Teatro di Roma presenta:
Varietà (1985)
Frammenti di storia del teatro di varietà messi in prova al Teatro Argentina da Maurizio Scaparro
- Interpreti: Massimo Ranieri, Marisa Merlini, Galeazzo Benti, Arturo Brachetti, Livia Romano, Francesco De Rosa, Marcello Di Matteo, Francesca Ventura, il corpo di ballo
- Testi scelti da: Oreste del Buono e Mario Verdone
- Musiche: Fiorenzo Carpi e Bruno Nicolai
- Coreografie: Gino Landi
- Scene: Roberto Francia
- Costumi: Giulia Mafia
- Regia: Maurizio Scaparro
Link Wikipedia
- 1.Massimo Ranieri 2..Galeazzo Benti Marisa Merlini 2.Arturo Brachetti - Foto di scena
Programma di sala (pagine 40)
- Introduzione allo spettacolo (Maurizio Scaparro)
- Varietà (Oreste Del Buono)
- Il saltimbanco meraviglioso (Pietro Mondini)
- Da Totò ad Anna Magnani (Paolo Cervone)
- Fregoli?, Meglio io! (Rita Cirio)
- Le luci del varietà (Polo Cervone)
- Gli interpreti e i collaboratori
- Fotografie di Marcello Norberth
- Prima rappresentazione Teatro Argentina - Roma 2 ottobre 1985
Introduzione allo spettacolo
Se potessimo, accanto a ricordi, nostalgie, rimpianti inevitabili nei confronti del "varietà", cogliere anche quei fermenti, quelle sorprese, quelle vitalità che ne stanno facendo grande la storia ancora incompiuta, il risultato del nostro lavoro di palcoscenico, delle nostre "prove", sarebbe certo utile, forse anche felice, perché consentirebbe alcune riflessioni parallele al "divertimento". Partendo anzitutto, e questo è naturale, dall'omaggio a chi questo teatro ha vissuto, scritto, recitato; nomi noti e meno noti, che hanno contribuito a fare grande il varietà, il teatro italiano. Ma subito dopo la riflessione passa attraverso il rapporto tra teatro di una età, e attori, regista, musicisti, pubblico di un'età diversa. Con la sorpresa che talvolta ha accompagnato le prove di testi che per la loro vitalità scoprono oggi la forza del "classico". Esiste semmai, in alcuni di noi, la memoria storica, o il lontano ricordo, di un mondo frequentato mentre già stava cambiando. Questa memoria storica è stata il nostro filtro; e quando ci è parso che la memoria stesse mutandosi da storia a cronaca, lì ci siamo fermati, alle soglie di Garinei e Giovannini del dopoguerra che entrano nella storia del varietà con la prima grande rivista, e di Wanda Osiris che diventò mito di se stessa. Accenni, esempi, frammenti di una vasta, immensa storia che un solo spettacolo non potrà mai presentare compiutamente; segnalati comunque a chi li conosce, a chi li scopre, a chi cerca le nostre radici, a chi vuole conoscere e capire a fondo il nostro impasto teatrale e drammaturgico, che passa per i palcoscenici del teatro di varietà. Nel nostro caso privilegiando quella parte che nasceva o si sviluppava a Roma, in quel vitalissimo giacimento culturale che per il varietà era ed è Napoli, passando così senza confini da Maldacea a Di Giacomo, a Petrolini, a Viviani; e negli anni della prima rivista dominata dal nome di Michele Galdieri segnalando la predominanza di testi che facevano esplicito riferimento, nella ispirazione come nella parodia, al teatro di "prosa", deformandola con affetto o per necessità salutare di irrisione. Deformazione era, o mi appare come tale, anche desiderio di cambiamento, mettere in discussione con l'ironia, con lo scherzo, con la sorpresa, con il distacco, talvolta con la satira, lo stesso fare teatro. Per rivitalizzarsi, come quando il varietà posto di fronte al prepotente arrivo del cinema, andava modificandosi istintivamente o per sopravvivenza in avanspettacolo, e le sue forze sparse ma vivacissime cercavano altre possibilità per esprimersi, in palcoscenico e altrove; non estinguendosi ma conservando intatte (e talvolta positivamente modificate) quelle vivacità:, quelle tecniche, che il varietà, spesso inconsapevole avanguardia, ha saputo dare al teatro italiano.Cosi il malinconico inchino dei comici di varietà allo schermo che calava sulle loro teste troncando lo spettacolo da vivo, sembra oggi emblematicamente riallacciarsi agli interrogativi che oggi una parte del teatro si va ponendo, sul rapporto con le tecnologie più avanzate, con gli altri mezzi di comunicazione artistici e/o tecnici. A quegli interrogativi, che sono il futuro del nostro mestiere, alle possibilità che il teatro potrà continuare ad avere di commuoverci, di divertirci, di sorprenderci, è dedicato questo sguardo (audace e tenero, come dice Oreste Del Buono) al "varietà".
MAURIZIO SCAPARRO