Compagnia del Teatro Eliseo di Roma presenta:
Spettri (1985)
Di Henrik Ibsen
- Interpreti: Gabriele Lavia, Valentina Fortunato, Monica Guerritore, Umberto Ceriani, Paolo Triestino
- Traduzione e adattamento: Gabriele Lavia
- Tema musicale: Igor Strawinsky
- Scene e Costumi: Gabriele Lavia
- Regia: Gabriele Lavia
Link Wikipedia
Programma di sala (pagine 64)
- La vita e le opere di Ibsen
- Quello sche scrisse la stampa alla prima rappresentazione di Spettri
- Intervista a Lavia (Guido Davico Bonino)
- Teatro Eliseo - Piccolo Teatro Eliseo
- Cenni Storici
- Cronologia delle opere di Ibsen
- Il cast
- Fotografie di Tommaso Le Pera
Dall'intervista a Gabriele Lavia
La STAMPA, 20 Febbraio 1985 Cominciamo a fargli qualche domanda proprio sulla traduzione. Perchè ne ha approntata una nuova e da quale lingua? Ne conosco due almeno, assai bene, ma poco utilizzabili teatralmente: quella di Anita Rho, molto letterale, e quella di Claudio Magris, che si distende un po’ troppo rispetto all'originale. E poi sono dal tedesco, ambedue. lo ho tradotto dal norvegese. Mi è stata di valido aiuto, oltreché il confronto con le precedenti versioni, un'amica scandinavista, di lingua e cultura norvegese. Di stupore in stupore: come mai esordisce anche come scenografo e costumista? Vorrei intanto spiegarle che sono entrato abbastanza tardi in Accademia d'Arte Drammatica a Roma perchè a Torino lavoravo alla Sipra come disegnatore di cartoons pubblicitari. Intendo dire che con la matita ho una qualche familiarità. E in tutti questi anni ho sempre dialogato molto fittamente con il mio scenografo "stabile" Giovanni Agostinucci. Stavolta ho ideato da solo scene e costumi di Spettri, perchè anche un grande complesso come la Compagnia del Teatro Eliseo ha il dovere, coi tempi che corrono, di risparmiare. Ed io mi sono "quotato" per questo lavoro per una cifra assai inferiore ai normali compensi di mercato Può anticiparci qualcosa sull'ambientazione scenica? Casa Alving non sarà daccapo una serra soffocante come quella volutta da Ronconi nell'ultima edizione al Festival di Spoleto e che mietè, col suo calor bianco, una serie di vittime tra gli spettatori? No, niente serra, ma nemmeno una casa in senso strettamente naturalistico. Diciamo una grande pedana nera, con tutt'intorno alte pareti rosse. Dalla pedana si levano come lembi di forme sinuose e sghembe, non verosimili, ma fortemente allusive Non avrà mica eliminato anche le musiche di scena del suo prediletto e “neoromantico” Giorgio Camini? Proprio cosi: la colonna sonora è costituita unicamente dalla Elegia per viola sola di Strawinsky, una breve melodia stupenda e straziante Negli ultimi tempi è venuto di moda discutere se sia più profondamente tragico Strindberg o Ibsen: sulle tracce di alcune penetranti pagine proprio di Claudio Magris sul tardo Ibsen, sono molto numerosi gli Ibsenisti appassionati: lo andrei cauto a dare la palma all'uno o all'altro di questi due grandi. Anche Strindberg lo amo molto, e non solo perchè Il Pellicano passa per essere una delle mie migliori regie. Ma certo Spettri è un dramma di tragicità angosciosa Magris parla di una "Negatività dominante", che scandisce "una desolazione totale": Sono d'accordo in pieno. Tutti i cinque personaggi sono "spettri", tutti sono colpevoli, tutti sanno benissimo di esserlo: la madre Hélène, il figlio Osvald, il pastore Manders, il falegname Engstrand, la sua "falsa" figlia Regine. La lue, che interessava tanto Lombroso o Zacconi, è il simbolo trasparente di questa colpa. Shaw,nella Quintessenza dell'lbsenismo, ricorda come i critici inglesi reagirono con orrore a Spettri nel 1891, bollandolo di "Iebbrosario morale" e di "cloaca aperta". Ebbene, paradossalmente, avevano intuito l’abisso che il dramma nasconde. Abbiamo parlato delle incarnazioni di Lavia, ma non dei suoi quattro compagni: Sono dei colleghi formidabili, intelligenti e sensibili, con cui mi sono inteso a fondo nel corso delle prove. Hélène Alving è Valentina Fortunato, Osvald sono, naturalmente, io, il pastore Manders è Umberto Ceriani, Regine è Monica Guerritore, e il corrotto Engstrand è Paolo Triestino, un attore giovane, che è stato con me nei Masnadieri e nel Don Carlos di Schiller, e a cui predico un avvenire alla Buazzelli
