Ente Autonomo Teatro Comunale di Bologna presenta:
L'Angelo di fuoco (1975)
Opera in tre atti (sette quadri) di Serghej Prokofiev dal romanzo di Valerij Brjusov. Versione ritmica italiana di Mario Nordio. Musica di Serghej Prokofiev
- Interpreti principali: Mirka Klaric (Renata) Claudio Desderi (Ronald) Gianfranco Casarini (Inquisitore) Ernesto Civolani (Agrippa) Oslavio Di Credico (Mefisto) - Orchestra e Coro del Teatro Comunale di Bologna
- Maestro Concertatore: Zoltan Pesko
- Regia: Virginio Puecher
- Maestro del coro: Leone Magiera
- Scene e Costumi: Luciano De Vita
- Direttore Allestimento: Paolo Bassi
Programma di sala (pagine 60)
- Resurrezione di un'opera "sepolta viva" (Mario Nordio)
- L'Angelo di fuoco (G. Gualerzi)
- Il Cast
- Schema musicale dell'opera
- Il libretto
Il libretto
Atto primo QUADRO PRIMO - Nella Germania del XVI secolo. È notte. In un alberguccio l'Ostessa accompagna il cavaliere Ronald, appena ritornato in patria dall'America. Mentre stanchissimo egli si distende sul letto, urla confuse e disperate di donna lo fanno sussultare. Provengono da una stanza vicina. Continuando le grida e le invocazioni d'aiuto, il giovane abbatte con una spallata un uscio e gli appare in uno stato di grande esaltazione Renata. È in preda a un delirio di terrore. Poi, sensibile alle premure di Ronald, si calma e gli racconta la sua stranissima storia. Ancora bambina ebbe l'apparizione d'un angelo vestito di fiamma, che diceva di chiamarsi Madiel e tutte le notti fino all'adolescenza ritornava a farle amorevole compagnia, raccontandole cose meravigliose. Quando però in lei sbocciò la donna e si apprese di una ardente passione carnale per l'angelo bello, questo divenne triste e non si fece più vedere, lasciandola in uno stato di morbosa disperazione Una notte Madel le riapparve in sogno per dirle che accettava di vivere con lei, ma semplice mortale, nelle vesti di un Conte Enrico. Fu così che in quest'ultimo ella s'illuse di ravvisare Madiel. Ma, dopo un anno felice, anche Enrico sparì e da allora Renata vaga come un'anima in pena, ossessionata da angosciose visioni, smaniosa sempre di ritrovarlo. E ringrazia Roland per averla salvata da quelli che ella chiama «spiriti maligni». Richiamata dalle grida della donna, sopraggiunge l'Ostessa, la quale alla richiesta del cavaliere, risponde che si tratta di una creatura maledetta, dedita a pratiche magiche e apportatrice di sventura a quanti avvicina. Ronald, che fin dal primo momento ha subìto lo strano fascino della provocante bellezza di Renata, pensa di approfittare della singolare situazione per tentare con lei un'avventura. Ma ella, con casta, risoluta fermezza lo respinge, pregandolo di aiutarla invece a ritrovare Enrico. Ecco rientrare l'Ostessa. Spinta dalla curiosità, ha fatto salire nella stanzetta un'Indovina, la quale, dopo gli scongiuri di rito, afferma di riscontrare nella giovane una tragica predestinazione e la interrorisce dicendo che intorno a lei vede sangue, sangue. Impressionato, Ronald afferra Renata e la trascina via.
QUADRO SECONDO - Una stanza a Colonia. Renata sta consultando un grosso libro di magia. È già da una settimana che si trovano nella città renana e la donna spera nell'aiuto delle forze occulte per rintracciare lo scomparso Enrico. Ma tutte le ricerche si sono dimostrate vane. Un certo Jakob Glock, che porta a lei segretamente rari manoscritti cabalistici, suggerisce a Roland di consultare il sapiente Agrippa di Nettesheim. E il cavaliere, che è sempre più preso della donna, ci va.
QUADRO TERZO - Nel laboratorio del tre volte dottore Agrippa, Ronald - desideroso di penetrare i misteri della magia e di saggiarne i segreti poteri per assecondare le smanie di Renata, sempre in preda alle allucinazioni - interpella il mago, ma le sue risposte evasive lo convincono che gli scongiuri e le pratiche demoniache sono soltanto frutto di illusorie esaltazioni.
