Da SIPARIO Num. 238 Febbraio 1966:
- "LUV" di Murray Schisgal con Walter Chiari, Gianrico Tedeschi e Franca Valeri
Autore: Intervista a Schisgal
Milano, Teatro Nuovo, 10 Febbraio 1966
LUV di Murray Schisgal
PERSONAGGI E INTERPRETI: Harry Berlin WALTER CHIARI - Milt Manville GIANRICO TEDESCHI - Ellen Manville FRANCA VALERI
Regia: Giuseppe Patroni Griffi
Scene: Giulio Coltellacci
Musiche: Carlo Alberto Rossi
Oggi; di sera. La scena
Un ponte. Il parapetto attraversa la scena, sul fondo, di sbieco; si interrompe verso sinistra per far posto a una nicchia, poi continua. A destra si alza verticalmente fino a sparire in alto entro la scena un grosso cavo metallico rosso, dal quale discendono ad intervalli regolari altri cavi di ferro che si congiungono al parapetto del ponte. A destra, anch'esse di sbieco, ci sono due panchine di legno dai bordi consunti, accostate di schiena, l'una rivolta verso il proscenio, l'altra verso il fondo della scena. Più a destra ancora, un lampione acceso. A sinistra, in avanti, si trova una sorta di cassone per la sabbia, non meglio precisato, non più grande di tre cassette d'arance accostate. Più a sinistra, in avanti, un cestino per i rifiuti in fil di ferro. Di sbieco in primo piano lo scalino del marciapiede che attraversa tutta la scena. Il debole suono di una sirena da nebbia, un motore che si agita nell'acqua, la campana di una boa, ecc. Harry Berlin (alto, aria stanca, baffetti affilati, mal vestìto con abiti malconci: una giacchetta di corduroy consunta, una camicia blu da fatica, aperta sul collo, scolorita, senza cravatta, pantaloni kaki larghissimi tenuti su da una corda, scarpette bianche da tennis tutte sporche) è nella nicchia, piegato sulla ringhiera del ponte, in fondo, con le spalle rivolte al pubblico, e fissa il fiume che scorre di sotto. Milt Manville (magro, eretto, di statura inferiore alla media, in un abito marrone di sartoria in stile "continentale", camicia rosa con colletto arrotondato, cravatta giallo splendente e fazzoletto al taschino, grandi gemelli e scarpe di suède marrone) entra da sinistra, passeggia avanti e indietro, guarda ansiosamente l'orologio; il suo sguardo cade presto sul cestino dei rifiuti e ne resta irresistibilmente attratto; vi si china sopra ed esamina un soprabito grigio a lisca di pesce, col colletto di velluto, tutto consunto. Harry si volta. Milt lo nota, guarda fisso davanti a sé cercando di ricordare dove lo ha già visto prima. Harry prende un foglietto di carta da un notes, trae di tasca una matita, scrive qualcosa, pone il biglietto sulla ringhiera. Getta a tera la giacca e fa per scavalcare la ringhiera del ponte.
1) HARRY - Era un cane Milt.
Un foxterrier.
Credo proprio che fosse un foxterrier.
2) ELLEN - Questo indica il numero di esperienze sessuali nel corso dei sette giorni della settimana.
3) MILT - Dovrei cercare di essere un po' gentile con lui. Ne ha passate di tutti i colori, povero diavolo.
4) ELLEN - I tuoi sentimenti verso di me sono in qualche modo attenuati, Harry?
5) ELLEN - L'amore è un dare e un avere, uno scambio di emozioni...
6) ELLEN - Se solo avessi potuto amarlo di più.
7) MILT - L'amore ha gettato la sua ombra sul mio cuore.
8) Harry rimane lì appaso, con il cane attaccato ai pantaloni.
INTERVISTA CON MURRAY SCHISGAL
Luv lascia agli spettatori molte possibili interpretalioni. Vuole spiegarne il significato?
Il teatro è un'esperienza. Compiere questa esperienza significa partecipare a un evento teatrale. Non conosco nessuna ragione per cui un'esperienza debba essere una risposta a un problema, il racconto di una storia, o una dichiarazione sulla realtà. Perché Ia gente deve sempre volere turto bello in ordine in uno scaffale? Perché devono sempre poter dire: "Questo vuol dire a, b, c, x, y, z"? Questo è un fatto abbastanza grave, perché finisce con l'escludere dal teatro quella vitalità e quel senso del meraviglioso che sono necessariamente ambigui e che sfuggono a ogni tentativo di definizione esatta. Se si pensa a un quadro moderno, ci si rende subito conto di come sia assurdo dire: "Non capisco quel che vuol dire..." La domanda da porsi dovrebbe essere questa: "Che cosa sto provando? Qual è la mia esperienza in quesro momenro? Che cos'è che mi fi provare piacere? Quali sono i miei sentimenti in questo rapporto?" È per questo che io ritengo che Io spettatore deve andare a teatro non per ricavarne delle risposte, ma per averne delle esperienze. Altrimenti, correrà il rischio di rimanere tagliato fuori da qualcosa di Più importante e di più signifrcativo che non delle semplici risposte.
Luv è una corruzione della parola love, amore. Qual è il senso di questa grafia?
Essa sta a significare che il sentimento amore si è andato pervertendo ed è stato abusato a tal punto che ormai se vogliamo definirlo dobbiamo usare un'altra parola che si avvicini di più a ciò che rappresenta la nostra esperienza, il nostro pensiero, il nostro comportamento in proposito. Non "love", dunque, ma "luv" o "lov", o "x-y-z"; non "love", che è parola troppo abusata.
In che senso intende dire che l'amore si è pervertito e che se ne è abusato?
Nel senso che noi ce ne serviamo come di una scusa, di uno schermo, di un ricettacolo per la nostra insincerità, per il desiderio fisico, e soprattutto forse per i soldi. Alludo a certo cinema e a certi libri, a certo squallido ciarpame psicologico o psicanalitico che ci viene quotidianamente strombazzato nelle orecchie. Diventa di giorno in giorno sempre più chiaro che esistono dei precisi interessi commerciali che spingono a pervertire i sentimenti umani per correre dietro alle mode e ai gusti degli adolescenti, ed è questa perversione commercializzata che ci può essere molto dannosa quando, uscendo dall'adolescenza, siamo chiamati a comportarci da adulti. L'amore è diventato un oggetto di scambio e di consumo, più che un sentimento. Un oggetto da usarsi nelle relazioni con gli altri, che usiamo particolarmente quando fingiamo che ciò che diciamo sia quello che effettivamente pensiamo e sentiamo. Quando parliamo con quel linguaggio tutto composto di luoghi comuni, che non ha più nulla a che fare con i nostri sentimenti.
Come è nato Luv?
Come è nato Luv?
Ci sono certamente commediografi che scrivono commedie partendo da idee o premesse ben precise. Io scrivo partendo dai caratteri, dai personaggi, e facendo evolvere le idee dai personaggi. I tre personaggi di Luv me li sono tenuti in testa per un certo numero di anni, finché un bel giorno, senza alcuna ragione apparente, sono entrati in agitazione e si son messi a gridare e a chiamarmi.
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