LUIGI CARINI – profilo
Di Paolo Emilio
La personalità simpatica alle folle di Luigi Carini va inquadrata nel recente e già così lontano passato da cui ci estrania una tragedia che come tutte le cose grandi in una parola sola vive e rivive: la Guerra.
La guerra checché abbiano frettolosamente affermato letterati troppo gelosi delle loro spirituali solitudini implicando impossibili respingimenti e con buona pace di un fanciullo melanconico rimasto solo. Lui sì veramente, oltre Isonzo, colla poesia dei suoi ricordi, sentimenti eguali con accorata tenerezza coltivati come fiori di serra, è stata, è ancora in atto, superamento di taciti compromessi di una borghesia, di cui tanto gli eletti che i più, in formule estetiche sentimentali o caratteristicamente banali si erano irreparabilmente involuti, sofferente liberazione che ha spaziato gli orizzonti ad una più umana, più intelligente sensibilità.
E' la morte nell'arte del salotto borghese, sommesso di adulteri, di flirts e di accomodamenti, nella cui penombra sostarono e inaridirono senza scampo e prostrarono supine le inquietudini, quasi tutte le giovinezze letterarie del tempo. Era stato ben più glorioso quello, che aveva preceduto, il salotto storico dei desideri di libertà. Io amo intendere Carini in queste forme di superamento.
Lo stereotipato amante delle donne dotato di metodo, più che “l’amico delle donne” scettica ironia vivente, è tornato, dalla fronte in un cappotto incolore, con la barba dura. Ha sofferto i dolori elementari della carne e dell'anima nella più tangibile realtà. Tornato consapevole può sdegnare la parte del tipo, può irrompere coll'anima nuda alla ricerca dell'anima nuda. Il protagonista di “Come le foglie” è diventato il professore Storizin. Il teatro di moderna sensibilità trova in lui un adeguato senso estetico. Geraldy e Jean Jacques Bernard. Può efficacemente vivere le fantasie di Pirandello. E questo è il più alto consenso che oggi si possa volgere ad un attore.
Gli è compagna di mirabile dignità la signora Nera. Fra tanta inconsistenza, scontrosa di efebi sulla scena, la virile misurata stilizzazione di Carini, anche se troppo, preoccupata di precipitate confidenze trova le vie delle spirituali simpatie. Nel “Ferro” d'annunziano la coscienza di Gherardo Ismera si erge tra l'anima di Bandino melodica in blande penombre e l’ammantata tragedia crocefissa di Mortella.