Teatro alla Scala di Milano presenta:
L'assedio di Corinto (1969)
Tragedia lirica in tre atti di Luigi Balocchi e Alexandre Soumet. Musica di Gioachino Rossini
- Interpreti principali: Beverly Sills (Palmira) Marilyn Horne (Neocle) Franco Bonisolli (Cleomene) Paolo Washington (Iero) Justino Diaz (Maometto)
- Maestro Concertatore: Thomas Schippers
- Regia: Sandro Sequi
- Maestro del coro: Roberto Benaglio
- Scene e Costumi: Nicola Benois
- Direttore allestimento: Nicola Benois
Programma di sala (pagine 44)
- La nascita dell'opera pariottica (G. L. Tommasi)
- La presente edizione
- Argomento
- Interpreti
- Fotografie
L'argomento
ATTO PRIMO. A Corinto, nel vestibolo del palazzo del Senato. Il governatore, sconfortato per le avverse vicende della lotta contro i musulmani che ormai assediano la città, consulta i guerrieri, tra i cui comandanti è Neocle, pretendente di sua figlia Pamira. La loro risposta al suo dubbio (" che far po tremo? / ancor pugnar. .. morire ... / o arrenderci dovremo?") è unani me: combattendo a oltranza "noi di vincer giuriamo o perir", e se mai è destino che "ogni greco soccomba", "Corinto gli serva di tomba, / monumento di gloria e d'onor". Cleomene conferma poi a Neocle la parola datagli: Pamira sarà sua moglie, anzi, nell'incertezza del domani, ha deciso di affrettare la celebrazione delle nozze. Pamira vi si oppone, confessando di essere innamorata di uno straniero a nome Almanzor che ha conosciuto ad Atene. Tuttavia, da degna figlia di Cleomene, il suo amor patrio fa tacere ogni altro sentimento appena si annuncia che i nemici hanno sferrato l'attacco finale per la conquista di Corinto. Piazza di Corinto. I greci sono sconfitti. Maometto esige che l'esercito rispetti le opere d'arte della città. La sua saggezza e generosità si ripetono nei confronti di Cleomene prigioniero, che grazia contro il parere di Omar, e a cui vuole parlare. Esse nascono anche come spiega al suo esterrefatto 'confidente' - dall'ammirazione per iI paese maturata durante un recente viaggio in incognito e dall'amore per una fanciulla incontrata ad Atene. Maometto pensa che ai corinzi sarebbero risparmiati altri lutti e sofferenze se desistessero da una inutile ulteriore resistenza: in questo senso tenta di convincere Cleomene. E dopo l'imbarazzata scena dell'agnizione - "Ciel, che vedo AI manzor!", "Pamira, oh, Dio ... è lei!" - arriva a offrire ai vinti un'onorevole pace in cambio del consenso di sposare l'amata. La proposta suscita la collera e il disprezzo di Cleomene; a Pamira "una vita d'affanno, di pianto / il paterno rigore tracciò"; quanto a Maometto, "di vendetta lo strugge il desìo; / fa tal giorno pe' greci quest'è".
ATTO SECONDO. Sull'ammiraglia di Maometto. Il matrimonio del sultano con Pamira è imminente. Dibattuta da opposti stati d'animo, lei guarda alla morte come "sola speme a un core oppresso"; lui non si stanca di rasserenarla: "Pietosa ali 'amor mio / alfin ti arrendi, o ca ra! / Vieni, Pamira, all'ara / vieni a regnar con me". Ismene, la 'confidente' di Pamira, non dissimula la sua ansia ("Imen le dona / una corona", "ma la sventura / per lei congiura") e i turchi intonano un inno al "divin profeta" mentre si prepara la cerimonia nuziale che però un prigioniero, facendosi largo a forza, interrompe. Costui è Neocle, venuto a ribadire la volontà dei corinzi di non arrendersi e ad esprimere il suo sdegno che per contro Pamira "arrida lieta al vincitor". Maometto gli chiede chi egli sia da osare tanto. Per salvarlo, Pamira ne previene la risposta dicendo che è suo fratello. Maometto allora lo invita a far da testimone. Nel tumulto che improvvisamente si leva dalla fortezza, Pamira ode la voce del padre. Trova cosi il coraggio di rinunciare all'amore di Maometto e di tornare dai suoi compatriotti a condividerne la sorte. A questo punto Maometto furente ordina l'annientamento di Corinto.
ATTO TERZO. Neocle, fuggito dalla prigionia, è sceso nelle catacombe di Corinto dove i greci si sono riuniti per un'estrema, disperata difesa. Oui si incontra con Cleomene e intercede in favore di Pamira che pentita del suo colpevole amore per un musulmano gli ha giurato "sulla tomba materna / fede costante, eterna". Cleomene perdona la figlia e benedice i due giovani. Intanto i soldati di Maometto incalzano: i secoli futuri - ammonisce lero, il guardiano dei sepolcri serberanno memoria della virtu dei greci in questa ora; l'eco delle Termopili non si è ancora spenta, il nome di Leonida "che suona vittoria / immortale ogni prode farà", un giorno la patria si risolleverà. Un breve strepito d'armi, poi un funebre silenzio. Appare Maometto in tutta la sua terribilità: Pamira piuttosto di darsi al vincitore si trafigge con un pugnale. Fuori divampano le fiamme che stanno distruggendo Corinto.