Teatro Bellini Teatro Stabile di Napoli presenta:
So' muorto e m'hanno fatto turnà a nascere (1998)
Da Antonio Petito
- Interpreti: Tato Russo, Antonella Morea, Marcello Romolo, Franco D'Amato, Maria Donnarumma, Toni Lara, Antonella Lori, Ernesto Mahieux, Letizia Netti, Francesco Ruotolo, Katia Terlizzi, Bindo Toscani
- Musiche: Zeno Graig
- Scene e Costumi: Giusi Giustino
- Regia: Zeno Graig
Programma di sala (pagine 24)
- Drammaturgia e scena di Antonio Petito (Franco C. Greco)
- da Storia del teatro napoletano (Vittorio Viviani)
- Note dello spettacolo (Z. Craig)
- I costumi di Giusi Giustino
- Foto di scena di Fabio Donato
So' muorto e m'hanno fatto turnà a nascere andò in scena il 25 aprile 1868.
Straordinaria commedia di Petito! Qui «Totonno» affronta addirittura un tema filosofico: la metempsicosi, e lo risolve su un piano di libera fantasia satirica, che è trasfigurazione di buon senso popolare, in un linguaggio purificato da ogni scoria istrionica, come dai rischi di suggestioni letterarie piccoloborghesi e conformistiche, tipiche degli autori «colti» del «San Carlino» dal Marulli al Guarino, dal Cofino all'ormai stanco Altavilla. È una creazione tenuta su un tono d'alto livello stilistico. I personaggi della vicenda coi loro imbrogli, la loro avidità di denaro, la loro ipocrisia creano intorno a Pulcinella un clima d'inganno, di terrore superstizioso, di violenza morale. Così Lucantonio Lacertone, medico e filosofo, vuole appropriarsi di un'eredità della quale dovrebbe beneficiare il suo pupillo Petruccio. Egli è assecondato dalla sudicia usuraia Marianna - che ha sempre «co l'aiuto del Cielo!» per suo pinzocheresco intercalare - dal manutengolo di costei, il lenone e guappo Coladomenico Ponianfaccia, e dalla figlia della stessa Marianna, Teresina che, con la sua aria candida e verginale, contribuisce, più degli altri, all'inganno di far credere a «Pulcinella» che le anime trasmigrino in altri corpi e che l'uomo morendo rinasca e sia quindi immortale; di spingere il «Cetrulo» e Petruccio, rivali in amore, ad un duello alla pistola; di far fuggire quest'ultimo credendo di aver ucciso l'avversario opportunamente narcotizzato; ed infine di metterer le mani sull'eredità della quale è entrato in possesso il servo «rinato» pupillo. L'innocente va a finire in un manicomio: ma nemmeno là c'è pace per lui. L'intervento finale di Petruccio mette le cose a posto. Pulcinella è ormai deciso ad affrontare la vita con piena coscienza, sapendo di essere la persona che è.
VITTORIO VIVIANI