Atto secondo QUADRO PRIMO - Dinanzi la casa del Conte Enrico. Renata confida a Ronald d'avere incontrato per via il suo perduto amore. S'è prostrata a baciare un lembo della sua veste, che ella ritiene « celestiale », ma lui, duramente, è passato oltre senza darle ascolto. Ora soltanto ella comprende che è un mortale qualunque, in cui a torto ha creduto di ravvisare Madiel. Ronald spera che questo rinsavimento avvicini la giovane donna a lui, ma, presa da un'improvvisa furia di vendetta contro colui che ritiene essersi fatto gioco di lei, ella incita il cavaliere a ucciderlo. Ronald si schermisce, ma alla fine si lascia persuadere e va a sfidare Enrico nella sua casa. Mentre Renata dà sfogo ai suoi sentimenti, a un balcone appare il Conte Enrico nella fiammeggiante veste dell'Angelo di Fuoco. Ella cade allora in ginocchio e non sa darsi pace per aver potuto dubitare di lui. Ronald ha intanto sfidato Enrico e si propone di ucciderlo in duello. Ma Renata, come trasfigurata dalla visione avuta, lo investe, minacciandolo, se oserà toccargli un capello. E Ronald, non sa più cosa pensare.
QUADRO SECONDO - Il duello ha avuto luogo sulle rive del Reno. Ronald giace al suolo gravemente ferito. Mathias, un amico, è curvo su di lui, poi corre a chiamare un medico. Renata, pentita, promette al cavaliere il suo amore se sopravviverà, decisa invece a ritirarsi in un monastero s'egli dovesse morire. Ronald ha intanto, nel suo delirio, strane visioni e la maledice. Quando Mathias ritorna con il medico, questi promette di salvarlo. Son passati i tempi - dice - anche per la medicina, che più nulla conosce d'impossibile.
Atto terzo - QUADRO PRIMO Una piazzetta di Colonia, davanti a un'osteria. Renata entra correndo, seguita da Ronald sempre ancora sofferente, che ardentemente implora il suo amore. Esasperata nella sua esaltazione, la donna lo respinge, minancciando di trafiggersi con un coltello, poi fugge. Invano la insegue Ronald che, ritornando depresso, trova seduti a un tavolo della taverna due singolari personaggi: Mefistofele e Faust. Dopo il grottesco episodio di Mefistofele che mangia il garzone dell'osteria e poi [o fa rinascere, i due discutono di filosofia con Ronald e lo invitano a far loro da guida nella città.
QUADRO SECONDO - Nel sotterraneo del monastero in cui si è rifugiata, Renata appare stesa a terra nel grigio saio delle novizie. La Superiora le chiede se crede in Dio ed ella lo afferma recisamente. Ma da quando vi è entrata, nel convento non v'è più pace: si odono voci disperate, strani colpi e grida misteriose. Tutto questo sembra provenire da lei, tanto che l'Inquisitore sopraggiunge per cacciare da lei il demonio. Renata protesta la sua fede, mentre le novizie son prese da una crescente agitazione, che in breve assume forme isteriche. È il maligno che s'è insinuato nel suo corpo - dice l'Inquisitore - e da lei si comunica alle altre. Alla fine, come un'invasata, Renata si scaglia contro l'Inquisitore, accusandolo d'essere lui il ministro di Satana. Trascinate dal suo impeto, alcune novizie si avventano contro di lui, mentre altre ne prendono le difese. Guidato con beffardo ghigno da Mefistofele, assiste, non veduto, lo sconvolto Ronald. Quando il tumulto ha raggiunto il massimo della violenza e l'Inquisitore sta per essere sopraffatto, dalla porta infranta un raggio di luce penetra abbagliante sotto le cupe volte. Irrompe la guardia armata, che affronta le religiose. L'Inquisitore si riprende, punta furibondo la croce contro Renata e grida: «Questa femmina è rea di atti carnali con Satana! L'attendono i giudici dell'Inquisizione! Al rogo la strega! Arsa sia viva! ».