Salone Pier Lombardo di Milano presenta:
Macbetto (1974)
Di Giovanni Testori
- Interpreti: Franco Parenti, Francesca Benedetti, Raffaella Azin. Il coro: Giovanni Battezzato, Giorgio Melazzi, Riccardo Peroni, Sandro Quasimodo, Elio Veller.
- Musica: Fiorenzo Carpi
- Collaborazione musicale: Raoul Ceroni
- Scene e costumi: Gianmaurizio Fercioni
- Regia: Andrée Ruth Shammah
Programma di sala ANTEDITORE (pagine 24)
- "I STROLEGH" (Franco Parenti)
- Note di regia (A. R. Shammah)
- Interpreti
- Davanti al registratore (G. Valle)
- Fotografie di Giuseppe Pino
Arrivavano quasi sempre nelle prime ore del pomeriggio, attraversando il paese semi-deserto per la calura e sempre uno sparuto gruppetto di bambini festanti attorno ai loro carri. Posteggiavano sulla piazza della chiesa grande o al campo sportivo. Raddrizzavano un gran palo nel mezzo dello spiazzo che delimitavano con pochi banchi di legno e con vecchie cassette di frutta. Tiravano fili di ferro sottili dal palo ai loro carri. Erano vestiti di scuro, le donne con lunghe sottane nere a fiori grigi, gli uomini con pantaloni di velluto. Solo le ragazze tentavano qualche vestitino corto e colorato. Non si riposavano nemmeno. Sciamavano per il paese, lasciando tutto alla custodia di un vecchio che seduto sugli scalini di un carro, fumava la pipa e riparava lentamente qualche cosa di indecifrabile. Gli uomini si offrivano per un lavoro qualsiasi, le donne invitavano a farsi leggere la mano o a scrutare in qualche boccia di cristallo il certissimo futuro, le ragazze mendicavano nel caffè e al ristorante del paese un gelato, un dolciume, e spudoratamente tentavano di farsi corteggiare dai giovani che invitavano poi allo spettacolo. Erano dileggiati, insultati, evitati, allontanati da tutti, in malo modo venivano cacciati da negozi, dalle case, le porte sbattute in faccia e un urlo e una bestemmia. Al calar della sera attaccavano in quella loro pista un singolare concertino mentre da certe casse uscivano costumi inverosimili per foggia e colori, attrezzi nichelati e arrugginiti, grossi palloni variopinti, tendoni colorati, tappeti e drappeggi stinti. Radunavano un po' di pubblico, il loro spettacolo cominciava, le luci acetilene. Musiche, pantomime, assoli di tromba, di chitarra, canzoni antiche di moda, nenie popolari, acrobazie, clowns, Amleto che scivolava sopra un filo e ragionava con un Polonio chiuso dentro un sacco, Re Lear in quindici minuti che moriva precipitando giù dal palo, romanze celebri, morte di cigni, storie di bambini rapiti e assassinati, gionglerie, lotterie rudimentali, questue col piatto o col cappello, invito a ritornare. Che cosa non gli ho visto fare? Ed erano un pugno di persone. Quando il paese decideva di ritenerli ormai indesiderabili, il parroco o il podestà o il messo comunale li cacciavano. Se ne andavano all'alba. Cosi: di paese in paese.
“I STROLEGH”
A loro, interpreti ideali di questo Macbetto, al loro nobile tremendo esistere, al loro innocente ridere, al loro profano dissacrato maledire, al loro accettato destino sconsacrato (c'era anche chi diceva che portassero il malocchio) offro questo mio lavoro di attore, semplicemente, cosi come a loro ho cercato di ispirarmi.
Franco Parenti