scorta di armati, per raggiungere il castello di Berckenfield. Questo nome colpisce Sulpizio. Un capitano, di nome Roberto, aveva sposato segretamente una Berckenfield e da questa unione era nata Maria. Prima di affrontare la battaglia, nella quale sarebbe morto da valoroso, il capitano Roberto aveva inviato la piccola con un servo e una lettera a Sulpizio. Il servo era morto ed il Reggimento aveva avuto cura della piccola. La marchesa, commossa, dice che la signora amata dal capitano Roberto era la propria sorella e chiede di conoscere la nipote. Giunge in scena Maria ed apprende la verità. Il reggimento non è più la sua famiglia: deve seguire la Marchesa. Maria piange, al pensiero di abbandonare gli amici tra i quali è cresciuta. La marchesa dà ordine di preparare i cavalli. Frattanto si ode un prolungato suono di tamburo e accorre un gruppo di soldati con il loro caporale. Li raggiunge Tonio, che ha sul berretto la coccarda francese. Egli si è arruolato per poter seguire Maria e lo comunica ai soldati che, ancora ignari della nuova sorte occorsa alla giovane, di fronte a così manifesta prova di amore, gli promettono in sposa la bella vivandiera. Sopravvengono, in quel momento, Sulpizio, Maria e la marchesa. Il sergente comunica a Tonio e ai soldati che Maria ha trovato la propria zia e dovrà partire con lei. La fanciulla si congeda dagli uomini, che nel suo cuore hanno tenuto il posto dei genitori. Poi scorge Tonio e la partenza si fa ancora più dolorosa. Ma la fanciulla non ha scelta. Al suono del tamburo i soldati si pongono in due file e presentano le armi a Maria che passa fra loro asciugandosi gli occhi. Mentre la fanciulla si volge indietro e saluta tutti, ancora una volta, Tonio si toglie la coccarda dal berretto e la calpesta con disperazione.
ATTO SECONDO - In un salone del castello di Berckenfield. Maria è stata promessa in moglie al duca di Krakentorp. Ortensio, nell'uscire di scena, annunzia che il notaio ha già inviato le carte per il contratto nuziale. Sulpizio rimane a compiangere la sua povera Maria, costretta alle mille torture che l'etichetta impone ad una gran dama. La fanciulla. entrando in scena, si sfoga col suo vecchio amico. La marchesa vuole che ella impari una romanza per cantarla la sera, al ricevimento che sarà tenuto in gran gala per l'arrivo del duca. Ma la vivandiera non vuole diventare un'aristocratica damina e, ancora peggio, vuole il suo Tonio... "e non baroni o duchi". È pronta a ribellarsi e non valgono le esortazioni di Sulpizio. Poco dopo, quando giunge la marchesa e siede al clavicembalo perché Maria provi la romanza, la ragazza non fa che intercalare ai versi leziosi le strofe gagliarde dei canti militari. La marchesa si allontana sdegnata, mentre Maria si ritira nelle proprie stanze. Ortensio raggiunge Sulpizio e gli comunica l'arrivo di un ufficiale. Il sergente immagina che debba trattarsi di Tonio, promosso capitano per i suoi atti eroici e gli va incontro seguito da Ortensio. Maria, scoraggiata, medita sulla propria sorte, ormai decisa, quando le giunge il suono di una marcia militare: è la fanfara dell'Undicesimo Reggimento. E arrivano in scena i militari. Sulpizio e Maria riabbracciano i vecchi amici, poi la fanciulla scorge Tonio e, mentre i soldati accompagnati da Ortensio scendono nel parco per far onore alle cantine del castello, i due giovani chiedono a Sulpizio che parli alla marchesa in difesa del loro amore. Ma la marchesa entra in scena proprio in quel momento e Maria le presenta Tonio come l'uomo che le ha salvato la vita e che ella ama. La marchesa mette Tonio alla porta e ordina a Maria di ritirarsi nelle proprie stanze, quindi, implorando Sulpizio di convincere Maria a sposare il duca, gli svela che la fanciulla non le è nipote ma figlia. Giungono in scena la duchessa madre, il notaio, le dame e i cavalieri. Mentre la marchesa scambia i convenevoli, Sulpizio le chiede di autorizzarlo ad informare Maria di tutto, perché l'aver ritrovato la propria madre potrà spingerla a firmare il contratto nuziale. Poco dopo madre e figlia si abbracciano commosse e Maria sarebbe disposta ad obbedire sposando il duca, ma in quel momento Tonio e i soldati entrano nel salone: il Reggimento viene a salvare la propria figlia adottiva. Ciò malgrado Maria non sa disobbedire alla madre appena ritrovata e, sia pure con la morte in cuore, prende la penna per firmare il contratto che la legherà al duca. Ma questa volta è la marchesa ad intervenire. Vuole che la figlia sposi l'uomo che ama e spinge Tonio nelle braccia della figlia, tra lo scandalo inorridito degli invitati e la esultanza del Reggimento.