Teatro dell'Opera di Roma presenta:
I Lombardi alla prima crociata (1969)
Dramma in tre atti di Temistocle Solera - Musica di Giuseppe Verdi
- Interpreti principali: Luciano Pavarotti (Oronte) Renata Scotto (Giselda) Gianni Raimondi (Pagano) Umberto Grilli (Arvino)
- Maestro Concertatore: Gianandrea Gavazzeni
- Regia: Luigi Squarzina
- Maestro del coro: Tullio Boni
- Scene e Costumi: Pier Luigi Pizzi
- Direttore allestimento: Giovanni Cruciani
Programma di sala (pagine 44)
- I Lombardi alla prima crociata (Guglielmo Barblan)
- Dopo la prima alla Scala (G. Vitali)
- Dio non vuole (Luigi Squarzina)
- I Lombardi... (Carlo Marinella)
- Argomento
- Interpreti
- Fotografie
Dopo la prima alla Scala
Qualunque sia per essere il grado di merito che il giudizio dell'avvenire assegnerà a questo nuovo lavoro del maestro Verdi, il quale, per ciò che a noi sembra, non potrà riescire che luminoso. Lo diciam francamente, fin da quest'ora noi ci sentiamo fortemente inclinati ad encomiarlo, prima perché il crediamo frutto degnissimo del valente intelletto che lo ha creato, secondo perché è opera, a cui insieme al naturale ingegno han posto mano lo studio, l'amor dell'arte e il desio di ben fare [ ... ]. Come più o meno avea già fatto nei suoi parti interiori, anche in questo spartito, abbandonando quel leggero carattere che ha pregiudicato per tanti anni la musica italiana, ha con saggio accorgimento accoppiata la grandezza delle armonie alla fluidità e naturalezza delle melodie: abbandonando il falso gusto degli ornati e delle fioriture, non rivolse l'arte che a significare ed esprimere la drammatica verità; lasciando le complicazioni dei mezzi materiali, ebbe fermamente di mira di ricondurre il canto alla sua nativa semplicità, alla seducente purezza del linguaggio musicale nella qual cosa egli adopera una peregrina suppellettile di scienza ed una bella e fertile immaginazione mercè le quali, mentre alletta, commove e sorprende, soddisfa nello stesso tempo ed appaga le pretensioni della scienza. Dimostrandosi compreso delle esigenze del gusto pubblico e del naturale progredimento dell'arte che d'epoca in epoca porta con seco forme di circostanza e tinte di convenzione, armato di quell'energia che cammina sopra gli ostacoli e divien più gagliarda, anziché affievolirsi, qualora gl'incontra, si bene fa rivivere e sposa l'antica semplicità dei modi al moderno raffinamento che il suo metodo può dirsi, se non il migliore, certo uno de' più meritevoli di lode. La sua musica è piena del carattere del soggetto; pieghevole e svariata secondo le varie modificazioni delle parti; chiara nei dettagli come nell'insieme; logica nelle degradazioni; filosofica e fina nelle intenzioni; il tempo lieta, a tempo melanconica, a tempo soave, a tempo terribile; a tempo focosa, a tempo pacata, sempre dignitosa, sempre energica, sempre nobile, sempre saggia. Può dirsi un composto talora delle splendide idee di Rossini, talora delle drammatiche di Bellini, senza possedere per altro la vena originale dell'uno, e senza il colore esimiamente espressivo dell'altro. E' una similitudine di quella di Mercadante: anzi, di Mercadante, se non erriamo, ne sembra che tragga gran parte del carattere, senza averne la soverchia artificiosità, e senza la prolissità che sovente lo raffredda. [ ... ] Con questo non intendiamo dire per altro che lo spartito sia un modello di perfezione; e se lo studio e l'arte han poche cose lasciato a desiderare, forse non potrebbe dirsi altrettanto del lato della immaginazione, perché il lavoro, che nel tutto stimiam meritevole di distinto elogio, è sparso qua e là di frasi, di germi d'immagini, che richiamano Rossini, Bellini, Meyerbeer, Donizetti: il che neutralizza quella vergine novità ch'è prima essenza del bello in fatto d'arti; poiché nelle arti tutto ciò che non è nuovo colpisce appena per metà. Talvolta, se osiam dire ogni nostro pensiero, l'istromentazione è alquanto rumorosa, ed un po' più di parsimonia nell'uso della gran cassa recherebbe forse alle composizioni del maestro Verdi quell'augusta tranquillità che è l'atmosfera in cui ebbero vita tutte le vere grandi creazioni. Ma queste son forse più idee nostre che verità. L'opera sua è molto gradita al pubblico milanese che di sera in sera la va sempre più festeggiando. E noi chiudiamo le nostre parole facendogli un atto di cordiale congratulazione per la promessa che novellamente ci ha dato d'essere uno de' pochi sostegni della gloria musicale italiana.
G. Vitali
N. 8/9, 19 febbraio e 26 febbraio 1843 - GAZZETTA MUSICALE DI MILANO