Teatro alla Scala di Milano presenta:
Il lago dei cigni (1974)
Balletto in quattro atti. Musica di Piotr I. Ciaikovskij
- Interpreti principali: Carla Fracci (Odette-Odile) Rudolf Nureyev (Sigfrido) Gilda Maiocchi (la Regina) Aldo Santambrogio (Rothbart) Alfredo Caporilli (Benno) - Corpo di ballo del Teatro alla Scala: Anna Razzi, Oriella Dorella, Bruno Vescovo ...
- Maestro Concertatore: Pierluigi Urbini
- Coreografia: Marius Petipa - Lev Ivanov
- Revisione Coreografia: John Field
- Scene: Enrico D'Assia
- Costumi: Federico Forquest
- Direttore Allestimento: Tito varisco
Programma di sala (pagine 86)
- La stagone 1973/74
- Prima che s'alzi il sipario (Lorenzo Arruga)
- Il lago dei cigni (Fedele D'Amico)
- Il lago dei cigni alla Scala (A. Testa)
- Tre giorni di Ciaikovskij a Milano (Guido Piamonte)
- Illustrazioni e foto d'epoca
- Alcuni interpreti del passato
Prima che s'alzi il sipario
Prima che s’alzi il sipario... c'è una bella calca di ricordi, di suggestioni, mentre stiamo aspettando che cominci: immagini d'un mondo favoloso e fatato, acque tra i monti, alberi, usciti dalla memoria di chissà quali illustrazioni... suoni di valzer, soprattutto, patetici o esaltanti, tante volte riecheggiati nella nostra esistenza, da dischi, radio, film, chissà; rapinosi motivi nella pienezza d'orchestra o nella schermaglia gentile di pochi strumenti, che trascinano tutto il ballo nella passione accesa d'un romanticismo perduto... e il senso un po' eccitante, adesso, dell'attesa, le luci sul sipario ancora per poco chiuso, l'odor di palcoscenico, il leggero affollarsi là dietro di ballerini chiamati presto a librarsi al di là delle proprie forze, in un volo trasfigurante... Perché il Lago dei cigni è più che uno spettacolo: è un mito, un fatto della nostra esperienza, da cent'anni di storia e dalla nostra infanzia, ed adesso, ecco, ci si dischiude tutto... Come mettere ordine nella nostra attesa e nei nostri pensieri, per capirlo bene? Quale, la nostra parte in quest'incontro con il grande balletto? Il programma di sala, un po' più avanti, porta la trama. E' una guida agli avvenimenti, rapida; ed è naturalmente importante, per prima cosa, nel fluire dei pezzi di bravura e nelle coreografie incantevoli, non perdere di vista la favola, nel suo procedere, e nel suo senso profondo: la donna trasformata in cigno da un malefizio, che col suo fascino di bellezza libera il bel principe dalla sua frivola e vuota esistenza... l'innamorato che però, per altro malefizio, scambia per la sua donna un'altra altrettanto affascinante... e poi l'unione ritrovata, nelle cose principesche no, nella natura nemmeno, ma nella morte cercata al di là degli inganni e degli incantesimi, donandosi nell'amore... Ma c'è anche da sapere che la favola che vive nell'intimo dei personaggi è una dimensione dello spettacolo che vedremo; e l'altra dimensione è invece l'esplosione della danza come divertimento, come eleganza, che ci trascina, che ci può anche distrarre, portandoci lontano. Il saggio di Fedele d'Amico, nelle pagine seguenti, spiega lucidamente come queste due componenti siano nate storicamente nella coreografia, e come dal loro contrasto noi possiamo avvertire lo scontro fra due concezioni del balletto, e fra due epoche; come, attraverso questo scontro, possiamo sentire l'irrepetibile attrattiva e la singolare vivacità di questo balletto. Il quale balletto, poi, ha ogni volta un suo clima, una sua atmosfera interpretativa. E quest'anno, gli artefici del nostro spettacolo han sentito di dovere cercare una interpretazione coerente che si ispira soprattutto all'idea stessa del titolo, cioè come un raccoglimento intenso ed affettuoso alla ricerca della vena più poetica di Ciaikovskij. Pierluigi Urbini ha dichiarato di non voler tentare roboanti clangori coll'orchestra, trionfalistiche esaltazioni, ma qualcosa di più sfumato, di più confidato, anche se con slanci drammatici o festosi. Lo scenografo Enrico d'Assia ha preparato ambienti come di sogno, quadri dove ci viene spontaneo immaginare le storie più incantate. Ed anche i grandi protagonisti, Carla Fracci, attesa in questa parte che affronta per la prima volta nel balletto completo, e Rudolf Nureyev, non si vogliono presentare come mostri sacri della tecnica, ma la vogliono invece piegare alla loro arte più umana. Sono, queste, intenzioni e tensioni che sono maturate nel duro, arduo lavoro della vigilia. E che ora cercano la loro verità tra noi che stiamo per accogliere il messaggio dei gesti, dei voli, della musica, le fantastiche composizioni aeree del corpo di ballo; e che presto sentiremo se la storia dell'amore tradito senza volere, il mistero della donna innocente che s'immola in bianche ali di cigno, amore che si ricompone al di là di troppi misteri e troppi inganni e si purifica, siano un mondo affascinante e lontano rievocato, o anche una fantasia, un sogno, un mito vicino alle nostre vite.
LORENZO ARRUGA