Teatro dell'Opera di Roma presenta:
La Gioconda (1971)
Dramma lirico in quattro atti di Tobia Gorio - Musica di Amilcare Ponchielli
- Interpreti principali: Leyla Gencer (Gioconda) Gianni Raimondi (Grimaldi) Giangiacomo Guelfi (Barnaba) Franca Mattiucci (Laura Adorno) Anna Di Stasio (Cieca) Ruggero Raimondi (Alvise) Primi ballerini: Maria Cristini Latini - Mauro Maiorani
- Maestro Concertatore: Bruno Bartoletti
- Regia: Gianrico Becher
- Maestro del coro: Tullio Boni
- Coreografia: Attilia Radice
- Scene e Costumi: Veniero Colasanti - John Moore
- Direttore allestimento: Giovanni Cruciani
Programma di sala (pagine 72)
- Il tormento della Gioconda (Ennio Melchiorre)
- Pro e contro la Gioconda (Luigi Colacicchi)
- Bozzetti dellle scene
- Argomento
- Interpreti
- Fotografie
L'argomento
ATTO l ° - La “Bocca del leone” - Sulla piazzetta di S. Marco il popolo di Venezia, marinai, maschere, dalmati e mori, formano una turba allegra e festante. Barnaba, cantastorie e spia del Consiglio dei Dieci, sta osservando la scena, e quando le trombe annunciano la regata indirizza la folla. La piazzetta si vuota. Giunge intanto Gioconda, la cantatrice, per accompagnare in S. Marco la mamma cieca. Quando le due donne si separano Barnaba ferma Gioconda della quale è innamorato, ma viéne ancora una volta respinto. Rientra nella piazza il popolo reduce dalla regata e, al perdente, Barnaba sussurra che la sua barca fu stregata dalla cieca. La calunnia conquista il popolino che urla morte alla strega. Il piano del malvagio sta per riuscire: se Barnaba farà porre sotto giudizio la vecchia, la sua vita sarà il prezzo per avere Gioconda. La cantatrice accorre e con essa Renzo, un marinaio dalmata - almeno così crede Gioconda - da essa ardentemente amato. I due tentano difendere la cieca, quando appare Alvise Badoero - uno dei capi dell'Inquisizione di Stato - con la sua giovane moglie, la genovese Laura Adorno. Per intercessione di questa la vecchia è liberata. La cieca, grata, dona alla sua salvatrice un Rosario che sarà il suo talismano. Tutti partono, solo Enzo, il creduto marinaio dalmata, rimane. Barnaba l'affronta e gli svela ciò che ha scoperto: egli è Enzo Grimaldi principe di Santafior, genovese, innamorato di Laura, costretta dalla famiglia a sposare il Badoero. Barnaba, per vendicarsi di Gioconda che l'ha respinto, vuole strapparle Enzo e promette a questi di condurgli Laura sul brigantino alla mezzanotte. Enzo accetta pur maledicendo l'infernale cantore. Ma Barnaba compie un doppio gioco: denuncia la fuga di Enzo e di Laura al Consiglio dei Dieci, sicuro che il Badoero saprà acciuffare i due ed egli potrà, per la vita di Enzo, avere Gioconda. Detta così l'accusa ad uno scrivano e la getta poi nella “Bocca del leone”, scrigno delle denunce segrete (Oh monumento ...) Gioconda, che ha tutto ascoltato, è affranta.
ATTO 2 ° - Il Rosario. Sulla laguna, nei pressi di Fusina, è ancorato il brigantino di Enzo. Marinai e mozzi cantano una marinaresca. Una voce poco lungi intona una barcarola. E' quella di Barnaba che, travestito da pescatore, si mostra, guadagnando con le sue facezie la simpatia dei marinai. Spedisce tosto il suo compagno ad informare delle forze del brigantino le galee veneziane che verranno a catturare Enzo. Fugge via quando questi appare. Enzo imparte ordini per la prossima partenza e fa ritirare i marinai. Solo sul ponte canta il suo amore con la celebre aria Cielo e mar. Giunge finalmente Laura, condotta da Barnaba, ed il duetto d'amore s'eleva mentre la luna tramonta nel mare. Enzo lascia Laura per disporre la partenza e giunge mascherata Gioconda per affrontare la donna che le toglie il suo amore. La cantatrice non sa che proprio a Laura deve la salvezza della madre sua, perchè sulla piazza di S. Marco Laura portava il “volto”. Dopo un concitato dialogo, nel quale ciascuna esalta il proprio amore per Enzo. Gioconda scopre tra le mani di Laura il rosario donatole dalla cieca. Fa tacere allora il suo odio e, mentre in lontananza si intravedono le galee del Badoero, spinge Laura nella sua barca e la fa portare in salvo. Al sopraggiungere di Enzo, Gioconda gli svela il tradimento di Barnaba, la fuga di Laura, e lo incita a partire immediatamente. Troppo tardi. Un colpo di cannone annuncia le galee di Badoero. Enzo, piuttosto che lasciar catturare il brigantino, l'incendia e poi si getta in mare.
