La SIST presenta uno spettacolo di Franco Zeffirelli:
Venti zecchini d'oro (1968)
Di Pasquale Festa Campanile e Luigi Magni
- Interpreti principali: Renato Rascel, Paola Borboni, Maria Grazia Buccella, Fancesco Mulè, Rosita Pisano, Angela Luce, Vittorio Congia
- Musiche: Fiorenzo Carpi
- Coreografie: Alberto Testa
- Scene: Franco Zeffirelli
- Costumi: Danilo Donati
- Direzione artistica: Renato Rascel
- Regia: Franco Zeffirelli
Programma di sala (pagine 36)
- Introduzione allo spettacolo (Pasquale Festa Campanile - Luigi Magni)
- Alcuni testi dello spettacolo
- Gli attori
- I personaggi
- Fotografie
Introduzione allo spettacolo
"Venti zecchini d'oro": è una commedia scritta da vari autori, e a loro insaputa. Abbiamo cioè utilizzato molti dei testi che sono all'origine del nostro teatro, e in particolare del nostro teatro comico, a partire da quelli quasi sconosciuti ma vivissimi del teatro goliardico dell'umanesimo che spesso non sono ancora composizioni teatrali, ma scherzi, cronache, parodie, sproloqui, allegrissime oscenità. Dice Vito Pandolfi acutissimo cultore di questo teatro: "Qui la teatralità è baldanzosa, la comicità senza ritegni. Si prolungherà per secoli un teatro comico goliardico che ha solo scopi buffoneschi.. composizioni teatrali che ci sembrano far luce in modo inequivocabile sulle origini e su quel!e che saranno le origini del nostro teatro (e non di quello consacrato dai manuali, ma di quello in cui meglio si è specchiato e compiaciuto il nostro pubblico)". Abbiamo ancora utilizzato la novella, Boccaccio, Sacchetti, Bandello, e poi anche i minori, i dialoghi sboccati e letteratissimi dell'Aretino, e i curiosi consigli sulla buona creanza del Della Casa e tanti altri spunti, motti, facezie. Poi si è saccheggiato abbastanza la commedia del '500, quella anonima e quella illustre dell'Ariosto e del Machiavelli. Tuttavia abbiamo commesso questo furto continuato non per mettere in scena un'antologia ma per dare scene e l'inguaggio a una commedia di nostra invenzione costruita secondo un nostro intreccio. Il resto, la festosità incontenibile, il gusto godereccio della vita, lo sfrenato amore per la burla è patrimonio di una letteratura italiana salace, licenziosa, piccante che si trasforma con una felicità spontanea ed impetuosa - e quasi irresistibilmente - in teatro: ed è un teatro non di pensiero ma di tutta azione e di ritmo, di svago e di puro divertimento, che tenterà anche "gli ingegni grandi del Rinascimento", come appunto il Machiavelli e l'Ariosto la cronaca festosa della vita quotidiana esaltandone ed esasperandone gli aspetti ridicoli e grotteschi. Il mondo è tutto da ridere, la vita è una beffa continua e fantastica e i personaggi che la recitano sono tutti allegri per un verso o per l'altro e precisi e coerenti nei loro vizi e nelle loro virtù, dalle donne quasi tutte religiose e adultere, ai mariti quasi tutti traditi, ai giovani quasi tutti gaudenti, ai vecchi quasi tutti gelosi, ai creduloni che si credono scaltri come il povero Calandrino continuamente deriso e beffato, ai servi sciocchi o furbi senza via di mezzo, alle classiche e sempre trionfanti ruffiane. Ed è questo che più affascina in questa letteratura così poco letteraria e perciò così viva: la sua materialità senza scampo e senza complicazioni, la sua gaia irriverenza verso qualsiasi tipo di sentimento e di dolore: il dolore stesso è inesistente, e chi lo subisce è più buffo e più ridicolo degli altri. La vita in una rappresentazione di questo genere, è quindi senza dolore, è solo gioia, allegria, sberleffo. Difatti questo teatro è un pullulare frenetico di motti e mordacità, di lazzi e ingiurie, sotterfugi, inganni, tresche, travestimenti, equivoci che tolgono il fiato. Secondo noi è giusto ricordare al nostro pubblico un repertorio così schiettamente e fantasticamente italiano, che ha ispirato - oltre tutto - in tutte le epoche gli autori teatrali di tutto il mondo, compresi i più grandi.
CAMPANILE - MAGNI