ESSE EMME presenta:
Victor Victoria (1993)
Musical in due tempi di Sandro Massimini e Pierluigi Pagano - Testi delle canzoni Paolo Limiti - Musiche Roberto Negri
- Interpreti: Sandro Massimini, Flavia Fortunato, Gerardo Amato, Rita Charbonier, Giorgio valente, Roberto Caruso, Sara Maranca, Antonino Sciortino, Francesca Siega, Giorgio Raucci, Giovanni Marino, Paolo Signovich, Luana Nunzi
- Coreografie: Antonino Sciortino
- Scene: Antonio Mastromattei
- Costumi: Odette Nicoletti
- Regia: Sandro Massimini
Link Wikipedia
1.Sandro Massimini 2.Flavia Fortunato 3.Gerardo Amato 4.Rita Charbonier
Programma di sala (pagine 20)
- Ho un sogno (Sandro Massimini)
- Intendiamoci (Loredana Lipperini)
- Scrivono di lui...
- Gli interpreti
- Gli autori
- Fotografie
HO UN SOGNO...
Ho un sogno, neanche tanto piccolo: mi piacerebbe che esistesse davvero il secondo libro della "Poetica" di Aristotele, quello che ne "Il nome della rosa" Umberto Eco immagina dedicato all'esaltazione della virtù del riso. Assieme al sogno, c'è una presunzione, non piccola neppure quella: mettere in atto quanto predita il protagonista di quel magnifico romanzo, Guglielmo da Baskerville: «Forse il compito di chi ama gli uomini è di far ridere della verità, fare ridere la verità». Per questo ho deciso di portare in scena, quest'anno, "Victor Victoria". Non solo per questo, siamo giusti: giocano la loro parte una vicenda che sembra nata per il palcoscenico, anche se fin qui è stata oggetto di culto per i cinefili in ben tre pellicole; e poi la voglia di sperimentare un testo e delle musiche completamente nuovi. Voglia che si sposa con la mia ambizione di rinverdire i fasti del musical, dopo aver contribuito in modo assolutamente determinante (e mi si perdoni la giustificata mancanza di modestia) a far uscire l'operetta da certe santificazioni museali e d'elite che l'avevano resa simile a quei magnifici vestiti d'epoca che si ammirano nei negozi d'usato, ma non si acquistano per il timore che si sgretolino al primo tentativo di indossarli. Lo scorso anno con "My fair lady", abbiamo compiuto il primo, importante passo in questa senso. Stavolta osiamo di più, con un esperimento alla Garinei e Giovannini, che considero i miei primi veri maestri, anche se non ho mai avuto occasione di lavorare per loro. Quando parlo di osare, non esagero: nei tempi di carestia che stiamo vivendo, proporre uno spettacolo costoso e ricco come questo è più di un rischio. Ma è quello che vi devo: quello che devo alle duecentomila e più persone che lo scorso anno hanno decretato il nostro trionfo al botteghino e a cui riserviamo stavolta numeri incalzanti, costumi e scene di grande impatto, un omaggio a Erté e ai music-halls parigini degli anni Venti (con le classiche trasgressioni fatte di caste nudità). Nonché alla rivista di casa nostra, con una mia personale e affettuosa rivisitazione di colei che ne è stata il simbolo: la Wandissima. Ma non è tutto qui. Chi conosce la trama di "Victor Victoria" sa che si tratta di una storia di travestimenti, di costruzione di false identità, di vite artificiali. Anzi, è il trionfo dell'artificio: una donna che si finge un uomo che si finge una donna. Lo scopo? Ottenere il successo. E lo ottiene: e non per le sue doti canore (quelle le aveva già da semplice "Victoria"), ma per una trovata, un trucco, un "capovolgimento di immagine". Il lettore è troppo intelligente per non effettuare da solo il collegamento con quanto sta accadendo intorno a noi. Per un buon decennio questa è stata la strada da percorrere obbligatoriamente: fingere di essere chi non si è, a costo anche di sacrifici notevoli, per entrare in una schiera di presunti eletti. E per far soldi va da sè. La piccola morale di "Victor Victoria" potrebbe tornare utile anche ai reduci di "Tangentopoli", e a coloro che a cambiar strada, tuttora, non intendono pensare. Meglio polenta e formaggio (magari senza l'optional dello scarafaggio di Victoria) del caviale, se questo comporta un rovesciamento totale di quel che si è. Questa è la verità: verità ridente, come suggeriva Guglielmo da Baskerville. E raccontarla dunque, è il nostro compito. Buon divertimento.
SANDRO MASSIMINI