ATTO 3° - Il narcotico. Alvise Badoero nel suo appartamento (quadro I °), alla Ca' d'oro, monologa sulle sue sventure coniugali, e prepara la sua vendetta. Quando Laura giunge, Badoero l'accusa, poi le porge una fiala di veleno orinandole di berlo prima che il canto - ch'odesi dal canale - sia giunto all'ultima strofa. E se ne và. Entra furtiva Gioconda che porge a Laura un narcotico. La persuade a berlo affermando che penserà poi lei a salvarla. Laura beve e si ritira; Gioconda travasa il veleno, lasciando la fiala vuota sul tavolo e sparisce. Alvise Badoero può constatare poco dopo che il veleno è stato bevuto, ed esce lentamente. La sontuosissima Ca' d'Oro (quadro 2 °) accoglie cavalieri, dame, maschere, convocati da Badoero per una gran festa. Una schiera di leggiadre fanciulle intreccia la Danza delle Ore. Al finire della danza Barnaba trascina davanti a Badoero la cieca sorpresa nel palazzo. “Pregavo per chi muor” ella esclama e tutti la interrogano. Enzo, che mascherato è tra gli invitati, freme al nome che gli sussurra Barnaba: per Laura. Getta la maschera ed affronta il marito insultandolo. Alvise lo fa arrestare e lo consegna a Barnaba. Gioconda si promette al cantastorie se libererà Enzo e lo manderà da lei. E Barnaba accetta. Su di un cataletto Badoero mostra intanto la salma di Lau¬ra. Offese il mio onore e l'ho uccisa, grida Alvise, e tutti inorridiscono. Enzo tenta di gettarsi su Badoero, ma le guardie lo fermano. Nella confusione Barnaba afferra la cieca e la porta via.
ATTO 4° - Il canal Orfano. Nell'atrio di un palazzo diroccato nell'isola della Giudecca, Gioconda, sola e triste, aspetta gli amici che devono recarle il corpo di Laura sottratta alla tomba. Questi giungono ma rifiutano la mercede. Ai generosi, Gioconda dà incarico allora di ricercar la madre sua ch'ella crede smarrita. La tristezza della cantatrice è profonda. Salvati e ricongiunti Laura ed Enzo, che più le resterà? Nemmeno la madre le è accanto, e medita il suicidio. Ma poi pensa che se sopprimesse Laura, forse Enzo potrebbe restare a lei! Voci lontane e lugubri la scuotono e Gioconda respinge le malvagie idee e cade affranta. Enzo appare in quel mentre e chiede a Gioconda spiegazioni. Egli non desidera che la morte e la cercherà sulla tomba di Laura. Gioconda, poiché si vede così disdegnata, si limita a dirgli che Laura non è più nell'avello, perchè il suo corpo fu da lei rapito. Sdegno di Enzo che non può comprendere, ed il drammatico e stupendo duello verbale è per chiudersi con la morte di Gioconda, che a tanto, nella sua ira, sta per giungere Enzo. Lieta sarebbe Gioconda d'aver dalle mani di lui la morte. Ma Laura intanto si sveglia ed appare ad Enzo trasognato. I due s'abbracciano e poi si prostrano in ringraziamento davanti a Gioconda. La serenata, che già Laura udì quando doveva morire, giunge da voci lontane. Gioconda dà istruzioni ai due per¬ché possano raggiungere la salvezza, e copre Laura col suo manto. Arriva la barca: i tre s'abbracciano e gli amanti partono. Gioconda vorrebbe morire allora, se un altro dovere non le incombesse: cercare la madre. Si inginocchia e prega e si prepara a fuggire. Ma Barnaba sopraggiunge. Gioconda finge d'adattarsi alla sorte; ma poi, col pretesto di adornarsi, ricerca un pugnale e, mentre Barnaba l'agguanta, si trafigge. Furente, il malvagio, compie l'ultima infamia annunciandole d'aver affogata la cieca. Poi sparisce nelle tenebre della cale.