Arena di Verona presenta:
La bohème (1973)
Dramma lirico in quattro atti di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica - Musica di Giacomo Puccini
- Interpreti principali: Renata Scotto (Mimì) Luciano Pavarotti (Rodolfo) Elena Zilio (Musetta) Mario Sereni (Marcello) Gianni Maffeo (Schaunard)
- Maestro Concertatore: Peer Maag
- Regia: Giancarlo Sbragia
- Maestro del coro:Corrado Mirandola
- Scene e Costumi: Vittorio Rossi
- Direttore allestimento: Attilio Colonnello
Programma di sala (pagine 120)
- L'ultima Mimì (leonardo Pinzauti)
- La stagione lirica
- I singoli spettacoli
- Le stagioni passate
- Il libretto
- Fotografie
L'argomento
Primo quadro. - Nella soffitta che Rodolfo e Marcello dividono con Schaunard e Colline il gelo non deprime l'umore del poeta e del pittore, ma scoraggia la loro voglia di lavorare. Né l'avara fiammata del manoscritto d'un dramma di Rodolfo basta certo a riscaldarli. Desolato è il rientro di Colline, reduce da una infruttuosa incursione al Monte di Pietà. Trionfale invece quello di Schaunard: il fortunato incontro con un inglese ricco di sterline nonché di spiriti musicali gli ha permesso di approvvigionare l'esausta dispensa. Cibi e bottiglie serviranno per i prossimi giorni, oggi è la vigilia, si vada a festeggiarla fuori di casa. Prima però i quattro amici debbono fronteggiare Benolt, salito a reclamare l'affitto: gli offrono da bere, poi il racconto di una sua avventura galante suscita il loro comico sdegno ed è ottimo pretesto per metterlo alla porta, senza naturalmente pagarlo. Marcello, Colline e Schaunard escono. Rodolfo deve terminare un articolo, li seguirà più tardi. Ma rimane solo per poco. Bussano alla porta: è Mimì, cui rincasando si è spento il lume. Rodolfo la accoglie premuroso. Rinfrancata, Mimì s'appresta ad andarsene, ma si accorge di aver perduto la chiave. La candela si spegne di nuovo, il poeta e la fanciulla cercano al buio e le loro mani si incontrano. Fiorisce rapidamente l'idillio: i due giovani si narrano reciprocamente la loro storia. Gli amici, spazientiti, chiamano dal cortile. Rodolfo li assicura che presto li raggiungerà al Quartiere Latino: annunzia anzi che non sarà solo, verrà con lui Mimì.
Secondo quadro. - Tra la gaia folla del Quartiere Latino, la vigilia di Natale, si aggirano Rodolfo, Mimì, Colline, Marcello, Schaunard. Siedono a un tavolo del Caffé Momus: Rodolfo presenta come si conviene Mimì agli amici. Arriva Musetta, in compagnia del vecchio Alcindoro: scorto Marcello, prende posto assieme al geloso suo cavaliere ad un tavolo accanto, bersagliando di frasi allusive e di mali-ziose occhiate il suo vecchio e non spento amore. Marcello si contiene a fatica. Finalmente Musetta, fingendo di soffrire a cagione di una scarpina stretta, manda Alcindoro a comperarne un altro paio e può gettarsi tra le braccia di Marcello. Gli amici sono in grave imbarazzo perché non hanno danaro sufficiente a pagare la cena, ma Musetta li soccorre ordinando di unire il loro conto al suo. Sfila la ritirata e Musetta viene sollevata in trionfo. Allo stupefatto Alcindoro, quando ritorna con le scarpe, non resta che lo scorno di saldare i due conti.
Terzo quadro. - È una rigida alba d'inverno: nevica. Dalla barriera d'Enfer passano donne provenienti dalla campagna. Mimì, sofferente, cerca di Marcello che sbarca il lunario dipingendo in un'osteria nei pressi. Con voce rotta dalla tosse, Mimì narra a Marcello la vita burrascosa cui è costretta dalla gelosia di Rodolfo: ora è decisa a lasciarlo. Nel locale è venuto anche Rodolfo, risoluto lui pure a dividersi dalla ragazza: e questo suo proposito manifesta a Marcello, che ha fatto trattenere Mimì fuori dell'uscio. Poco a poco però il pensiero delle sofferenze della poveretta e l'inquieto ma tenace amore indeboliscono la determinazione di Rodolfo: sì che, quando egli s'accorge della presenza di Mimì e rievoca con lei le dolcezze e le amarezze vissute, ogni risentimento dilegua. Staranno ancora insieme per qualche tempo: si separeranno a primavera. Mentre si avviano verso le loro ultime settimane di gioia, Musetta e Marcello continuano il loro eterno bisticcio.
Quarto quadro. - I due amici sono di nuovo soli, senza le loro compagne: la nostalgia, che invano si sforzano di dissimulare ostentando indifferenza, li distoglie dal lavoro. Raggiunti in soffitta da Schaunard e Colline, i quattro inseparabili si mettono a tavola, fingendo che la magra cena sia un ricco banchetto; e, dopo il banchetto, festa da ballo, e burlesco duello tra Colline e Schaunard. L'uscio s'apre d'improvviso e compare Musetta, agitata. Con lei è Mimì che, sapendosi condannata, ha voluto rivedere l'unico uomo che ha veramente amato. Nel salire le scale è stata colta da svenimento. Rodolfo le è intorno premuroso ed essa si rianima e l'amore li riafferra una volta ancora. Nella soffitta regna la miseria. Musetta offre i suoi orecchini e va con Marcello in cerca d'un farmaco e del medico. Anche Colline andrà ad impegnare la sua vecchia zimarra. Mimì, rimasta sola con Rodolfo, gli parla con accorata tenerezza. Insieme rammentano il primo incontro, i giorni felici. Mimì soffre, il suo respiro si fa sempre più corto. Musetta ritorna con un manicotto per lei, Marcello con un cordiale. Ma ormai Mimì non ha più bisogno di niente.