Città di Bologna - Ente Autonomo Teatro Comunale presenta:
Moisseiev (1969)
- Interprete: La Compagnia Accademica di Stato di Danze Popolari dell'U.R.S.S. diretta da Igor Moisseiev
- Direttore d'Orchestra: Nicolai Niekrassov
- Coreografie: Igor Moisseiev
- Costumi e Regia: T. Zeifert - V. Klementiev - B. Messerer
Programma di sala (pagine 16)
- Igor Moisseiev e la sua Compagnia
- Moisseiev oggi
- Rassegna stampa
- La danza popolare ha conquistato il palcoscenico - Foto di scena
Moisseiev oggi
Quando la compagnia di Igor Moisseiev apparve per la prima volta in Italia, il pubblico fu sorpreso innanzitutto per la baldanzosa sicurezza con la quale i “numeri” di balletto venivano eseguiti. Ci si trovò di fronte, in verità, a qualcosa di eccezionale, a qualcosa che non si era mai visto prima. Il folclore russo veniva esaltato in numeri di alta suggestione: la cui perfezione assoluta dell’esecuzione, la facilità con cui venivano compiuti i passi più difficili, l’incredibile sincronismo dei gruppi, portavano il segno di una qualità superiore. Era evidente, del resto, che alla base di tutto questo fervore popolare stava una solida preparazione accademica: che ogni artista aveva appreso gli elementi della danza classica e li aveva trasportati nel ballo di carattere, nella danza nazionale, nel folclore. E il folclore, attraverso questa specializzazione e attraverso la sensibilità del creatore del complesso, Igor Moisseiev, veniva innalzato a ragioni d'arte, si universalizzava e sbalzava i particolari in una severa prospettiva storica. Tecniche difficilissime (come ne “I partigiani”), acrobazie e dolcezza, profonda musicalità, ironia e ricordo del passato, giochi e scherzi popolari: si potè dire allora che era “Tutta la Russia”, a danzare. E l'emozione, la scoperta, furono egualmente vere in ogni paese del mondo. Oggi il quadro si è ancora allargato: da un lato Moisseiev ha posto ancora più fortemente l'accento sul rapporto fra preparazione classica e coreografia ispirata al folclore, dall'altro il folclore russo non è più solo, poichè nei programmi di Moisseiev ora hanno posto anche danze di altri paesi, fra cui l'Italia. Come si sa, Moisseiev ha studiato per due mesi le tradizioni popolari del nostro meridione e dalla sua permanenza in Sicilia è nata la “Tarantella siciliana” che figura nella seconda parte dello spettacolo. Moisseiev 1969, dunque, è nuovo, originale: e con lui sempre nuova è la sua compagnia. Non si può del resto immaginare una iniziativa come la sua immobile a contemplare i risultati acquisiti. La danza popolare, ispiratrice nei tempi andati di quasi tutta la musica colta, ha profonde radici nel cuore degli uomini ma ha bisogno di essere in con¬tatto con una realtà che la sostenga. Strettamente collegata a tradizioni e consuetudini locali, essa rispecchia fedelmente l'animo e lo sfondo umano delle collettività. Se viene dispersa o dimenticata, ciò accade per un fenomeno di sradicazione e di spersonalizzazione spesso legato al progresso industriale. Ma se a un certo momento essa non fa più parte della vita di ogni giorno, nondimeno resta un patrimonio da conservare e curare per il futuro, poichè i suoi lineamenti sono una garanzia di verità e di continuità spirituale. Tocca dunque a uomini di particolare ingegno e formazione, come Moisseiev, l'incarico di catalogare e di revitalizzare il folclore, facendolo entrare per altra via nella sensibilità degli uomini moderni. Tocca a questi uomini il peso di non fargli perdere il contatto con la realtà contemporanea, con la gioventù, con le mutate abitudini di oggi. L'impostazione del repertorio della compagnia di Moisseiev risponde a questi requisiti. La sopravvivenza delle danze è affidata alla classe dell'esecuzione, alla freschezza dell'invenzione, alla simpatia che emana dagli interpreti; l'aggancio col presente e col passato è dato dall'evocazione di fatti vivi (il football, la guerra, il rock'n'roll) e dalla rievocazione delle memorie che sopravvissero alla rivoluzione d'ottobre; in più lo spettatore è chiamato a partecipare al giudizio sempre chiaramente espresso dalla coreografia moisseieviana, così spesso permeata di ironia o di compassione; infine, il messaggio di fratellanza, la porta aperta alle esperienze di altri paesi, il credere che tutti i folclori sono belli, e che in essi possono ritrovarsi sia i messicani che i cinesi, sia gli italiani che gli americani, sia i polacchi che gli africani. Questo, forse, è il più importante dono che Moisseiev può portare oggi al pubblico di ogni paese.