Tuttoteatro presenta la Compagnia Calindri - Feldmann:
Mercadet l'affarista (1997)
Di Honoré de Balzac
- Interpreti principali: Ernesto Calindri, Liliana Feldmann, Ugo Bologna, Miriam Mesturino, Enrico Bertorelli, Luca Sandri
- Traduzione: Luigi Lunari
- Musiche: Sellani e Libano
- Scene: Roberto Comotti
- Costumi: Antonella Poletti
- Regia: Antonio Moretti
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Ernesto Calindri - Foto di scena
Programma di sala (pagine 28)
- Mercadet (Antonio Moretti)
- Mercadet l'affarista (Luigi Lunari)
- Honoré de Balzac - Biografia
- Fotografie di Eugenio Bersani
AI teatro Balzac si accostò raramente e spesso controvoglia. Forse - è stato detto - nei momenti in cui più urgente e pressante si faceva in lui il bisogno di danaro a breve termine. La lunga consuetudine con la narrativa gli rende difficile il rapporto e l'uso della parola destinata ad essere pronunciata sulla scena, che non può contare sull'apporto della descrizione e dell'analisi psicologica che la pagina scritta consente. Le sue commedie poggiano spesso su un'architettura insufficiente, si gravano di un certo impaccio nell'analisi dei personaggi, sovrabbondano di parole. Anche se la forza dell'ispirazione e della volontà di dire sono le stesse dei suoi romanzi. A Balzac non sfuggiva l'importanza e la peculiarità della forma teatrale: "Mi rendo conto - scrisse in una lettera alla donna che poi sarà sua moglie - dell'immensa capacità di giudizio necessaria all'autore teatrale. Ogni parola dev'essere un mandato di cattura spiccato contro i costumi dell'epoca. Non soggetti minori, meschini: si tratta di cogliere il fondo delle cose, e bisogna sempre abbracciare la società e giudicarla in forma gradevole ... Sotto una battuta che rimane, devono esserci mille pensieri soppressi." "Mercadet l'affarista" è la sua commedia più nota, e l'unica che continui ad avere una sua attualità scenica, sia per i suoi contenuti che per la straordinaria figura del suo protagonista. Ma non è il caso che fin dal suo primo apparire (un anno dopo la morte dell'autore) essa sia stata rappresentata in una riduzione operata da Dennery, e che solo nell'ultimo dopoguerra Jean Vilar osò proporne la versione originale. Così come anche oggi è necessario ristrutturare il testo, anche di fronte alle mutate abitudini del pubblico moderno che non tollererebbe certo le cinque o le sei ore di un'edizione integrale. La storia di Mercadet - cui certo fornì aspirazione la costosa mania affaristica di Balzac - è la storia tradizionale del contrasto tra gli interessi economici del protagonista e l'ingenuo amore della figlia per il consueto giovane povero ma onesto. La vicenda si conclude con il trionfo dell'amore, cui si accompagna però - in un finale alquanto ironico e improbabile - la salvaguardia e il buon esito degli interessi in gioco. Ma al di là di tutto quello che discende per li rami da una vetusta e fin vieta tradizione, il testo vive della mitica, debordante figura del protagonista. Di questo Mercadet che - francamente - non si saprebbe definire: nelle parole e nel comportamento degli altri è un geniale e trascinante inventore di formule e di imprese, nei fatti e nei risultati sembrerebbe essere un visionario che corre da un fallimento all'altro. Forse, proprio in questa sottile - o non sottile - ambiguità è il segreto del fascino del personaggio. Certamente, esso racchiude e sintetizza quello che l'affarista Balzac da un lato era, e dall'altro avrebbe voluto essere.
LUIGI LUNARI