Teatro alla Scala di Milano presenta:
La Walkiria (1968)
Prima giornata dell'Anello del Nibelungo - Parole e musica di Richard Wagner
Interpreti principali: Régine Crespin (Sieglinde) James King (Siegmund) Ludmila Dvorakova (Brunnhilde) David Ward (Wotan) Martti Talvela (Hunding) Josephine Veasey (Fricka)
- Maestro Concertatore: Georges Prètre
- Regia: Peter Lehmann
- Scene e Costumi: Joerg Zimmermann
- Direttore allestimento: Nicola Benois
- 1. Crespin 2. King 3. Dvorakova 4. Ward 5. Talvela 6. Veasey 7. Prètre 8. Lehmann - Zimmermann
Programma si sala (pagine 32)
- Introduzione (Giulio Confalonieri)
- Nascita della Walkiria
- L'argomento
- Fotografie
- Prima rappresentazione 29 aprile 1968
L'argomento
Atto primo
Per fronteggiare il possessore dell'anello (Fafner), Wotan ha generato con Erda nove Walkirie, le vergini guerriere che su cavalli alati trasporteranno gran numero di eroi nel Walhalla, a sua difesa. Lo stesso Wotan è sceso sulla terra col nome di Wolfe e ha procreato una razza di eroi, i Wàlsidi, dei quali uno (Siegmund) egli spera, non considerandolo vincolato dai patti con i giganti, che possa uccidere Fafner (nel frattempo tramutatosi in drago per custodire scioccamente il tesoro senza servirsene) e ritogliergli l'anello. Per quell'eroe Wotan ha forgiato una spada invincibile e l'ha conficcata in un tronco d'albero nell'abitazione di Sieglinde, sorella di Siegmund, mentre si celebravano le forzate nozze di lei con Hunding. All'inizio di questa 'prima giornata' dell'Anello del Nibelungo, Siegmund arriva, esausto e in cerca d'asilo, nell'abitazione di Sieglinde. La donna lo accoglie con sorpresa ma con cortesia e lo soccorre invitandolo ad attendere il marito. Questi ritorna e Siegmund narra la propria storia. Nacque con una gemella. Un giorno, rientrando col padre dalla caccia, trovò bruciata la casa, la madre uccisa, scomparsa la sorella. Tanta sciagura era opera di una stirpe avversa. Si rifugiò col padre in una foresta selvaggia, dove vissero braccati, salvandosi a stento da agguati e inseguimenti; finché perduto anche il padre, vagò a lungo, perseguitato dalla sorte, incontrando dovunque ostilità. Prescelto per farsi campione d'una fanciulla destinata sposa a un uomo che non amava, scese in campo, combattè valorosamente, ma fu sopraffatto e ferito, e dovette fuggire. Il triste racconto di Siegmund suscita in Sieglinde singolare interesse, alimentato dal ridestarsi di lontani ricordi e da un subitaneo sentimento d'amore. Hunding invece ravvisa in lui un nemico e gli rivolge minacciose parole: lo rispetterà, poiché l'ospite è sacro, fino all'alba, ma l'indomani essi dovranno battersi all'ultimo sangue. Sieglinde mesce nella bevanda notturna di Hunding un sonnifero per aver modo di intrattenersi senza pericolo con Siegmund. Due pensieri occupano la mente dell'eroe: Ia donna che I'ha guardato con occhi pietosi e amorosi, e Ia spada che il padre gli promise. Una vampata del focolare illumina un'elsa infissa nel tronco. Sieglinde rivela a Siegmund il segreto della spada che nessuno finora ha saputo svellere e lo incita a cimentarsi nell'impresa. Un'ardente fiamma d'amore investe i due. L'incanto lunare della notte primaverile invade la stanza quando un colpo di vento ne spalanca improvvisamente la porta. Siegmund scioglie un inno alla primavera, poi con lieto impeto estrae la spada che chiama Notung. I due fratelli Wàlsidi si riconoscono e si abbandonano al loro peccaminoso amore fuggendo insieme.
