Carlo Alberto Cappelli presenta:
Sei personaggi in cerca di autore (1963)
Di Luigi Pirandello
- Interpreti principali: Giorgio De Lullo, Rossella Falk, Romolo Valli, Elsa Albani, Ferruccio De Ceresa, Carlo Giuffrè, Italia Marchesini
- Scene e costumi: Pier Luigi Pizzi
- Regia: Giorgio De Lullo
- Direzione artistica: Giorgio De Lullo - Romolo Valli
Programma di sala (pagine 28)
- I dieci anni della Compagnia
- La tournèe in Russia
- Luigi Pirandello
- Sei personaggi... (da Renato Simoni)
- Sei maschere nude (di P. E. Poesio)
- Biografia di Giorgio De Lullo
- Foto di scena
SEI PERSONAGGI IN CERCA D’AUTORE
Quando si alza il sipario siamo in un palcoscenico buio all’ora della prova. I comici entrano alla spicciolata; il direttore e il capocomico li raggiungono e la prova comincia. Ed ecco entrano sei figure tra reali e irreali, con i tratti del viso spasmodicamente tesi nello sforzo di trovare un'espressione. Sono: un uomo maturo, fulvo e stempiato, triste d'una tristezza quasi febbricitante; una donna pallida, non più giovane, vestita a lutto; una ragazza, in lutto anch'essa con un’impronta di sfrontatezza nella quale c’è insieme, disprezzo di sé e disprezzo degli altri: un giovane grave e taciturno; un ragazzo pensoso e macilento e una bimbetta di pochi anni. Questi intrusi dichiarano di essere personaggi: personaggi di un dramma intuito, pensato, sbozzato, non ancora realizzato: e hanno dentro di loro, la tormentosa forza del dramma che dovevano rappresentare, anzi esprimere; e anelano a viverlo, questo dramma, e a trovare in esso la loro entità, la loro determinatezza forse la loro eternità. Cercano un autore che li tragga da quel limbo nebuloso nel quale tremulano. Ne conosce uno il capocomico? O egli stesso, ascoltandoli e guardandoli agire, vorrà costruire, alla meglio, un canovaccio di commedia, alla maniera dei comici dell'Arte? Supplicano, insistono. Grida della loro passione, frammenti della loro storia escono ora dalla bocca di uno di essi, ora dalla bocca dell'altro, confusamente e la vicenda a poco a poco si schiarisce, si ordina come fatto, come successione di avvenimenti; non ancora come bellezza artistica. E, tuttavia allo stato di rude verità e non ha aggiunto la verisimiglianza; è materia informe, stridente, oltraggiosa quasi, per la sua fatale brutalità.
Il dramma dei sei personaggi è il seguente: l'uomo maturo s'è accorto un giorno che sua moglie (la signora in lutto) era una piccola creatura troppo diversa da lui. Un figlio era nato dalla loro unione ma quel figlio non bastava a costituire un legame d’anima, poiché non c'era concordia e uguaglianza di intelletti tra quei due sposi. Avvenne che il marito comprese che un suo umile dipendente era innamorato di sua moglie innocentemente innamorato perché le assomigliava nella bontà semplice e nella nullità mentale; e la donna traeva dalla presenza dl quell'essere umile una grande dolcezza e un candido appagamento. Allora il marito ha, si puoi dire, creato lui il peccato di quei due; ha voluto che si unissero e andassero insieme, che formassero una famiglia irregolare, ma quieta e docile e passivamente contenta. La donna è uscita di casa sua, lasciando il suo bambino; e dall'amante incolore come lei, ha avuto tre figli: gli altri tre personaggi in cerca d'autore. Poi il padre insignificante di questi tre è morto, e lei la povera donna vestita di nero è tornata nella città dove viveva suo marito, desolata e povera vi è tornata, e la sua ragazza maggiore, tra la miseria e le tentazioni' è caduta s'è venduta; e un giorno, senza saperlo e che egli. lo sapesse, è stata in procinto di vendersi al marito di sua madre. Ma costei è sopraggiunta in tempo urlando di terrore; e quel gran male fu evitato. Anzi il marito pieno di angoscia e di rimorso, ha accolto in casa sua la moglie e i tre figli di lei. Qui incominciò una vita di acerbe inquietudine. Il figlio legittimo di quel padre e di quella madre ha guardato con sordo rancore i tre intrusi e la donna che li accompagnava. Essa gli ha dato sì, ma egli lo sa appena, e tardi lo ha appreso, quando dopo il lungo abbandono il suo cuore non poteva essere che muto.
Vita d’inferno. Il padre sente ora che il peccato che stava per commettere, quel peccato che non era che un momento della sua vita, un fuggevole episodio, gli si è, agli occhi della sua bizzarra famiglia, come rappreso addosso; e la sua famiglia vede lui solo sotto l’aspetto di vecchiotto vizioso. Ingiustamente perché egli è ben diverso; e se talora fu l'uomo con le brevi miserie della sua carne, tante altre forze e voci e voglie e aspirazioni fremono nel suo spirito e nel suo cervello. La madre di tutti i quattro figli non ha occhi che per il suo primo nato, per il nato in purità e implora da lui, sdegnoso e appartato, la carità d'uno sguardo amoroso. La ragazza ha il sordo rancore di essere entrata in quella casa per l'onta che sfiorò; e, per nascondere che si vergogna di sé, spregia e accusa gli altri. Il ragazzo minore si sente solo, trascurato, sopportato e si uccide, mentre la sua sorellina piccina annega nella vasca di un giardino.
Questo sarebbe un dramma, il dramma. E i sei personaggi vogliono che si faccia secondo la secca verità della loro natura; e lo vivono sotto gli occhi del capocomico e degli attori, frammentario, anti-artistico, tutto potenziale e non mai attuato. Quando poi gli attori provano le scene che essi hanno già detto, i sei personaggi non si riconoscono più, non ritrovano più il loro dramma; lo vedono generalizzato e falso: essi stessi si sentono disindividualizzati. Finché, a un tratto, alla fine, questo sforzo continuo per cercare l'equilibrio, per contemplare la verità con l'arte, è rotto da un soprassalto violento della realtà, dal colpo di pistola con il quale il ragazzo si uccide; e non si sa più se sia la soluzione di un dramma preparato o la improvvisa catastrofe di un dolore troppo vivo in quel momento. Così, tutto è distrutto; la creazione artistica è resa impossibile per sempre, e i sei personaggi sono relegati nel mondo opaco degli esseri non nati e incapaci di nascere.
Da: RENATO SIMONI