Teatro Massimo di Palermo presenta al Politeama Garibaldi:
La gazza ladra (1996)
Melodramma in due atti di Giovanni Gherardini. Musica di Gioachino Rossini
- Interpreti principali: Luciana Serra - Patrizia Ciofi (Ninetta) Robert Swensen - Nikola Yovanovitch (Giannetto) Elena Zilio (Lucia) Roberto De Candia (Fabrizio Vingradito) Giorgio Surjan (Fernando Villabella) Michele Pertusi (Gottardo) - Orchestra e Coro Teatro Massimo Palermo
- Maestro Concertatore: Peter Maag
- Regia: Gianfranco De Bosio
- Maestro del coro: Fulvio Fogliazza
- Scene: Emanuele Luzzati
- Costumi: Santuzza Calì
- Direttore Allestimento: Antonio Carollo
Programma di sala (pagine 102)
- Il terzo genere (Bruno Cagli)
- Una guida all'ascolto (A. Zedda)
- Immagini di Rossini e compagne (Benedetto Patera)
- Note di regia (Gianfranco De Bosio)
- Bibliografia essenziale (Mauro Bucarelli)
- Ritratti di Rossini
- L'argomento
L'argomento
I ATTO - In casa del ricco fittavolo Fabrizio Vingradito si preparano i festeggiamenti per il ritorno del figlio Giannetto dalla guerra. Lucia, moglie di Fabrizio, sorveglia la servitù. Fabrizio intona un inno al vino. Marito e moglie litigano perché Fabrizio acconsentirebbe al desiderio del figlio di sposare Ninetta, una loro domestica della quale è innamorato da tempo. L'intenzione di Giannetto è confermata dalla gazza di casa, un uccello parlante. Giunge Ninetta, anche lei in attesa di Giannetto. Fabrizio l'accoglie con affabilità, ma Lucia, contrariata, si lamenta della negligenza della ragazza, che di recente le ha perso una forchetta d'argento. I tre se ne vanno e compare Isacco, venditore di cianfrusaglie. Il contadinello Pippo lo invita ad allontanarsi. E' poi la volta di Giannetto, accolto da grida gioiose. Ninetta è felice e il giovane, non appena la vede, corre ad abbracciarla. Un brindisi della gente della casa e del villaggio conclude la festosa accoglienza. Con Giannetto è tornato il padre di Fernando Villabella, anche lui soldato rientrato dalla guerra. La fanciulla lo scorge in un angolo del cortile travestito da mendicante dopo che gli altri se ne sono andati. Egli è stato condannato a morte perché si è reso colpevole di una grave insubordinazione. Nel frattempo entra il Podestà del villaggio, che ha più volte cercato di insidiare la giovane e ne è stato respinto. Il segretario Giorgio giunge con una missiva da Parigi a distoglierlo dalle sue profferte amorose. Mentre il Podestà cerca gli occhiali per leggere, Fernando, al quale la figlia ha consigliato di fingere di dormire in un angolo del cortile, consegna alla figlia una posata d'argento, affinché ne tragga il denaro che gli sarà indispensabile per poter fuggire, e la prega di nascondere il ricavato nel tronco di un vecchio albero di castagno. Il Podestà, che ha dimenticato gli occhiali chiede a Ninetta di leggergli la lettera. Sgomenta ella riconosce nella descrizione del ricercato le sembianze del padre e, per evitare che venga scoperto, ne muta il ritratto. Il trucco fortunatamente riesce. Ma i tentativi del Podestà di sedurre Ninetta vanno a vuoto. Il Podestà si allontana adirato. Intanto, velocissima, la gazza ruba un cucchiaio dal tavolo. Isacco è di nuovo davanti alla casa, Ninetta lo chiama e gli vende la posata d'argento avuta dal padre. Pippo, che nel frattempo è riuscito a catturare la gazza e a chiuderla in gabbia, domanda a Ninetta cosa avesse a che dire con Isacco. La ragazza gli risponde di avere avuto bisogno di soldi. Mentre sta per andare a nascondere il denaro dove le aveva detto il padre, arrivano Fabrizio e Giannetto con Lucia e il Podestà. Lucia si accorge immediatamente della mancanza del cucchiaio e, adirata, rammenta come già il giorno prima fosse sparita una forchetta. Il Podestà per vendicarsi di Ninetta inizia un'inchiesta giudiziaria. Pippo ritorna a mani vuote dopo aver ovunque cercato le posate. La Gazza, dalla gabbia, accusa Ninetta del furto. Tutto congiura ai danni della sventurata: dal racconto di Pippo, fatto in buonafede nel tentativo di scusarla, alle conferme di Isacco, al fatto che sulla posata venduta vi fossero le iniziali F.V, comuni sia al padrone che al padre della fanciulla. Ninetta viene accusata e arrestata.
II ATTO - Nel cortile della prigione. Antonio il carceriere, impietosito, concede a Ninetta di uscire di cella. Lei è preoccupata soprattutto per il padre che attende i denari nel bosco. Così chiede ad Antonio di chiamare Pippo. Arriva inaspettato Giannetto. Antonio li lascia soli. La ragazza proclama la sua innocenza e il fidanzato si allontana promettendo che farà di tutto per farla scagionare. Ma ecco entrare il Podestà che le offre la libertà a patto che si pieghi al suo desiderio. Ninetta si ribella, l'uomo si infuria. Quindi è la volta di Pippo che, in cambio di una crocetta d'oro, accetta di nascondere tre soldi nel tronco del castagno e di poltare un anello a Giannetto. Frattanto Lucia in preda al dubbio, nonostante gli indizi siano contro Ninetta, racconta l'accaduto a Fernando tornato in casa di Fabrizio per cercare la figlia. Il padre decide di tentare ogni cosa pur di salvarla. Però, giunto nell'aula di tribunale dove Ninetta viene processata, è riconosciuto dal Podestà, che lo fa arrestare. Questi sembra addirittura gioire della situazione che gli consente di infierire sui due infelici. La vendetta è finalmente a portata di mano. Per Ninetta la sentenza è di morte. La ragazza viene condotta nella piazza del paese dove avrà luogo l'esecuzione fra gli sguardi degli abitanti ammutoliti. Qui Ernesto, compagno d'armi di Fernando, da' notizia della grazia concessa al suo amico. La gazza arriva volando e ruba a Pippo, che siede vicino al castagno, una moneta luccicante. Arrabbiato e insospettito, Pippo, con l'aiuto di Antonio, da' la caccia alla gazza. Si arrampicano sul campanile fino al suo nascondiglio e vi trovano non solo la monetina, ma anche le posate di Lucia. Con in mano le prove dell'innocenza della fanciulla, suonano disperatamente le campane per fermare l'esecuzione. E' il lieto fine con l'insperata salvezza di Ninetta. Lucia finalmente benedice l'unione dei due giovani. Il paese è in festa. Soltanto il Podestà, scornato, si rode in disparte.
Nella fotografia: H.Mailly Caricatura di Rossini litografia acquerellata - Pesaro casa Rossini