Atto secondo
Tra Ie rocce di un'arida catena montuosa. Wotan comanda a una delle Walkirie, Brùnnhilde, che si compia quello che è il voto del loro cuore: la vittoria di Siegmund nello scontro con Hunding. Brùnnhilde ne è felice, ma ammonisce il padre a guardarsi da Fricka, custode della santità familiare e avversaria irriducibile dei Wàlsidi. Fricka infatti sopraggiunge ad esprimere il suo sdegno per l'unione incestuosa di Sieglinde e Siegmund, richiamando il dio ai suoi doveri: Siegmund è colpevole, dunque deve soccombere; egli d'altronde non potrà mai uscire vittorioso nell'impresa di riconquistare l'anello perché, come creatura di Wotan, è anche lui legato ai 'patti'. Invano Wotan tenta di resisterle: qualunque sia il suo favore per Io sventurato eroe, egli comprende di non poter opporsi a Fricka senza sconsacrarne la divinità. 'Il signore dei patti', come lo apostrofa ironicamente la corrucciata dea, è costretto a cedere e revocare l'ordine dato a Brùnnhilde di schierarsi a fianco di Siegmund. Egli si sente il meno libero, il più desolato degli esseri, dolore e furore l'opprimono, e alla diletta figlia confessa il suo intimo segreto: ha tessuto inganno a sé stesso, è irretito dai vincoli che egli stesso ha stabilito; inutilmente desiderio d'amore e aspirazione alla potenza lo trassero alla conquista del mondo; neppure gli eroi difensori del Walhalla potranno scongiurare la catastrofe finale. La maledizione dell'oro e dell'anello, dalla quale egli è investito, lo obbliga a sacrificare chi ama e in lui ripone tutta la flducia. Ora soltanto gli è chiaro il significato del vaticinio di Erda: la sua divinità si avvia al tramonto. Accompagnata da Siegmund, arriva Sieglinde: cosi spossata, inorridita della colpa commessa, atterrita dall'incombente sfida di Hunding, sviene tra le braccia dell'amante. Brùnnhilde, contemplando mestamente i due gemelli, annuncia a Siegmund l'irrevocabile approssimarsi della sua fine terrena. Siegmund minaccia di uccidere Sieglinde e di uccidersi, perché ciò che lo dispera è di dover lasciare Sieglinde: senza di lei, che cosa gli importa delle gioie del Walhalla? Commossa da tanta passione, Brùnnhilde, pur consapevole della temerarietà della sua decisione, si impegna a disobbedire a Wotan e a difendere Siegmund. S'ode il suono del corno di Hunding. I due guerrieri ingaggiano la lotta. In quel momento Sieglinde si rià e alla luce d'un lampo può scorgere la Walkiria in atto di proteggere col suo scudo Siegmund. Interviene allora Wotan, che con un colpo della sua lancia spezza la spada del Wàlside: Siegmund cade. Quindi con un gesto di disdegno, Wotan fa morire anche Hunding, ma prorompe in un'aspra invettiva contro Brùnnhilde che ha osato trasgredirgli. La Walkiria fa in tempo a raccogliere i frammenti della spada di Siegmund e ad allontanarsi con Sieglinde.
Atto terzo
Brùnnhilde e Sieglinde raggiungono l'impervio colle dove usano radunarsi le Walkirie. Brùnnhilde conforta Sieglinde d'aver perduto Siegmund, annunciandole che porta in seno il frutto del suo amore. La Walkiria si offrirà sola alla vendetta di Wotan, perché si realizzi il miracolo della maternità che darà vita all'eroe eletto dal destino. Sieglinde dovrà rifugiarsi in una caverna, dove partorirà il figlio che prenderà il nome di Siegfried e saprà saldare i frammenti della spada di Siegmund e ritemprare l'arma con la quale compirà le sue gesta e vendicherà il padre spezzando la lancia di Wotan. Sieglinde, colmo l'animo di gratitudine, è appena partita, che si avanza Wotan. Nulla possono le Walkirie per placare il dio e sottrarre Brùnnhilde alla sua collera. Dura è la punizione che Wotan infligge alla figlia: esiliata dal Walhalla non vedrà mai più gli dèi; non più Walkiria ma donna, immersa in un profondo magico sonno, giacerà su questa stessa rupe fino al giorno in cui sarà risvegliata da colui che la possederà. Rassegnata, Brùnnhilde chiede che, se castigo merita, almeno le sia risparmiata la vergogna di essere d'un uomo qualsiasi. Evochi Wotan la fiamma di Loge affinché un altissimo fuoco Ia circondi e si erga barriera insuperabile a ogni vile che tenti di salire alla vetta per conquistarla. Possa farla sua soltanto un intrepido e puro eroe. Intenerito Wotan acconsente: dopo aver baciato la figlia, la addormenta, opera l'incantesimo del fuoco e scompare.