Teatro Massimo Bellini di Catania presenta:
I pescatori di perle (1971)
Opera in tre atti di Eugene Cormon e Michel Carrè. Musica di Georges Bizet
Interpreti: Alfredo Kraus (Nadir) Sesto Bruscantini (Zurga) Lydia Marimpietri (Leila) Nino Carta (Nurabad). Primi ballerini: Franca Batolomei - Giuseppe Carbone
- Maestro Concertatore: Paul Ethuin
- Regia: Enrico Frigerio
- Maestro del coro: Rolando Maselli
- Coreografie: Franca Batolomei
- Scene e Costumi: Cecilia Nemea
- Direttore Allestimento: Roberto Laganà
Link Wikipedia
- 1. Carta - Bruscantini - Marimpietri - Kraus 2. Bartolomei - Carbone 3. Il corpo di ballo 4. Frigerio - Ethuin
Programma di sala (pagine 20)
- La prrima rappresentazione
- Una vestale del secondo impero (Aldo Nicastro)
- Argomento
- Interpreti
- Fotografie
L'argomento
PRIMO ATTO - In una spiaggia arida e selvaggia nell'isola di Ceylon, i pescatori di perle stanno rizzando tende e selvagge capanne e si preparano per la loro intensa e pericolosa stagione di lavoro. Per il suo coraggioso ardimento hanno eletto capo della loro tribù Zurga. Un avventuriero, suo amico di gioventù, il cacciatore Nadir, viene dall'interno dell'isola, accolto come un fratello ed invitato ad unirsi ai festeggiamenti dei pescatori. Zurga e Nadir ricordano il tempo trascorso insieme e il loro comune amore per una danzatrice sacra. Per non alterare la loro amicizia, però, si erano reciprocamente promessi di non rivedere più la fanciulla. Una giovane donna velata, accompagnata da quattro fachiri e da Nurabad, sacerdote brahmino, approda in una piroga: è stata fatta venire, secondo un'antica usanza religiosa del luogo, per tener lontane le tempeste con le sue preghiere. La sua intercessione è accetta agli dèi solo se farà voto di castità e giurerà di non farsi vedere senza velo nessuno: una infrazione a queste regole le costerebbe la vita. La giovinetta, accolta con canti di gioia da tutto il villaggio, ha un momento di esitazione prima di pronunciare i suoi voti, ma riconosce Nadir fra i presenti e si decide a rimanere. E' Leila, la stessa fanciulla della quale Zurga e Nadir si erano innamorati. Rompendo la promessa Nadir l'ha cercata, ritrovata e ora l'ha seguita. Leila da un alto scoglio alza a Brahma e Siva la sua preghiera. Approfittando della oscurità, si toglie il velo e confida il suo amore a Nadir.
SECONDO ATTO - Sulla da riva, fra le rovine di un tempio indiano, di notte, le barche dei pescatori sono tornate a riva sane e salve e Leila può interrompere le sue preghiere e riposare nel vecchio tempio abbandonato; i fachiri le faranno la guardia. Fra le colonne infrante del tempio crescono in disordinato abbandono piante tropicali cariche di fiori. Intrecci di liane pendono dagli architravi e dalle volte rimaste intatte. A Nurabad, che le ricorda nuovamente i suoi sacri impegni, Leila narra di aver già dato prova di fermezza e coraggio. Una volta, infatti, da giovinetta ha dato asilo a un perseguito. Minacciata di morte, non ha rivelato il nascondiglio del fuggiasco che è riuscito a salvarsi e, per ricompensa, le ha lasciato una collana di perle. Rimasta sola, Leila è presto raggiunta da Nadir che si è arrampicato fino al tempio scalando le rocce a picco sul mare. I due giovani combinano di ritrovarsi così tutte le notti, ma Nadir è scoperto mentre si allontana. Nurabad dà l'allarme: tutti accorrono minacciando Nadir e Leila. Zurga interviene e, per proteggere l'amico, vorrebbe farli fuggire. Quando però riconosce Leila, alla quale Nurabad ha strappato il velo, e si rende conto che essa è proprio quella alla quale ha rinunciato per conservare l'amicizia di Nadir, è accecato dalla gelosia e pronuncia anche lui una sentenza di morte. Leila e Nadir sono trascinati a forza dai fachiri mentre scoppia un furioso temporale. La violenza degli elementi, lo scoppiar delle folgori terrorizzano i pescatori i quali avvertono nella natura sconvolta l'ira del dio Brahma.
TERZO ATTO - Cessato l'impeto dei venti, calmatasi la tempesta che ormai rumoreggia lontano, Zurga, ritiratosi nella sua tenda, è angosciato dalla decisione che ha preso, ma il risentimento contro la slealtà dell'amico e ancor più la gelosia per chi gli ha tolto la dolce illusione del suo primo amore sono più forti di lui. Leila chiede di parlargli e lo prega di salvare almeno Nadir, ma Zurga non si piega e la fanciulla vien condotta al supplizio dal rigido Nurabad. Prima di essere trascinata via, consegna a un pescatore una collana incaricandolo di farla recapitare alla madre. Zurga riconosce nella collana quella che egli, molto tempo prima, aveva donato alla coraggiosa fanciulla che lo aveva nascosto ai suoi perseguitori. Sulle rocce in riva al mare, Zurga è deciso a salvare Leila, alla quale deve la vita, e ricorre ad uno stratagemma per distrarre l'attenzione dei pescatori, già pronti per assistere al supplizio. Dà fuoco alle capanne del villaggio e, mentre tutti corrono per cercare di spegnere le fiamme, toglie le catene ai prigionieri e li incita a fuggire. Ma Nurabad ha scoperto l'azione di Zurga e lo accusa pubblicamente. L'ira di tutti si rivolge ora verso di lui. Il rogo, già pronto, lo avrà come vittima: Brahma e Siva saranno in tal modo placati.