Compagnia del Teatro Manzoni di Milano presenta:
Maria Stuarda (1983)
Di Friedrich Schiller
- Interpreti principali: Rossella Falk, Valentina Cortese, Osvaldo Ruggieri, Massimo Ghini, Alfredo Bianchini, Tino Bianchi, Gianni Mantesi, Adolfo Geri, Maria Fabbri, Gastone Bartolucci
- Traduzione: Franco Zeffirelli e Pasqualino Pennarola
- Musiche di scena: Roman Vlad
- Costumi: Anna Anni
- Scene: Franco Zeffirelli
- Adattamento e Regia: Franco Zeffirelli
Link Wikipedia
1. Rossella Falk 2.Valentina Cortese - Bozzetti dei costumi e delle scene
Programma di sala (pagine 60)
- Le due regine
- Cronaca di una morte crudele (Antonia Fraser)
- Le sorprese di una rielettura (Franco Zeffirelli)
- Le molte voci del dramma di Schiller (Lucio Chiavarelli)
- Il testo
- Gli interpreti
- Fotografie di Gianfranco Maria Lelj
- Prima rappresentazione Teatro la Pergola Firenze 12 febbraio 1983
La sorpresa di una rielettura di Schiller
In questi tempi si assiste al grande ritorno delle forme e degli ideali del teatro romantico sui nostri palcoscenici. lo direi che questo ritorno è anche espressione del rinato interesse per il melodramma, che del teatro romantico del primissimo ottocento è stato un poderoso divorato re e divulgatore. Senza quel teatro, assai probabilmente, non avrebbero avuto struttura letteraria e ispirazione la maggior parte dei riti operistici del nostro grande secolo musicale. Innumerevoli sono i casi gloriosi di simbiosi fra Schiller, Goethe, Walter Scott, e più tardi Dumas, Scribe, Hugo (sempre per citare solo i casi più illustri e famosi) con Bellini, Donizetti, Verdi eccetera. Insomma il teatro romantico è l'humus letterario in cui è fiorito il nostro melodramma. Ed è stato in questa convinzione che ho inteso riproporre al pubblico contemporaneo la Maria Stuarda di Schiller, che mi sembrava il grand opéra sans musique per eccellenza. È stata invece per me una gioiosa sorpresa, addirittura una rivelazione, scoprire nel corso della nostra travagliata rilettura (quante pene nel dover portare in prosa una forma baroccamente poetica) -scoprire, dicevo, che una volta spogliata appunto della sua forma poetica, che ne faceva l'ideale materia per i libretti d'opera che ne scaturirono, questo teatro romantico centro europeo è invece tutt'altra cosa. "Il crogiuolo" di Miller o "L'uomo per tutte le stagioni" di Bolt, per citare soltanto due esempi di drammatizzazione storica contemporanea, sono più vicini al teatro di Schiller delle opere in musica che copiosamente lo saccheggiarono. Un modo, cioè, di raccontare la Storia e le storie, febbrile, spietato, appassionante, che ti lascia quel gusto impagabile di aver potuto, per un sortilegio o per una stregoneria, essere là tu stesso quando quei fatti avvenivano e quando quei personaggi vivevano e parlavano. Schiller, insomma, non canta, ma narra, fa vivere al vero i personaggi toccati dalla sua penna, con una modernità ed una verità che paradossalmente emergono forse assai più chiaramente in una traduzione in lingua straniera che non nella forma originale. Niente di sorprendente in questa aberrante constatazione, se si pensa, ad esempio, alla fortuna che ebbe subito e come fu più esattamente capito Pirandello nelle sue versioni in tedesco che non nell' originale italiano. Come breve nota conclusiva, spero che il pubblico si accorga del nostro accurato lavoro sulla qualità della recitazione di tutti gli attori della Compagnia. Lavoro non facile in tempi come questi, che ci vedono faticosamente riemergere dall'insano equivoco culturale che ha fatto scempio del nostro teatro e delle nostre scuole di recitazione. Vorrei insomma che di questo spettacolo si potesse dire: "Che sorpresa, hanno recitato tutti bene!".
FRANCO ZEFFIRELLI