Teatro Massimo di Palermo presenta:
I due gemelli - Die Zwillingsbruder (1999)
Singspiel in un atto. Libretto di Georg von Hofmann da - Les deux Valentins - Musica di Franz Schubert
- Interpreti: Sonke Morbach (Franz - Friedich) Georg Heckel (Schulze) Frèderique Friess (Lieschen) Hubert Schmid (Anton) Matthias Schaletzky (Amtmann) - Orchestra e Coro della Fondazione Teatro Massimo
- Maestro Concertatore: Peter Maag
- Regia: Italo Nunziata
- Maestro del coro: Marcello Iozzia
- Scene: Edoardo Sanchi
- Costumi: Ruggero Vitrani
- Allestimento: Teatro "A. Rendano" di Cosenza
- 1. Morbach 2. Heckel 3. Friess 4. Schmid 5. Schaletzky 6. Maag 7. Nunziata 8. Sanchi
Programma di sala (pagine 128)
- Schubert in amicizia (L. Arruga)
- Schubert e il teatro (C. Giglio)
- Note di regia ( I. Nunziata)
- L'argomento
- Il Libretto
- Il programma è condiviso con "La sentinella per quattro anni"
L'argomento
I due gemelli Franz e Friedrich Spiess - l'uno cattivo, l'altro buono - tornano contemporaneamente, e all'insaputa l'uno dell'altro, nell'ameno villaggio natio, dopo un' assenza di diciotto anni e lunghe peripezie che, per motivi diversi, sono costati ad entrambi la perdita di un occhio. Il villaggio è in festa per le imminenti nozze tra Anton e Lieschen. La felicità dei due giovani è però compromessa dalle rivendicazioni del gemello cattivo, creduto erroneamente morto, cui la ragazza era stata promessa in sposa dal padre, il borgomastro Schulze. Con l'arrivo del gemello l'azione si complica in equivoci d'identità che danno vita a gustosi dialoghi, sino a quando non si capisce che gli Spiess sono due: i fratelli si ritrovano e i giovani possono finalmente coronare il loro sogno. È il giorno del diciottesimo compleanno di Lieschen (soprano), fissato per le nozze. Anton (tenore) e gli abitanti del villaggio attendono il suo risveglio (1. Introduzione e Coro "Spente si sono le stelle"). I due fidanzati, dopo un breve Declamato, cantano il loro amore (2. Duetto "Che stiano vicino al tuo seno i fiori"). Ma Schulze (basso), in un lungo Declamato, li informa di avere promesso la figlia, non appena nata, al giovane Franz Spiess, in cambio di una cospicua somma da questi lasciata prima di partire alla ricerca del fratello andato in guerra. Invita dunque i giovani a sposarsi dopo il tramonto: secondo quanto stabilito, allo scadere dei diciotto anni Franz Spiess non potrà più avanzare alcuna pretesa; del resto la fretta dei due giovani è infondata, dal momento che Lieschen è ancora una bambina. La ragazza è invece convinta di non esserlo più, come afferma con la graziosa complicità dei legni (3. Aria "Mio padre potrà anche continuare a chiamarmi bambina"). Nel frattempo arriva proprio il cattivo Franz Spiess (basso) che, stupendosi della fredda accoglienza del borgomastro, gli racconta le proprie terribili peripezie (4. Aria "Quando il mare spalanca le sue fauci"). Avanza poi le proprie legittime pretese matrimoniali, suscitando l'indignata reazione dei due preoccupatissimi fidanzati, che non riescono a fargli cambiare proposito (5. Quartetto "Sono giunto puntuale" e successivi Declamati). Giunge quindi Friedrich Spiess (basso) che manifesta invece la propria indole buona salutando gli ameni luoghi natìi (6. Aria "Cara amata madrepatria") e rivolgendosi poi con grande gentilezza al borgomastro. Quest'ultimo, credendolo ancora Franz, gli offre da bere meravigliandosi del nuovo atteggiamento. Anche Lieschen, in un successivo Declamato, si rallegra di questi positivi camo biamenti e soprattutto del fatto che il rabbonito (e trasecolato) Spiess rinuncia (e molto volentieri) alla sua mano dando la propria parola di soldato. I due giovani, certi delle nozze, cantano di nuovo il loro amore (7. Duetto "Soltanto tua voglio essere"). Intanto il reduce riceve dal funzionario Arntmann (baritono) milleduecento denari per meriti di guerra personali e del fratello ritenuto morto. Ma ecco di nuovo Franz, il cattivo, che rivendica ancora le proprie pretese e viene accusato di essere uno spergiuro dai fidanzati disorientati, indignati, ma sempre decisi a non cedere (8. Terzetto "Come osate non mantenere la vostra parola?"). A nulla valgono le loro insistenze. L'imperterrito Franz manda poi su tutte le furie il funzionario Amtmann, non riconoscendolo e negando di avere ricevuto da lui alcuna somma, tanto da rischiare l'arresto nella confusione generale (9. Quintetto con Coro "Prendetelo, portatelo in tribunale! "). Gli equivoci si sciolgono con il sopraggiungere del buon Friedrich: si canta il gioioso Coro finale.
Nella fotografia: Schubert in un disegno di Josef Kriehuber