GUIDO DAVICO BONINO
La STAMPA, 20 Febbraio 1985 Cominciamo a fargli qualche domanda proprio sulla traduzione. Perchè ne ha approntata una nuova e da quale lingua? Ne conosco due almeno, assai bene, ma poco utilizzabili teatralmente: quella di Anita Rho, molto letterale, e quella di Claudio Magris, che si distende un po’ troppo rispetto all'originale. E poi sono dal tedesco, ambedue. lo ho tradotto dal norvegese. Mi è stata di valido aiuto, oltreché il confronto con le precedenti versioni, un'amica scandinavista, di lingua e cultura norvegese. Di stupore in stupore: come mai esordisce anche come scenografo e costumista? Vorrei intanto spiegarle che sono entrato abbastanza tardi in Accademia d'Arte Drammatica a Roma perchè a Torino lavoravo alla Sipra come disegnatore di cartoons pubblicitari. Intendo dire che con la matita ho una qualche familiarità. E in tutti questi anni ho sempre dialogato molto fittamente con il mio scenografo "stabile" Giovanni Agostinucci. Stavolta ho ideato da solo scene e costumi di Spettri, perchè anche un grande complesso come la Compagnia del Teatro Eliseo ha il dovere, coi tempi che corrono, di risparmiare. Ed io mi sono "quotato" per questo lavoro per una cifra assai inferiore ai normali compensi di mercato Può anticiparci qualcosa sull'ambientazione scenica? Casa Alving non sarà daccapo una serra soffocante come quella volutta da Ronconi nell'ultima edizione al Festival di Spoleto e che mietè, col suo calor bianco, una serie di vittime tra gli spettatori? No, niente serra, ma nemmeno una casa in senso strettamente naturalistico. Diciamo una grande pedana nera, con tutt'intorno alte pareti rosse. Dalla pedana si levano come lembi di forme sinuose e sghembe, non verosimili, ma fortemente allusive Non avrà mica eliminato anche le musiche di scena del suo prediletto e “neoromantico” Giorgio Camini? Proprio cosi: la colonna sonora è costituita unicamente dalla Elegia per viola sola di Strawinsky, una breve melodia stupenda e straziante Negli ultimi tempi è venuto di moda discutere se sia più profondamente tragico Strindberg o Ibsen: sulle tracce di alcune penetranti pagine proprio di Claudio Magris sul tardo Ibsen, sono molto numerosi gli Ibsenisti appassionati: lo andrei cauto a dare la palma all'uno o all'altro di questi due grandi. Anche Strindberg lo amo molto, e non solo perchè Il Pellicano passa per essere una delle mie migliori regie. Ma certo Spettri è un dramma di tragicità angosciosa Magris parla di una "Negatività dominante", che scandisce "una desolazione totale": Sono d'accordo in pieno. Tutti i cinque personaggi sono "spettri", tutti sono colpevoli, tutti sanno benissimo di esserlo: la madre Hélène, il figlio Osvald, il pastore Manders, il falegname Engstrand, la sua "falsa" figlia Regine. La lue, che interessava tanto Lombroso o Zacconi, è il simbolo trasparente di questa colpa. Shaw,nella Quintessenza dell'lbsenismo, ricorda come i critici inglesi reagirono con orrore a Spettri nel 1891, bollandolo di "Iebbrosario morale" e di "cloaca aperta". Ebbene, paradossalmente, avevano intuito l’abisso che il dramma nasconde. Abbiamo parlato delle incarnazioni di Lavia, ma non dei suoi quattro compagni: Sono dei colleghi formidabili, intelligenti e sensibili, con cui mi sono inteso a fondo nel corso delle prove. Hélène Alving è Valentina Fortunato, Osvald sono, naturalmente, io, il pastore Manders è Umberto Ceriani, Regine è Monica Guerritore, e il corrotto Engstrand è Paolo Triestino, un attore giovane, che è stato con me nei Masnadieri e nel Don Carlos di Schiller, e a cui predico un avvenire alla Buazzelli
GUIDO DAVICO BONINO
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