Da IL DRAMMA - N. 238 - Luglio 1956:
- "Assassino per forza" in scena a Milano con la Compagnia Stabile del Giallo
Autore: Marc Gilbert Sauvajon
ASSASSINO PER FORZA – Commedia in due tempi di Marc Gilbert Sauvajon
Rappresentata al Tetro Odeon di Milano dalla “Compagnia Stabile del Giallo” diretta da Giulio Girola
Personaggi: ARMANDO VARESCOT 50 anni – FEDERICO VARESCOT 55 anni suo fratello – MARIA VARESCOT 45 anni, sua sorella – GELTRUDE VARESCOT 43 anni, moglie di Armando – SILVIA VARESCOT 32 anni, figlia di Federico – ISABELLA SAUVIN 14 anni, figlia di Silvia e di Gilberto Sauvin – CAROLINA 22 anni, segretaria di Cipriano – FRANCO VARESCOT figlio di Federico – GILBERTO SAUVIN 40 anni, marito di Silvia – STELLA 27 anni, cameriera – L’ISPETTORE LEGRAND 45 anni.
ATTO PRIMO
La stanza da soggiorno dei Varescot a Joillac, presso Limoges. A destra, in primo piano, la porta dell’appartamento di Armando e di sua moglie Geltrude. In fondo a sinistra una scala di legno che porta ai piani superiori. Fra la scala e il muro di destra, una porta ad un anta che da nello studio di Cipriano Varescot, il nonno. Mobili di vario tipo, ma piuttosto ricchi, di colore neutro e aspetto vecchiotto. Un vecchio orologio rustico che suona tutti i quarti col carillon di Westminster. Si alza il sipario. Sono le due di notte, penombra sulla scena. Una lama di luce sotto la porta dello studio di Cipriano. Per un attimo si sente il rumore smorzato di una macchina da scrivere che cessa subito. Si ode il rumore di mobili urtati e all’improvviso il fracasso di una caduta di un corpo seguito da un grido stridente. Scompare la striscia luminosa sotto la porta e la casa si illumina. Si apre la porta di sinistra ed entra Armando Varescot a piedi nudi indossando una camicia di notte.
ARMANDO – (Con voce angosciata) Cosa succede?
FEDERICO - (Apparendo in cima alle scale e indossando anche lui una camicia da notte) Sei impazzito a gridare in questo modo?
ARMANDO – Ma non sono stato io! E’ stato qualcun altro… Proveniva dallo studio di papà.
FEDERICO – (Scendendo la scala) Dallo studio di papà? Sei sicuro?
ARMANDO – (Uno accanto all’altro) Mi è sembrato …
FEDERICO – Non si sente più nulla …
ARMANDO – Era un grido orribile… (In cima alle scale appare Maria. E’ in vestaglia e scende le scale rapidamente).
MARIA – Ma cosa sta succedendo?
FEDERICO – Anche tu hai sentito un grido?
MARIA – Cos’era?
FEDERICO – Armando sostiene che veniva dallo studio di papà.
ARMANDO – Non sostengo nulla. Ho detto che mi sembrava…
FEDERICO – Papà mi aveva avvertito che avrebbe lavorato fino a tardi. Voleva far venire la segretaria.
ARMANDO – E’ arrivata verso le dieci. Ho riconosciuto il campanello della sua bicicletta.
MARIA – Hai sentito se poi è andata via?
ARMANDO – No. Dormivo.
FEDERICO - Sono le due passate. Papà deve essere a letto.
MARIA - Però non in camera sua: sento sempre, quando traversa il corridoio, la sua gamba rigida...
ARMANDO - Allora è ancora nello studio... bisognerebbe guardare...
FEDERICO - Per carità! L'ultima volta che ci ho provato mi ha tirato addosso il bastone e ieri sera mi ha detto: “Bada che nessuno mi rompa le scatole! (Dalla porta di sinistra appare Geltrude, anche lei in camicia da notte e bigodini).
GELTRUDE – Armando! Devi essere impazzito per metterti a girare di notte in quell'arnese.
MARIA – Tu hai sentito gridare?
GELTRUDE - (Ad Armando) - A piedi nudi, per giunta! E io che ho appena finito di lucidare i parquets!
FEDERICO - Ti si domanda se hai sentito gridare.
GELTRUDE - Scusami, Federico, ma tocca a me lucidare i pavimenti! Voi ve ne infischiate! No, non ho sentito gridare. Chi è che ha gridato?
ARMANDO – Non lo sappiamo …
… … …