DINA GALLI - È certamente l'attrice verso la quale tutti i pubblici d'Italia hanno contratto il maggior debito di riconoscenza. Perché, se è vero che il riso fa buon sangue, ella, che ha suscitato dovunque la più schietta allegria, deve aver fornito sangue eccellente ad ettolitri. Forse è per questo che gli spettatori dei principali teatri dov'ella continua a raccogliere fiorentissimi allori, non soltanto la ammirano e la apprezzano come artista squisita, ma le vogliono bene come a una persona cara, come a un'amica fedele, deliziosa dispensatrice di gioia. Basta considerare il calore dell'ovazione che l'accoglie ogni volta alla sua ricomparsa in un teatro e che la saluta alla sua serata d'addio per capire quanto affetto c'è per lei in quella folla che applaude. E Dina lo sa, e ne è felice. E’ felice dei suoi successi non tanto perché le hanno dato i maggiori trionfi e le hanno fatto raggiungere in arte il più invidiabile posto, quanto perché prova un piacere immenso a sentirsi la beniamina del pubblico. Ecco perché è un compito pieno di difficoltà, scrivendo ancora di lei oggi, cercare qualche cosa che non sia già stata detta e scritta mille volte. Articoli di varietà, articoli di critica, biografie, ritratti, profili, caricature ce l'hanno illustrata in giornali; riviste, opuscoli e libri. Gli episodi più autentici e più inventati della sua carriera continuano a ripetersi nel mondo del teatro e vicino al teatro. Le interviste poi non si contano più. “Conversando con Dina Galli” è un titolo che si è visto in ogni giornale che si rispetta, sopra una colonna e mezza di prosa più o meno bril1ante, seguita da una firma illustre o sconosciuta. E l'intervista, il più delle volte, è andata così: un amico di Dina ha introdotto il giornalista nel camerino di lei, in un teatro qualunque. - Dina, ecco il signor tale che da un pezzo desidera conoscerti… E Dina gli ha fatto il suo miglior sorriso, ed ha pronunziato quell'oh… un po' ambiguo che può significare: “avevo tanto sentito parlare di lei…, oppure: “quale onore, signore…”, oppure: “se lei sapesse come mi dà fastidio in questo momento!” … Poi ha parlato del tempo che fa, ha bevuto un sorso di menta al selz e s' è cambiata di vestito per la scena. II giorno dopo la posta, salvo il caso di ostruzionismo, “inoltra” in provincia, manoscritto raccomandato, l'intervista del signor Tale, che comincia quasi sempre così: “Dina Galli mi accolse nel suo camerino pieno di mazzi di fiori che lo trasformavano in una serra olezzante”. Fateci attenzione, e vedrete che “la serra olezzante non manca mai”. Ora tutto questo è perfettamente logico e naturale. Omaggi a un'attrice illustre non furono mai più meritati. Invece appare quasi straordinario che Dina sia passata attraverso a tanta ammirazione ed esaltazione, conservando la sua buona, dolce, affettuosa semplicità sorridente, che sia rimasta, “umile in tanta gloria” una cara, deliziosa compagna. Ma quel ch'è più interessante e che forse non tutti sanno è fino a qual punto ella abbia perseguito e continui a perseguire un suo sogno d'arte. Le sue specialissime doti e il suo temperamento l'hanno portata verso quel genere di commedie brillanti, delle quali non abbonda certo il teatro italiano. Perciò c'è forse chi pensa che ella preferisca il teatro francese. Non è punto vero. Dina è immensamente felice se un autore italiano le offre una commedia italiana. Ricordo la purissima gioia da lei provata quando Dario Niccodemi scrisse per lei Scampolo, le ansie che precedettero la prima recita all'Olympia di Milano, la sincera irrefrenabile commozione dell'attrice e dell'autore dopo il trionfo. Ricordo i suoi dubbi e i suoi timori manifestati con tanta ingenua semplicità e così esagerata modestia, quando il Niccodemi stesso le offrì La Maestrina e le nuove ansie, la nuova emozione, il nuovo successo. E così tutti indistintamente i lavori di autori nostri che sono stati da lei rappresentati le hanno dato un più vivo palpito e una più intima soddisfazione, e non hanno mai più abbandonato il suo repertorio. Basta citare La foglia di fico di Fraccaroli, Il braccialetto al piede di Veneziani - che pure era già stato rappresentato da un'altra Compagnia, Madonna Oretta di Forzano, Tre Atti di Guasti… Adesso aspetta da Niccodemi quella Ballerina che starà facendo gli ultimi esercizi sulle punte, e da Gino Rocca Canestri azzurri; di cui già conosce la trama. Se vi occorre qualche altra spiegazione, chiedetela pure a lei stessa che si trattiene a Milano per una lunga stagione. E se - caso strano - non la conoscete personalmente, fatele molta festa lo stesso. Così ella immaginerà d'avervi già conosciuto chi sa dove e chi sa quando. Dovete sapere che una volta, un giovinotto molto chic, tipo irreprensibile di viveur si presentò nel suo camerino.... Ah, no! Basta. Mi accorgo, fortunatamente in tempo, che stavo per aprire la serie degli aneddoti. Non occorre. E' uscito proprio in questi giorni un volume su Dina Galli e Amerigo Guasti che ne è pieno. E siccome l’autore è amico mio, non voglio fargli concorrenza...
E.S.